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  ''Sua Altezza Reale, ho le informazioni che le servono'' esordì Shikamaru un paio di giorni dopo, entrando nello studio di Sasuke per servirgli il caffè.
Sasuke sollevò lo sguardo dal quotidiano che stava leggendo. ''Cosa hai scoperto?''
''Sakura Haruno abita in un piccolo appartamento nel quartiere antico con una coinquilina, una ex tossicodipendente, Karin Uzumaki. Sembra che si siano conosciute in prigione. La Uzumaki è stata rilasciata due anni fa, ora lavora come cameriera in un albergo.''
''E per quello che riguarda l'aspetto sentimentale della sua vita?''
Shikamaru scosse la testa. ''Non ha alcuna relazione. Comunque, c'è una bambina di circa cinque anni.''
Sasuke raddrizzò le spalle mentre un brivido gli correva lungo la schiena. ''Una bambina?'' chiese. ''Di chi è?''
''Ho fatto qualche domanda in giro, così ho saputo che Karin Uzumaki ha avuto una figlia cinque anni fa, una femminuccia, Elise'' spiegò il segretario. ''Purtroppo non sono riuscito a scoprire altro,
le persone che abitano in quel quartiere sono poco inclini alle confidenze. Ma poiché uno dei vicini di casa ha riferito di vedere la signorina Haruno portare
con sé la bambina ogni mattina all'asilo dell'orfanotrofio, desumo che il lavoro impedisca alla Uzumaki di badare alla figlia personalmente.''
Sasuke lasciò andare il respiro che non si era nemmeno reso conto di aver trattenuto, provando un misto di sollievo e di un'altra sensazione che non riuscì bene a identificare ''Grazie, Shikamaru'' replicò. ''Hai fatto un buon lavoro.''
''Non ci sono ancora indizi sul diamante Sharingan'' proseguì il segretario. ''Il team di investigatori continua a lavorare e a riferire al principe Itachi, ma purtroppo sembra che le indagini siano giunte a un punto morto.''
Era rimasto sveglio tutta la notte, ricordò Sasuke, chiedendosi se mai la pietra sarebbe stata rinvenuta.
Non importava con quanta discrezione lavorassero i detective, lui sapeva che prima o poi la notizia sarebbe trapelata e arrivata alla stampa, e probabilmente qualche pettegolezzo circolava già. Desiderava salire al trono nel modo più giusto possibile, guadagnarsi la fiducia del suo popolo, dimostrare di poter essere un sovrano diverso dal re dispotico e autoritario che era stato suo padre, un sovrano disposto ad ascoltare e a risolvere i problemi della comunità. Aveva un progetto per Konoha, un progetti che aveva iniziato a formarsi nella sua mente sin da quando si era reso conto che il suo destino sarebbe stato quello di regnare sull'isola.
Era nato per quello, e per quello avrebbe dato il meglio di se stesso, ma l'incoronazione non poteva avvenire in mancanza della metà del diamante Sharingan. ''Devono continuare a cercare.'' Sentenziò.
Shikamaru chinò il capo. ''Lo faranno sicuramente. Ho parlato con Kakashi riguardo alla festa per i suoi bambini'' aggiunse, cambiando argomento di conversazione. ''Il direttore dell'orfanotrofio è entusiasta, ha sottolineato che lei è stato il primo patrono a rendersi protagonista di un gesto così magnanimo.''
Sasuke agitò una mano in aria, come per minimizzare il complimento. ''Sono solo bambini'' commentò, ''piccole creature indifese che non hanno nessuno che si prenda cura di loro. Mi sembra il meno che io possa fare.''
''Sì, Altezza'' fu d'accordo Shikamaru. ''La cena di giovedì con la signorina Haruno è confermata? Perché in questo caso devo informare il cuoco.''
''Sì'' rispose Sasuke, appoggiandosi alla spalliera della sedia. ''Voglio portarla alla baita per un pic-nic.''
Shikamaru inarcò un sopracciglio per una frazione di secondo.'' Provvederò immediatamente'' concluse.


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Giovedì sera, Sakura era accanto alla finestra quando la snella ed elegante berlina nera svoltò l'angolo.
Prese la borsa e il leggero scialle e si precipitò fuori di casa, prima ancora che l'autista avesse il tempo per scendere dalla vettura e bussare alla porta.
