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  Sasuke le fece strada fino al suo studio, poi le tolse la giacca dalle spalle e l'appoggiò su una sedia. Si fermò davanti a lei, gli occhi scuri fissi nei suoi mentre le stringeva le mani fra le sue. ''Hai ancora freddo?'' chiese.
Sakura scosse la testa e si inumidì le labbra con la punta della lingua. ''No... Niente freddo...''
Sasuke le cinse la vita e l'attrasse a sè. ''Dovrei offrirti una tazza di caffè'' disse, lo sguardo fisso sulle sue labbra.
Sakura sentì un brivido risalirle lungo la schiena. ''Dovresti?'' domandò.
Lui sorrise. ''Ma tu non hai voglia di caffè in questo preciso momento, non è così, tesoro mio?''
Sakura tirò un profondo respiro, in preda a una combinazione di tensione ed eccitazione. ''In effetti, non credo di essere qui per bere un caffè'' replicò.
Sasule le mise una mano dietro la nuca, le lunghe dita che le sfioravano la pelle sensibile del collo. ''Cerchi ancora di negare quello che c'è fra noi?'' mormorò.
Come avrebbe potuto negarlo?, si chiese Sakura. E poi, a quale scopo? Rifiutare Sasuke Uchiha non era mai stato facile per lei, e non era cambiato niente.
Sapevano entrambi che lei era lì perchè voleva esserci.
Accettando di seguirlo nella villa aveva anche accettato di seguirlo nel suo letto, e di rimanerci per quantotempo lui avesse voluto. ''No'' affermò, ''non intendo negarlo.''
Sasuke chinò la testa per catturle le labbra con un bacio passionale. Insinuò lingua nella sua bocca in una carezza erotica che rieccheggiò nel corpo di Sakura, facendole tremare le gambe, girare la testa e aumentare il suo desiderio e aumentare il suo desiderio fin quando riuscìa pensare soltanto a come sarebbe stato sentirlo di nuovo dentro di sè.
Gli afferrò la camicia e la tirò fuori dai pantaloni mentre il bacio continuava come lava liquida le scorreva nelle vene. Abbassò le mani verso la zip dei pantaloni di lui, l'aprì e lo liberò, esitando poi solo un attimo prima di accerezzarlo languidamente, sorpresa come sempre da tanta virilità. Giocò con lui, lo provocò e lo stuzzicò, il cuore che le batteva all'impazzata, il corpo reso debole da un bisogno che esigeva di essere soddisfatto.
Sasuke interruppe il bacio e mormorò qualcosa di incomprensibile, gli occhi scuri che luccicavano. Con gesti concitati le sollevò la gonna e appoggiò le dita sul centro stesso della sua femminilità, protetto solo dal lieve pizzo bianco dello slip, che strappò via quasi bruscamente.
Sakura rabbrividì a quelle carezze, che pian piano diventavano sempre più audaci, inarcò la schiena,e non riuscì a reprimere un grido di gioia quando le mani esperte di lui la condussero oltre la soglia del piacere.
Sasuke però non le concesse tempo nemmeno per ripendere fiato. La riprese fra le braccia e la spinse verso la parete. Infilò una mano in tasca per prendere la protezione necessaria e un attimo dopo la sollevò di peso, la indusse a cingergli la vita con le gambe e la penetrò con un solo, deciso colpo, stabilendo subito il ritmo serrato, incessante, ogni movimento del suo corpo che la conduceva sempre più vicino al punto del non ritorno. Sakura percepì la tensione aumentarein lui, sentì i muscoli irrgidirsi, lo vide trattenere il respiro e immobilizzarsi per una frazione di secondo prima di riprendere a spingere, raggiungendo poi con un gemito roco la soddisfazione.
Lo strinse fra le braccia, chiedendosi come aveva fatto a vivere per tutti quegli anni priva di quella magia che solo loro due insieme potevano evocare. Il suo corpo e il suo cuore esultavano, ma non lo avrebbe ammesso per nulla al mondo. Che Sasuke continuasse a credere che lei era una donna abituata a fugaci e non compromettenti incontri di sesso. Avrebbe reso la loro inevitabile separazione più netta e meno problematica, almeno per lui. Il suo cuore invece sarebbe andato in pezzi. Di nuovo.
Un suono stridente la strappò dalle sue riflessioni, ma Sakura impiegò qualche istante per capire da dove provenisse. La piccola borsa da sera nella quale aveva riposto il telefono cellulare era sulla sedia, accanto alla giacca di Sasuke.
''E' il tuo telefono?'' chiese Sasuke, rimettendola a terra e allontanandosi da lei.
''Sì, ma è solo un messaggio.''
Lui aggrottò la fronte e guardò il suo orologio. ''Chi dovrebbe mandarti un messaggio a quest'ora della notte?''
Sakura sperò che l'espressione sul suo viso non tradisse il panico che le dilagava sul petto. ''Probabilmente la mia coinquilina, Karin. Sicuramente si starà chiedendo dove fossi finita.''
''Le hai detto con chi ti saresti incontrata?''
''Ovviamente no'' rispose Sakura, abbassando la testa.
Sasuke le mise un dito sotto il mento. ''Il nostro appuntamento deve restare un segreto'' precisò. ''Spero di potermi fidare di te.''
Sakura alzò la testa, gli occhi che rilucevano di ira e risentimento. ''Davvero pensi che annuncerei al mondo intero di essere stata scelta per soddisfare i bisogni fisici del futuro re di Konoha ogni qual volta lui ne senta la necessità?''
Le labbra di Sasuke si serrarono in una linea sottile. ''Non mi sembra di averti costretto'' precisò.
Con un gesto brusco, Sakura respinse la mano si lui. ''Voglio andare a casa''disse.
''No, non ho ancora finito con te''la contraddisse Sasuke. ''Non leggi il messaggio?'' aggiunse, quando lei lanciò un'occhiata di soppiatto alla borsa.
''Sono sicura che non è nulla di importante...''
Sasuke si avvicinò alla sedia,prese la borsa e gliela porse. ''Perchè non verificare, allora?''
L'esitazione di Sakura fu la conferma di cui aveva bisogno, pensò. Stava nascondendo qualcosa, ormani ne era certo. Forse aveva un amante, nonostante le ricerche di Shikamaru avessero stabilito il contrario. Una fitta di gelosia lo colpì all'improvviso. Non intendeva dividerla con nessuno.
Intanto Sakura aveva preso il telefono e stava leggendo il messaggio. La vide sgranare gli occhi e poi impallidire, ma la sua espressione non rivelava nulla mentre riponeva il cellulare nella borsa.
''Problemi?'' le chiese.
''La mia coinquilina non sta benepp Sakura rispose. ''Devo andare subito a casa per controllare.''
Stava mentendo, capì Sasuke. Lo percepiva, lo vedeva nei suoi occhi, perchè quegòi occhi non sostenevano il suo sguardo. Ma aveva tanto tempo per smascherare i suoi inganni, ragionò. Intanto le aveva proposto una relazione sessuale che quella sera era iniziata in modo più che soddisfacente, e che sarebbe andata avanti finchè lui avesse voluto. ''Dirò all'autista di prendere l'auto'' disse. Si chinò sulla scrivania e pigiò il pulsante dell'interfono.
Pochi minuti dopo Sakura era seduta in limousine accanto a Sasuke, il suo viso una maschera di indifferenza mentre pensava al messaggio con cui Karin le spiegava che Saradaera stata svegliata da un brutto sogno, e che rifiutava di tornare a dormire senza la sua mamma.
Quando la vettura si avvicinò alla sua casa, sentì la paura aumentare.E se Sarada avesse sentito il motore di un'auto e avesse aperto la porta per andarle incontro? O se il suo nervosismo si fosse trasformato in una crisi isterica, e il suo pianto si fosse sentito anche dalla strada?
La limousine si fermò davanti al caseggiato che ora dopo la splendida visione della villa, apparve ancora più misero e cadente.
''Non mi inviti ad entrare per un caffè?'' si informò Sasuke mentre aiutava Sakura a scendere dall'auto.
Sakura ritrasse la mano di scatto e strinse il manico della borsa. ''E tardi. Non voglio disturbare Karin.''
''Porta alla tua amica i miei auguri per una pronta guarigione'' commentò Sasuke, un sorriso enigmatico che gli aleggiava sulle labbra.
''Io... Lo farò'' concluse Sakura, poi si girò e percorse la breve distanza per arrivare alla porta, sentendosi come trafitta dallo sguardo di lui.