L'uomo in uniforme aprì lo sportello posteriore, e lei prese posto per ritrovarsi faccia a faccia con Sasuke, sprofondato nel morbido sedile rivestito in pelle.
''Quanta fretta hai di vedermi'' commentò con tono ironico. ''Ne sono lusingato.''
Sakura si rintanò in un angolo, in modo da lasciare una discreta distanza fra loro. ''Non è il caso'' replicò lei fredda. ''Semplicemente, non volevo attirare l'attenzione dei vicini. Puoi immaginare cosa penserebbero vedendomi andare via in limousine...''
''Giusto.'' Sasuke sorrise. ''Vuoi bere qualcosa? Ti offrirei dello champagne, ma visto che hai chiuso con l'alcol, puoi scegliere fra il succo di arancia e acqua minerale.''
''Succo d'arancia, grazie.''
Appena lui le porse il bicchiere, Sakura si appoggiò allo schienale, bevve un sorso e gli lanciò un'occhiata di soppiatto. Sasuke indossava un paio di pantaloni grigi e una camicia bianca aperta sul collo, le maniche arrotolate fin sopra i gomiti. Aveva un aspetto sportivo ed elegante al tempo stesso, ed era da far mancare il fiato. Il viso era rasato di fresco, i capelli si arricciavano sulla nuca, ancora umidi dopo la doccia. L'inconfondibile profumo del suo dopobarba la inebriò. Com'era possibile che un uomo fosse così seducente? , si chiese. E come era possibile che lei riuscisse a rilassarsi in sua compagnia?
''Come è andata la tua giornata?'' si informò lui. Sakura abbassò il bicchiere, la mano che le tremava leggermente. ''La mia... giornata?''
Le labbra di Sasuke si incurvarono in un sorriso così simile a quello di Sarada che Sakura provò un attimo di smarrimento.
''Sì, la tua giornata'' confermò lui. ''Hai lavorato in orfanotrofio?''
''Certo.''
''Come sta Elise?''
Sakura lo guardò con aria sorpresa. ''Elise?'' ripete'.
''Proprio lei.'' Sasuke appoggiò la sua coppa su una mensola. ''La figlia della tua coinquilina. La bambina che accompagni all'asilo dell'orfanotrofio ogni mattina.''
Sakura si inumidì le labbra secche con la punta della lingua. ''Lei... Come fai a sapere di lei?''
''Il mio segretario, Shikamaru, ha condotto qualche discreta indagine sul tuo conto.''
Il cuore le martellava nel petto con tale furia che Sakura si convinse che anche lui potesse sentirlo. Si costrinse a sostenere il suo sguardo, per quanto l'istinto la supplicasse a gran voce di non farlo. ''E dunque'' replicò, esibendo una noncuranza che era ben lungi dal provare, ''cos'altro ha scoperto sul mio conto?''
Sasuke riprese la coppa e la portò alle labbra. ''La tua coinquilina è una ex detenuta'' rispose dopo aver bevuto un sorso. ''Una ex drogata. Non mi sembra la compagnia adatta se stai davvero cercando di dare una nuova svolta alla tua vita, non ti pare?''
Sakura puntò il mento in avanti. ''Spero che tu non la stia giudicando basandoti sul suo passato'' affermò. ''Karin è una delle persone più affettuose e buone che io abbia mai conosciuto. Merita una seconda possibilità.''
''E ' pulita?''
''Certo che lo è''
''Farebbe bene a continuare così, dato che ha una bambina piccola.''
Così Sasuke credeva che Sarada fosse figlia della sua amica! , ragionò Sakura con profondo sollievo. Il che era un bene, posto che riuscisse, con l'aiuto di Karin, a nascondere la verità almeno per qualche settimana ancora, fino a quando cioè lei e Sarada sarebbero stati liberi di lasciare l'isola.
''L'hai conosciuta in prigione?'' volle sapere Sasuke.
''Sì.''
''La bambina era in cella con lei?''
''Mmh...'' Sakura prese tempo preparandosi a mentire ancora una volta. ''Sì'' confermò.
Lui le scoccò un'occhiata penetrante. ''La bambina che mi ha mandato il disegno proviene da un ambiente violento?'
Sakura riprese il bicchiere con mano che tremava visibilmente. ''Non proprio.''
Sasuke inarcò un sopracciglio. ''Che significa...''
''Che sua madre non è mai stata violenta con lei, nel modo più assoluto.''
''Non hai detto che è un orfana?''
''Io...'' Sakura esitò e lo guardò per un attimo interminabile. ''L'ho fatto?''
Lui annuì. ''Lo hai fatto.''
''Oh, allora devo essermi confusa con un'altra bambina'' borbottò lei.
''Come si chiama?''
''Come si chiama chi?''
''La bambina del disegno. Come si chiama?''
Di nuovo Sakura esitò.'' Sarada. Si chiama Sarada.''
''Sono impaziente di conoscerla domani, alla festa. Ho organizzato uno spettacolo di magia, ci sarà un regalo per ogni bambino, e tanti palloncini, dolci, e gelati.''
''Sei stato molto generoso.'' Il cuore non aveva rallentato la sua corsa, si rese conto Sakura, e piccole gocce di sudore le imperlavano la fronte. ''Sono sicura che i bambini si divertiranno molto, e che ricorderanno questa festa per il resto della loro vita.''
''Ho deciso che sarà un evento con decadenza annuale'' annunciò Sasuke. ''Inoltre vorrei venire a far visita ai bambini in orfanotrofio prima possibile.''
''Sono certa che il direttore ne sarà lieto'' commentò Sakura, anche se in realtà era sempre più impaurita. La festa a Palazzo costituiva già un grande rischio, ma se Sasuke si fosse trattenuto in orfanotrofio, prima o poi qualcuno inavvertitamente gli avrebbe fornito indizi
precisi su chi era la madre di Sarada. E lei aveva già detto così tante bugie... Stava diventando più difficile tenere in piedi il castello di menzogne che aveva costruito, un castello che era pericolosamente vicino al crollo. Già il modo in cui la guardava Sasuke la induceva a chiedersi se per caso non avesse iniziato a sospettare. Quasi immaginava di avere scritto in fronte a caratteri cubitali -sono la madre di tuo figlio. - Tutto quello che Sasuke doveva fare era continuare a scoccarle quelle occhiate penetranti, e avrebbe capito la verità.
Occhiate esattamente come quella che le stava rivolgendo adesso.
''Sai dove ti sto portando?'' le chiese dopo qualche secondo di silenzio.
Sakura si girò verso il finestrino. Ormai si erano lasciati alle spalle la città e stavano percorrendo una strada che conduceva ai confini di Konoha dove, precisamente la famiglia Uchiha possedeva una casa di villeggiatura. Lei non c'era mai stata, ma Sasuke le aveva parlato tante volte della bellezza della villa, costruito in riva al lembo di mare che separava Konoha da Suna. ''Andiamo ai confini di Konoha?'' ipotizzò, tornando ad appoggiarsi allo schienale del sedile.
''Sì, pensavo che entrambi avremmo preferito avere un po' di privacy. Ho fatto preparare un pic-nic, e la serata è perfetta per godere lo spettacolo offerto dal tramonto.''
''Sembra un bel programma'' commentò lei. ''Non ricordo più quando sono stata l'ultima volta a un pic-nic. Sarada mi chiede sempre di...'' Resasi conto del suo errore, lasciò bruscamente la frase in sospeso, il cuore che le martellava nel petto.
Sasuke chinò la testa da un lato. ''Sarada? Vuoi dire la ragazzina che mi ha regalato il disegno?''
Sakura lo fissò ammutolita, mentre il cervello lavorava frenetica in carca di qualcosa si sensato da dire. ''Sì, lei è... La figlia di Karin'' inventò.
Pensavo che si chiamasse Elise'' sottolineò Sasuke, '' o almeno così mi ha riferito Shikamaru, ma potrebbe essersi sbagliato.''
''No,no'' si affrettò a replicare Sakura, aggiungendo un altro mattone al suo castello. ''La figlia di Karin si chiama Sarada, ma lei preferisce... il suo secondo nome.''
''Come mia cugina preferisce Matsu o Mats al posto di Matsuri.''
Sakura avvertì parte della sua tensione abbandonarla, ma le sembrava che nel suo stomaco avesse assunto permanente residenza uno sciame di api. Le sentiva ronzare dentro di sé, e la minaccia costituita dai loro pungiglioni l'atterriva. ''Sì, esattamente'' confermò.