Entrò in casa e richiuse la porta alle sue spalle. ''Sta bene?'' chiese ansiosa quando Karin apparve in fondo al corridoio.
''Sì è addormentata appena ti ho mandato il messaggio'' spiegò Karin. ''Spero di non aver interrotto nulla di importante.''
Sakura scosse la testa. Prima o poi avrebbe raccontato tutto alla sua amica, ma quello non era ancora il momento giusto. ''No'' confermò incamminandosi verso la camera di sua figlia, ''nulla di importante.''


I bambini dell'orfanotrofio erano così eccitati in previsione della festa che Sakura e le altre assistenti incontrarono non poche difficoltà nel mettere a letto i più piccoli dopo pranzo, e nel tenere tranquilli i più grandi.
Sarada invece era calma come sempre, troppo calma, pensò Sakura avvertendo un senso di colpa. Forse sua figlia aveva avuto un incubo la notte precedente perchè risentiva della sua ansia, ipotizzò.
Sarada aveva bagnato il letto quella mattina all'alba, una cosa che non le succedeva da settimane, e la vergogna l'aveva spinta a nascondere le lenzuola con un asciugamani in modo che lei non se ne accorgess. L'aveva presa dalle braccia, aveva cercato di confortarla dicendole che quegli incidenti accadevano di tanto in tanto e che non doveva farne un dramma, ma in qualche modo aveva capito di non essere riuscita a rassicurarla.
In quel momento la gardò, in fila con gli altri bambiniche aspettavano di salire sul bus in partenza alla volta del Palazzo. Sul visetto aveva un'espressione concentrata che la rendeva più simile che mai a Sasuke. L'idea dell'imminente incontro tra padre e figlia l'atterriva. Sasuke avrebbe notato la somiglianza?, si chiese. Ma tanti altri ragazzini avevano gli occhi e i capelli scuri, notò. Sarada poteva confondersi con loro, almeno sperava.
I bambini chiacchieravano animatamente per tutto il tragitto, ma tacquero non appena messo piede in uno dei saloni della reggia. Palloncini colorati pendevano dal soffitto, lunghe tavolate offrivano un incredibile assortimeno di dolci e torte, gelati e cioccolatini, leccornerie che i piccoli guardarono con occhi sgranati.
Un militare annunciò l'arrivodel principe reggente.
Sakura trattenne il fiato mentre Sasuke faceva il suo ingresso in sala. Nel suo sguardo si soffermò brevemente su di lei prima di rivolgersi ai bambini,che come da istruzione ricevute, erano scattati in piedi.
Sakura continuò a osservarlo mentre si adoperava per mettere a loro agio i suoi piccoli ospiti.
Passava di tavolo in tavolo, chinandosi per parlare con ogni bambino, consegnando loro un regalo che prendeva di volta in volta da un grande sacco che reggeva il suo segretario.
Era ormai quasi arrivato da Sarada, notò Sakura, il cuore in gola. Adesso che erano nella stessa stanza sembrava così ovvio... La loro somiglianza era sorprendente, e terrificante.
Rivolse a sua figlia un sorriso incoraggiante anche se si sentiva morire dentro.
''Ciao, come ti chiami?'' chiese Sasuke alla bambina seduta accanto a Sarada.
''Sono Alexis'' replicò la piccola di otto anni. ''E questa è Sarada. Prendo io il suo regalo per lei'' aggiunse. ''Probabilmente non dirà una sola parola, è molto timida'' la giustificò. ''A volte bagna ancora il letto'' precisò.
L'inconsapevole crudeltà di Alexis causò a Sakura una fitta di dolore. Il visetto di Sarada era avvampato, e ora teneva gli occhi bassi, piena di vergogna.
''Ciao, Sarada'' disse Sasuke. ''Ero impaziente di conoscerti.''
Sarada alzò la testa. ''D-davvero?'' mormorò.
Un sorriso caldo incurvò le labbra di Sasuke. ''Sì, davvero'' confermò. ''Noi due abbiamo qualcosa in comune, entrambi amiamo disegnare. Il quadro che mi hai mandato è bellissimo, l'ho appeso nel mio studio. Sei molto più brava di come lo ero io alla tua età, e non sei timida come ero io allora. Sai,avevo tanta paura di conoscere gente nuova, ma dopo un poco mi abituai. Scommetto che succederà la stessa cosa a te.''