''A proposito, le ho detto che ci siamo incontrati '' riprese Sasuke. ''E ' stata a Parigi per completare i suoi studi, ma è tornata a Konoha per il funerale di nostro padre e il matrimonio di Kitty. Ora è in Australia, lavora alle dipendenze di un amico di Itachi, un tale Gaara Sabaku.''
''Come sta?'' chiese Sakura, ripensando-non senza punta di vergogna- alle adolescenziali scorribande cui lei e Matsuri avevano dato vita. Era difficile ricordare adesso chi delle due aveva incoraggiato l'altra, ma sospettava che la principale responsabile fosse stata lei.
''Conosci Matsuri'' replicò Sasuke con tono pensieroso. ''Se c'è una festa, lei non solo partecipa, ma vuole essere l'anima della serata. Non è molto felice di essere stata spedita a Sydney, ma noi tutti sappiamo che le farà solo bene fare esperienza del mondo e della vita reali. Spero solo che almeno serva a calmarla un po'. E' sempre stata troppo indipendente.''
Sakura fisso le proprie mani. ''Sono certa che le piacerà lavorare all'estero. Quando le parlerai la prossima volta... sempre se ritieni che sia giusto dirle che ci siamo incontrati... salutala da parte mia.''
''Senza dubbio Matsuri ti cercherà personalmente al momento opportuno'' replicò lui, mentre la berlina varcava i cancelli del parco che circondava la villa.
''Quando mio padre scoprì che mia sorella ti spediva delle cartoline, le impedì ogni altro tipo di contatto. Immagino che Matsuri si senta in colpa, forse è per questo che ancora non ti ha chiamato.''
''Capisco la sua posizione. Probabilmente non siamo mai state una coppia bene assortita. Insieme riuscivamo a portare alla luce il peggio di noi stesse.''
''Ma Matsuri ti era molto affezionata'' sottolineò Sasuke.
''Sì, e io mi sento ancora molto legata a lei. Avevamo in comune più di quanto lei immaginasse.''
''Cosa intendi dire?''
''I figli di genitori in vista hanno sempre molto in comune'' ragionò Sakura. '' I giornalisti ci perseguitano, distorcono ogni nuova affermazione e la usano a loro piacimento. Matsuri e io siamo cresciuti nello stesso modo, ed entrambe cercavamo di sfuggire a una vita fatta di regole e di comportarci come i nostri coetanei. Ma questo naturalmente non era possibile, per Matsuri ancora meno che per me. Lei come te, ha sangue reale nelle vene.''
''Hai ragione'' confermò Sasuke. ''L'ho sperimentato sulla mia pelle, ovviamente. Il peso delle responsabilità può schiacciarti e spingerti a una ribellione, comunque io ero pronto a voltare pagina e sistemarmi anche se mio padre non fosse morto così improvvisamente.''
Sakura sentì una fitta al cuore. Immaginò Sasuke sposato con una donna bellissima che era tutto ciò che lei non era: graziosa, bene educata, con una reputazione immacolata, padrona di se stessa in ogni circostanza sociale, la moglie ideale che gli avrebbe dato un erede maschio e magari altri figli, tutti identici a Sarada.
E anche se per allora lei fosse stata dall'altra parte del mondo come aveva programmato di essere, come avrebbe a sopportare un tale dolore?

Sasuke dette istruzioni all'autista di organizzare il pic-nic all'ombra di un gruppo di alberi che fornivano una gradita macchia d'ombra a poca distanza dalla residenza.
Dopo pochi minuti una tavola era stata apparecchiata con una tovaglia
bianca di lino, posate d'argento e calici di cristallo, adatta per... Un re, pensò Sakura mentre guardava il vaso d'argento completo di una singola rosa rossa che faceva bella mostra sul tavolo.
Sasuke scostò una sedia per farla accomodare, poi prese posto a sua volta e chiese all'autista-cameriere di servire il pranzo.
Il cibo fornito dalle cucine della reggia era a dir poco delizioso, ogni pietanza era un'opera d'arte. Sakura, che era stata certa di non avere appetito, si lasciò tentare da tante leccornie e assaggiò tutto, pesce alla grigia, gamberi marinati, olive e pomodori essiccati al sole, ogni tipo di verdura, per finire con uno squisito budino alla vaniglia decorato con frutti di bosco.
Ovviamente aveva rifiutato il vino, ma questo non diminuì la delizia del suo palato. A fine pranzo si sentì come se fosse stata trasportata in un altro mondo, fatto di gusti e profumi. Dopo anni di cibo insapore preparato di malavoglia dalle altre detenute, consumato sempre con il sospetto che fosse stato adulterato per punire qualche ipotetico sgarbo, aveva dimenticato quanto bene potesse fare la buona cucina.
Sasuke sapeva quante cose dava per scontate ogni giorno?, si chiese. Di mattina, a mezzogiorno e di sera gli servivano le più squisite pietanze, cucinate dai migliori cuochi dell'isola.
Non aveva mai dovuto scendere a bassi compromessi pur di procurarsi da mangiare, non era stato costretto a supplicare, o a rubare, per poter premiare sua figlia con un dolcetto, magari un gelato.
Sasuke riempì a metà il calice di vino rosso e osservò le tante emozioni diverse avvicendarsi sul viso di Sakura. Era stata molto silenziosa durante il pranzo.
L'aveva guardata mentre portava il cibo alle labbra, per poi masticarlo lentamente, come se avesse cercato di prolungare il piacere il più allungo possibile. Sapeva stare a tavola con eleganza, conosceva le buone maniere molto più di donne che lui aveva frequentato e che avevano seguito corsi di portamento, e per queste cose doveva ringraziare suo padre, ipotizzò, il solo genitore che aveva avuto.
''E' stato difficile crescere senza una madre?'' domandò, rendendosi conto di ciò che aveva detto solo quando le sue parole risuonarono nel silenzio.
Sakura alzò lo sguardo, gli occhi verde smeraldo offuscati dalla tristezza. ''Non sono sicura che sia possibile avvertire la mancanza di chi non hai conosciuto'' replicò con tono forzatamente noncurante. ''Ci sono state molte babysitter che si sono occupate di me quando mio padre andava al lavoro. Avevo giocattoli, tanti, molti di più di quanti ne hanno la maggior parte dei bambini con i quali ho a che fare adesso.''
''Non hai risposto alla mia domanda'' le fece notare Sasuke, continuando a guardarla in viso.
Sakura abbassò la testa e fu scossa da un brivido. Perché le stava facendo quello? , si chiese. Nel passato non l'aveva mai interrogata riguardo alla sua infanzia, fra loro non c'era stata quel tipo di intimità.
Il loro rapporto si era basato essenzialmente sul sesso, e non avevano mai cercato di approfondire il la reciproca conoscenza su altri livelli. Piccoli brividi le incresparono la pelle mentre ricordava le cose che avevano fatto. La paura di essere scoperti era stata parte integrante del gioco.
Si mosse a disagio sulla sedia nel tentativo di sottrarsi allo sguardo penetrante di lui.
''Immagino che sarebbe stato bello avere una madre, specialmente negli anni dell'adolescenza'' disse giocherellando con il bordo della tovaglia. ''Cerco comunque di non pensarci troppo. Tante persone non hanno una madre e sopravvivono. Sicuramente non sono un caso unico.''
''Questo è vero, ma non hai mai parlato della tua vita da bambina'' insistette Sasuke. ''Avrei dovuto comportarmi in modo diverso, spingerti a confidarti quando stavamo insieme'' aggiunse. ''Ma come tanti altri ragazzi schiavi dei propri ormoni, io pensavo ad altro.''
A Sakura mancò il coraggio per sostenere il suo sguardo, perché sapeva cosa vi avrebbe letto. Desiderio, forte caldo, forse persino più intenso rispetto al passato. Quello che però non riusciva a capire era perché. Lei era l'ultima donna al mondo con la quale un principe ereditario avrebbe voluto intrattenere una relazione. La sua reputazione era segnata per sempre, anche allontanandosi da Konoha la cosa non sarebbe cambiata. La sua vita non sarebbe stata più la stessa, una vita che comunque era stata difficile sin dal principio.
Aveva trascorso gli anni della sua infanzia cercando di compiacere suo padre come poteva. Quando ormai non ricordava più con precisione quando aveva cambiato tattiva e aveva iniziato a ribellarsi contro di lui. Tutto quello che rammentava erano i litigi, le discussioni, violenti scambi di insulti che erano sempre finiti con lei che...