Avrebbe voluto abbracciarlo, pensò Sakura, perchè era riuscito a trovare le parole adatte èer tranquillizzare sua figlia. Infatti adesso Sarada sorrideva serena, di nuovo felice.
Aspettò che Sasuke riprendesse il suo giro, ma indugiò più a lungo accanto a Sarada, e atterrita lasciò andare il fiato che aveva incosapevolmente trattenuto solo quando lui raddrizzò la schiena e si allontanò per fermarsi poi accanto ad ogni tavolo e scambiare qualche parola con gli altri bambini.
Infine, non appena il mago cominciò il suo spettacolo, lo vide dirigersi con passo verso di lei. Si appiattì contro la parete, desiderando poter sparire proprio come qualche attimo prima l'illusionista aveva fatto sparire un coniglio nel suo cappello.
''E' braavo, non è così?'' esordì Sasuke dopo averla raggiunta, indicando il mago, che in quel momento stava estraendo una lunghissima sciarpa dall'orecchio di un bambino.
''Si, molto'' confermò lei, facendo in modo di non guardarlo negli occhi.
''I ragazzi si stanno divertendo''aggiunse Sasuke. ''Sono felice che questa festa si stia rivelando un successo.''
''E' merito tuo'' si complimentò Sakura. ''Hai organizzato tutto in così poco tempo... Devi avere dei collaboratori molto efficenti.''
''Mi auguro che il tempo non sia stato poco anche per gli orfani'' riprese lui, girandosi verso il tavolo dove era seduta Sarada, una ruga che gli solcava la fronte.
''Quando ero piccolo, la parte più bella di un evento speciale era l'attesa'' commentò, poi tacque per qualche istante. ''Voglio vederti di nuovo. Questa sera'' affermò, voltandosi di nuovo.
''Uh... Non posso questa sera'' replicò Sakura. ''Un impegno improvviso, sono sicura che capirai che...''
''Io capisco solo una cosa'' la interruppe Sasuke, ''cioè che voglio che la nostra relazione continui'' sottolineò , accompagnando le sue parole con un'occhiata intransigente.
Sakura non rispose. Si inumidì le labbra con la punta della lingua e lasciò vagare lo sguardo per la sala, sui bambini che assistevano allo spettavolo come incantati.
Sasuke le prese un braccio e la condusse in un angolo riservato. ''Ascoltami.'' Il suo tono era gentile, ma era chiaro che stesse impartendo un ordine. ''Questa volta sarò io a decidere quando mettere fine ai nostri incontri.''
Sakura si divincolò dalla sua presa, gli occhi che letteralmente mandavano fiamme. ''E' troppo pericoloso'' dichiarò. ''Ieri notte abbiamo commesso un errore. Fra noi è finita tanto tempo fa.''
''Mamma?''
La vocetta acuta di una bambina risuonò alle loro spalle.
A Sasuke sembrò che qualcuno gli avessesferrato un pugno nello stomaco. Mamma?
Piano si girò e vide la piccola dai capelli scuri chiamata Sarada che si mordicchiava il labbro inferiore, gli occhi fissi su Sakura.
Un brivido gelido gli corse lungo la schiena. ''Tu sei la madre di Sarada?'' chiese a Sakura con tono incredulo.
''Io... Io te lo avrei detto'' balbettò lei, il viso bianco come un lenzuolo.
Sasuke la mise a tacere con un'occhiatadi fuoco, i pensieri che gli vorticavano in mente privi di controllo. Così Sakura aveva avuto una figlia... Una rivelazione che lo feriva più di quanto avrebbe dovuto.
Come aveva fatto a tenere segreta una cosa simile? Lui non aveva mai sentito parlare di una bambina. E perchè Sakura gli aveva raccontato che Sarada era la figlia della sua coinquilina? Perchè aveva inventato una simile...?
Guardò di nuovo la bambina e all'improvviso sentì qualcosa aggravargli sul petto, qualcosa che gli impediva all'aria di arrivargli nei polmoni. Rimase lì, raggelato, ogni funzione vitale momentaneamente spenta.