''Sakura.''
La voce di Sasuke la sottrasse dalle sue tormentate memorie. Socchiuse gli occhi cercando di ricordare di cosa stavano parlando, la mente ancora ferma sull'immagine del viso livido di rabbia di suo padre, sul pugno alzato pronto a colpire...
Deglutì, forzando il nodo che le serrava la gola, abbassò lo sguardo. La nausea la assalì, la pressione del sangiue calò di colpo, gli artigli furono attraversati da un insistente formicolio. Stava oer perdere i sensi. No... Poteva resistere. Respira!, ordinò a se stessa. Con il respiro avrebbe potuto controllarsi. Da anni era vittima di attacchi di panico, ormai sapeva come reagire.
Occorrevano disciplina e qualcosa su cui focalizzare l'attenzione.
Il respiro, Dentro... Fuori... Dentro...
''Sakura?'' Sasuke si sporse sul tavolo e le prese una mano fra le sue, una ruga di preoccupazione che gli solcava la fronte. ''Che succede? Sei bianca come un fantasma.''
Sakura costrinse le labbra in un sorriso, ma ebbe una bizzarra sensazione, come se il suo viso si fosse sconnesso dalla mente. ''Niente'' replicò. ''Non succede niente. Stavo pensando ad altro.''
''Deve essere stato un pensiero terribile'' commentò Sasuke. ''Un ricordo della prigione,forse?''
Sakura si appoggiò allo schienale della sedia e accavallò le gambe. Era così vicina al collo emotivo, ma l'orgoglio la indusse a raddrizzare le spalle. ''Sembri molto interessata alla mia vita in carcere'' notò. ''Forse perchè hai strane fantasie sulle ex detenute? Sesso con una donna che è stata in gattabuia... Potrebbe essere un'esperienza interessante, non credi?''
Sasuke percepì il desiderio esplodergli con la forza di un terremoto. Pervase ogni fibra del suo essere, lo scosse e, più di tutto, lo sfidò.
L'avrebbe avuta.
Non importava quanto distanti fossero i loro mondi adesso. L'avrebbe avuta perchè quello era l'unico modo per liberarsi di quell'insistente urgenza che altrimenti non sarebbe mai andata via. Dopotutto, non era così che Sakura aveva giocato con lui nel passato?
Stuzzicandolo, provocandolo, tornando per poi sparire, fin quando era quasi impazzito per il desiderio. Si era divertita, allora, ma adesso era giunto il suo turno di stabilire le regole.
Lui sapeva come funzionava la sua mente. Non aveva un soldo in tasca. Strano, ma sembrava apprezzare il suo impiego all'orfanotrofio. La Sakura Haruno che aveva conosciuto sei anni prima avrebbe arricciato il naso di fronte a un'occupazione così miseramente retribuita. Certamente non riusciva a immaginarla nell'atto di consolare bambini in lacrime, o di cambiare pannolini a neonati.
Ricordava perfettamente che, un giorno, gli aveva confidato che non sarebbe mai diventata madre, che intendeva trascorrere la sua vita allegramente, passando di festa in festa, sfruttando la fortuna che suo padre aveva accumulato.
Lui non aveva dato troppo peso a quella dichiarazioni, in fin dei conti la maggior parte delle donne giovani e ricche che frequentava condividevano la stessa opinione. Inoltre, già allora aveva saputo che, al momento giusto avrebbe scelto una moglie adatta a lui, magari di sangue reale, degna di dare alla luce il figlio del futuro re di Konoha. Nemmeno per un solo istante aveva preso in considerazione Sakura per il ruolo, eppure...
Mentalmente, Sasuke scosse la testa. D'accordo, il sesso con Sakura restava ancora il migliore, ma questo non significava nulla,decise. Non voleva certo dire che non esistesse un'altra donna in grado di dargli lo stesso appagamento. E poi solo chi è rimasto scottato da una delusione d'amore afferma che al mondo esiste una sola anima gemella per ogni persona. Che idiozia!
Lui avrebbe dimostrato che quella era la più sbagliata delle filosofie. Era pronto a scommettere che sarebbe stato deluso tornando al letto con Sakura. I ricordi avevano questo effetto. Glorificavano il passato fino a oscurare completamente quella che era stata la realtà.