Sakura aveva avuto una bambina mentre era in prigione, una bambina che gli assomigliava molto, ragionò quando la sua mente riprese a funzionare. Capelli neri, folti e ricci, occhi scuri, pelle bianca, e una fossetta sul mento.
Aveva una figlia.
Aveva una figlia, ma fino a quel momento lo aveva ignorato. Cinque anni erano passati, e lui era stato derubato di ogni minuto della vita della bambina. Quanti momenti importanti aveva perso? I suoi primi passi, le prime parole. Diavolo, non conosceva neanche la sua data di nascita! Cinque compleanni erano trascorsi, e lui non aveva mai preso parte ai festeggiamenti.
''Scusa, m-mamma'' balbettò Sarada, gli occhi sgranati e rilucenti di preoccupazione. ''Devo andare in bagno. Ho cercato di trattenermi, ma ho bevuto due bicchieri di limonata. Sono nei guai?''
''No,naturalmente no, tesoro'' la rassicurò Sakura stringendola a sè. ''Ora ti accompagno.''
Sasuke la osservòmentre raddrizzava la schiena, e infine sosteneva il suo sguardo. Aveva creduto di odiarla per quello che gli aveva fatto, ma il sentimento che provava adesso era molto più intenso. Deliberatamente Sakura gli aveva nascosto l'esistenza di sua figlia, e perchè lo aveva fatto? Forse aveva programmato di vendicarsi sulla Famiglia Uchiha rilasciando una intervista paccante e ricca di particolari a tempo debito?
Guardò di nuovo Sarada. La somiglianza tra loro adesso gli apparve eclatante.
Suo figlio.
Suo figlio.
Le parole riecheggiarono nella sua testa, una volta e una volta ancora, come un disco rotto.
''Dobbiamo parlare'' disse infine a Sakura.
''Non qui'' replicò lei. ''Non ora.''
Sasuke strinse i pugni mentre Sakura e la bambina si allontanavano. Era sconvolto, soffriva, e non immaginava come avrebbe fatto per tenere nascosto il suo stato d'animo agli altri. Doveva pensare, e doveva farlo alla svelta, decise. La festa era quasi giunta al termine, doveva andare con Sakura in un posto sicuro dove avrebbero potuto affrontare il problema senza essere interrotti. La rabbia cheprovava era incontenibile... Quante volte gli aveva già mentito? Si era data a lui la sera prima nonostante il suo segreto. Una consapevolezza che lo faceva infuriare ancora di più. Aveva acconsentito ad avere una relazione con lui solo perchè, una volta sganciata la bomba, lo scandalo sarebbe stato peggiore e lui avrebbe pagato il prezzo più alto...
Dannazione, aveva già pagato un prezzo altissimo, si disse.
Sakura lo avea tenuto all'oscuro dell'esistenza di sua figlia!
La rabbia si placò quando i suoi pensieri si concentrarono su Sarada. Su sua figlia. Due parole che gli risultavano ancora estranee, che non aveva creduto di doveer mai pronunciare ancora per molti anni. Ma non c'era dubbio sul fatto che lui fosse il padre di Sarada. Era possibile che nessuno se ne fosse reso conto? Qualcuno lo aveva fatto? Gli tremavano le gambe solo immaginando ciò che poteva accadere in quel caso. Aveva creduto che se la scomparsa del diamante Sharingan fosse stata resa pubblica, le conseguenze sarebbero stati devastanti, ma niente inconfronto a questa nuova ipotesi.
Sarada era la miniatura vivente di se stesso. Ovviamente si era sentito attratto da lei. Il legame che esisteva fra di loro andava oltre la razionalità.
Infatti di nuovo provò una forte emozione quando la vide - la manina stretta in quella di Sakura - tornare verso di lui. La bimba ovviamente stava risentendo della tensione. Il mento le tremava e aveva gli occhi lucidi di lacrime. E in lei rivide se stesso quando, ancora piccolo, si aggrappava alle gonne della madre, insicuro e timido.
''La mamma ha p-problemi?'' baletto Sarada. ''Non la porteranno di nuovo via, vero?''
Sasuke sentì un tuffo al cuore. Si chinò e appoggiò una mano sull'esile spalla della ragazzina. ''No, nessuno porterà via la tua mamma'' la rassicurò, ''però io devo parlare con lei. Ti piacerebbe trascorrere un paio di giorni nel mio rifugio speciale? Sei mai stato in vacanza?''
Sarada scosse la testa. ''No.''
Sasuke le arruffò i capelli. ''Allora è arrivato il momento per farlo. Penso io a tutto.''
Sakura avanzò di un passo. ''Scusa, ma io nono vogio che...''
Lui raddrizzò a schiena e quando parlò, lo fece a bassa voce, in modo che Sarada non potesse sentirlo. ''Non rivolgermi più la parola fin quando non saremo da soli'' sibilò tra i denti. ''Hai molte spiegazioni da darmi e spero che saranno esaurienti, o ti giuro che subirai le conseguenze.''
Sakura arretrò, respinta da tanta ira. Crampi le aggredivano lo stomaco, le ginocchia le tremavano mentre cercava di controllare il respiro affannoso. Nonostante quello che Sasuke aveva detto alla bambina, il rischio di essere separata da lei era reale. Poteva essere quello il modo che Sasuke avrebbe scelto per vendicarsi, ragionò. Lui era stato separato da sua figlia per cinque anni, nulla gli avrebbe impedito di restituirle il favore, e per il resto della sua vita. E il destino sarebbe stato lo stesso di Karin, costretta a trascinarsi giorno dopo giorno, il cuore pieno di dolore e di rimpianto per quella figlia che non avrebbe più rivisto.
Ammutolita, guardò Sasuke raggiungere il suo segretario e scambiare con lui qualche frettolosa parola.
''Tu e Sarada sarete accompagnati immediatamente alla villa'' le annunciò poi. ''Penserò io a contattareil direttore dell'orfanotrofioe a spiegare perchè tu e la bambina non rientrerete per qualche giorno.''
Sakura gli scoccò un'occhiata furente, ma tenne la bocca chiusa. Sua figlia stava già tremando, e non voleva causargli altra tensione.
''M-Mamma?''
''E' tutto a posto, Sarada'' le disse accarezzandole i capelli. ''Noi due resteremo sempre insieme.''
''Nella mia villa ci sarà anche la baby-sitter che badava a me quando ero piccolo'' spiegò Sasuke, abbassandosi per poter guardare Sarada negli occhi. ''Ti terrò lei compagnia quando tua madre sarà impegnata. Ti piacerà, è come una nonna.''
''Io non ho una nonna'' replicò Sarada, mordicchiandosi il labbro inferiore.
Ti sbagli, pensò Sasuke. Sua madre non avrebbe accettato di buon grado la notizia, riflettè. Avrebbe amato Sarada, perchè era nella sua natura, ma accogliere Sakura Haruno era tutt'altra faccenda.
Di nuovo si rialzò. ''Shikamaru ti accompagnerà al tuo appartamento in modo che tu possa prendere quello che ti serve'' le comunicò, ''ma non devi parlare con nessuno.''
''E Karin?'' domandò Sakura. ''Non posso semplicemente sparire senza darle una spiegazione.''
''Lei sa niente di questa storia?''
''No'' sussurrò Sakura, ''niente.''
''Ma qualcuno sa?'' insistette Sasuke. ''Magari qualche dipendente dell'orfanotrofio?''
''Tutti sanno che Sarada è mia figlia, ma nessuno conosce l'identità del padre. Posso giurarlo.''
Sasuke si chiese se poteva crederle. Gli aveva raccontato così tante bugie, era sorprendente che non fosse caduta in contraddizioni. Ma questo dimostrava soltanto quanto fosse brava nell'ingannare gli altri.
''Noi ci vedremo questa sera, quando Sarada sarà andata a dormire'' tagliò corto. ''Intanto io ho degli affari urgenti di cui devo occuparmi, ma Shikamaru sta già provedendo a cancellare ogni mio impegno per i prossimi giorni.''
Non solo, ma aveva anche dato istruzione al suo segretario di tenerla sotto chiave fino al suo arrivo, in caso Sakura avesse tentato di fuggire. Non aveva intenzione di correre rischi inutili, a quel punto. Una dichiarazione ben congedata ai giornalisti, e Sakura avrebbe potuto estorcergli una fortuna, oltre a mettere seriamente a rischio la sua incoronazione.
L'unica domanda alla quale non trovava risposta, pensò Sasuke, era: perchè non si era già mossa in quel senso?


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