Chissà con quanti uomini era andata a letto dopo di lui... Crampi di pura collera e di perversa gelosia gli attanagliavano lo stomaco quando pensava agli innumerevoli partner con cui lei si era intrattenuta al tempo della loro relazione. Quanti erano stati? Non aveva modo di saperlo.
Sì, probabilmente giudicandola secondo standard diversi dai suoi si comportava da maschilista, ma Sakura gli aveva mentito, maledizione. Mentito! Gli aveva detto che fare l'amore con lui era l'esperienza più esaltante e stupefacente del mondo e, da stupido che era, lui le aveva creduto. Quanti altri uomini aveva guardato con quei fantastici occhi verdi, le labbra gonfie e rosse per i baci ricevuti, pronunciando le stesse parole.
''Gradisci altra acqua?'' chiese con un tono sollecito che non lasciava trapelare la natura dei suoi pensieri.
''No, grazie.'' Sakura appoggiò il suo tovagliolo sul tavolo. ''Il pranzo è stato delizioso, anche se non dovevi prenderti tanto disturbo. Sicuramente d'ora in poi sarò più esigente se qualcuno mi proporrà un pic-nic.''
''Non mi è costato nulla'' minimizzò lui con un sorriso. ''Non ho mosso un dito. Non saprei come preparare neanche un semplice panino. Che ne pensi di un caffè?'' aggiunse dopo qualche secondo di silenzio. ''Magari dentro casa. Io preferirei restare fuori, ma il sole ormai è tramontato e la brezza è diventata più fresca. Hai la pelle d'oca, vuoi la mia giacca?''
Non avrebbe mai ammesso che quei brividi erano causati dall'apprensione piuttosto che dal freddo, ma era vero che si era alzato il vento, notò Sakura. La superficie del mare adesso era increspata da onde di schiuma bianca che si infragevano rumorosamente sulla riva. Prima che potesse rifiutare l'offerta della giacca, Sasuke si avvicinò e le drappeggiò l'indumento sulle spalle.
Con quel lieve gesto, Sasuke era riuscito a evocare in lei un desiderio così travolgente da lasciarla senza parole. Sakura chiuse gli occhi e respirò a fondo l'incomprensibile profumo di dopobarba, tutti i sensi all'improvviso ben vigili, e il cuore pericolosamente vicino a commettere lo stesso errore che aveva commesso sei anni prima.
Sasuke camminò al suo fianco lungo il breve sentiero che conduceva alla residenza, una villa enorme a strapiombo sul mare. L'autista era come sparito, ma lei immaginò che avesse ricevuto precise istruzioni al riguardo. Non potè evitare di chiedersi quante altre volte aveva obbedito allo stesso ordine mentre Sasuke si intratteneva con la fortunata di turno.
''A questo punto dovresti sapere che sei la prima persona che porto qui'' disse Sasuke dopo aver aperto la massiccia porta, quasi le avesse letto il pensiero. ''Questa casa appartiene alla mia famiglia, e vi sono ammessi solo parenti e amici.''
Sakura gli scoccò un'occhiata ironica mentre lui richiudeva la porta alle loro spalle. ''Dunque, a quale categoria appartengo?'' volle sapere. ''Sicuramente non mi consideri un'intima amica o un futuro componente della Famiglia Reale?''
La tensione alterò i lineamenti del viso di Sasuke, inducendolo a serrare le labbra in una linea sottile. ''Considerata la tua storia, non sei idonea per nessuna delle due posizioni'' borbottò.
Sakura desiderò con tutto il cuore di potergli parlare di Sarada, e di gettargli in faccia la verità della loro situazione in modo da fargli capire quanto idonea lei fosse a far parte della dannata famiglia Uchiha, ma il rispetto per se stessa e un istinto di autoconservazione la ridussero al silenzio. Invece gli regalò un sorriso, freddo e calcolatore, che non rivelava l'angoscia che aveva dentro. ''Mi considero davvero onorata, Sua Altezza Reale'' disse con tono ironico, profondendosi in un inchino affettato. ''E' un privilegio per me che mi sia concesso mettere piede nella residenza privata della famiglia Uchiha, considerando le mie oscure origini.''
''Le tue origini erano tutt'altro che oscure, e non avresti mai dovuto vergognarti di nulla se a un certo punto della tua vita non avessi deciso di umiliare tuo padre a ogni maniera possibile'' sentenziò Sasuke. ''Il suo ruolo in società è stato molto penalizzato dal tuo comportamento.''
Ventiquattro anni di sofferenza minacciarono d'un tratto di rompere gli argini, facendola sentire come un vulcano che tremava sotto la spinta della lava diventata troppo fluente per essere ancora contenuta. Un'esplosione catastrofica era imminente, ma in qualche modo Sakura riuscì a controllarsi, e a ricordare a se stessa che nessuno aveva conosciuto suo padre nella sua vera essenza. Nessuno aveva mai sentito i terribili insulti che le aveva rivolto durante i suoi tanti scoppi d'ira. Nessuno aveva visto le abrasioni e le ecchimosi che le mani di lui, e qualsiasi oggetto fosse stato alla sua portata, le avevano lasciato sul corpo.
Sasuke non era a conoscenza delle ferite che suo padre le aveva inferto sulla schiena quel fatale giorno.
Erano come un tatuaggio del tormento, il marchio che suo padre le aveva impresso per ricordarle come avesse voluto avere il totale controllo su di lei, un controllo che aveva rifiutato di dargli nonostante la cinghia che si era abbattuta su di lei ripetutamente, lacetandole la pelle e penetrandole la carne.
Non aveva urlato, aveva stretto i denti fino a temere di romperseli, aveva sopportato il suo tormento senza un gemito.
Era stata la sua vittoria.
Suo padre l'aveva incolpata per la morte della miglie, e per essere stata una bambina insicura, persino per essersi trasformata in un'adolescente ingestibile, ma lei era riuscita infine a reclamare il possesso della propria vita e di quella del sua bambina. Era quella la sua unica consolazione. Nemmeno lei era stata consapevole della sua gravidanza il giorno della tragedia.Se suo padre si sarebbe comportato in modo diverso avendo saputo che lei portava in grembo il figlio di un principe era qualcosa che non avrebbe mai scoperto.
Ora però aveva la possibilità di scegliere, ed era il momento di ragionare con freddezza. Era difficile farlo in presenza di Sasuke, ma era necessario che tenesse a bada le sue emozioni, ora come in seguito, lì come altrove.
Alzò lo sguardi su di lui. ''Mio padre non era un buon padre'' disse. ''Forse è stato un brillante sindaco e un astuto uomo di affari, ma non mi ha mai amato, non mi ha mai protetto come avrebbe dovuto fare. Tu non lo conoscevi personalmente'' sottolineò. ''Di lui sapevi solo quello che tuo padre e i dignitari di corte raccontavano.'' Lacrime improvvise le velarono gli occhi, la voce divenne nulla più di un sussurro. ''Ma tu non lo conoscevi.''
Sasuke sospirò ela strinse fra le braccia. Appoggiò il mento sulla sua testa e si chiese perchè mai provasse ancora dei sentimenti per lei. Sakura poteva trasformarsi da spregiudicata provocatrice a bambina smarrita nel tempo di un battito di ciglia. Non solo, ma per aumentare la sua confusione, appariva all'improvviso come una divinità del sesso, le bastava imbronciare quelle labbra rosse e piene, e lui desiderava baciarla fino a farle mancare il fiato, desiderava divorarla, possederla, sprofondae dentro di lei, Già il sangue gli ribolliva nelle vene, già la prova evidente della sua eccitazione premeva contro il ventre di lei, eppure, sorprendentemente, Sakura non si mosse.
La sentì sospirare, percepì il suo seno sfiorargli il petto. Le mise un dito sotto al mento per indurla a guardarlo negli occhi. ''Hai ragione'' confermò, ''non lo conoscevo. Sembrava un uomo affabile, ma io so per esperienza personale che la faccia che si mostra aò pubblico non sempre corrisponde a quello che si è davvero nel privato.''
Sakura lo guardò, l'espressione del viso illeggibile. ''Ho freddo'' si limitò a dire.
Lui le prese una mano e la portò alle labbra. ''Vieni con me'' disse dopo averle baciato il palmo. ''Ci penso io a riscaldarti.''


Finalmente ho finito di scriverlo, il prossimo capitolo e troppo bello. Spero di riuscire a pubblicarlo entro lunedì.

Tutte le scelte di un PrincipeWhere stories live. Discover now