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  Sarada si aggrappò con le piccole mani ai baveri della giacca che indossava la madre. "Tornerai, vero, mamma?" piagnucolò, gli occhi troppo grandi che risaltavano sul visetto pallido.
Sakura si inginocchio' per portare il viso al livello di quello della bambina. "Tesoro, certo che tornerò'' lo rassicurò.
L'espressione turbata di Sarada non mutò. ''Tu... Tu non sarai rinchiusa come prima, vero?''
Sakura sospirò e la strinse forte tra le braccia. Aveva sempre cercato di essere onesta con la figlia, pur omettendo dettagli che una bimba così piccola non avrebbe potuto capire.
Dopotutto, le era sembrato inutile fingere che la prigione di Konoha fosse un albergo di lusso, ma non gli aveva spiegato i motivi per cui era finita dentro. ''Te lo prometto, piccola. Nessuno potrà separarci, nessuno.''
Ma il tremito non abbandonò l'esile corpo della bambina. ''Ho sentito Kiba p-parlare con uno degli assistenti'' ammise. ''Diceva che tu hai ucciso mio n-non-no, e che tu ripetevi che si era trattato di un incidente, ma nessuno ti ha creduto.''
Sakura si mordicchiò il labbro inferiore. Aveva sperato tanto di sostenere quella conversazione solo dopo molti anni, ma il giardiniere dell'orfanotrofio non aveva mia provato simpatia per lei, specialmente da quando aveva rifiutato i suoi approcci. Che però discutesse del suo passato con uno degli assistenti dei bambini era quanto meno deplorevole. Lei amava il suo lavoro, e ne aveva bisogno. Non si trattava solo di denaro, il salario era minimo, ma per una volta aveva la possibilità di fare qualcosa per delle piccole creature bisognose. Aveva sprecato la sua giovinezza nel tentativo di essere vista nei posti giusti accanto alle persone giuste, inguainata negli abiti giusti, i suoi discorsi quelli fatui e stupidi che l'avevano marchiata come una arrampicatrice sociale.
E più il suo rigido e controllato padre aveva protestato , più sfacciati erano diventati i suoi atteggiamenti.
Non aveva avuto bisogno che lo psicologo del carcere le fornisse una spiegazione del suo comportamento .
Aveva capito sin da piccola cosa rappresentava il suo compleanno. Non era sicuramente una data da festeggiare, ma si era resa conto appieno dalle amare implicazioni del fatto solo quando, infine, era comparsa davanti al giudice e alla giuria.
Sakura Haruno non aveva solo ucciso suo padre, ma il giorno in cui era venuta al mondo aveva tolto la vita anche a sua madre.
Abbracciò Sarada, inalando il profumo dei suoi capelli, il cuore traboccante di amore. ''Ne parleremo al mio ritorno'' si impegnò. ''Mamma ti spiegherà tutto, ma stai tranquilla. Non ci impiegherò molto, devo solo pranzare con... Un vecchio amico.''
Sarada si divincolò dalle sue braccia per guardarla in viso. ''Chi è, mamma?'' domandò. ''Io lo conosco?''
Sakura sorrise e le arruffò i capelli. ''No, non lo conosci'' rispose, rattristata al pensiero di sua figlia costretta a crescere senza il padre. Lei non aveva mai conosciuto la madre, e si era chiesta tante volte se la sua vita sarebbe stata diversa in caso contrario. ''E' una persona molto importante qui a Konoha'' aggiunse. ''E' il futuro re.''
Sarada sgranò gli occhi. ''Pensi che sarebbe felice di avere un mio disegno?'' chiese. ''Gli piacerebbe?''
Un sorriso tenero incurvò le labbra di Sakura. ''Si, tesoro, credo proprio che sarebbe felice.''
La bambina corse verso la sua piccola scrivania di legno e tornò portando un disegno che rappresentava un cane e un gatto, e un terzo animale che probabilmente era un cavallo. ''Se gli piacerà, posso fargliene un altro, e tu glielo darai quando lo vedrai la prossima volta''ipotizzò.
''Quest è una buona idea'' confermò Sakura. Piegò con cura il foglio e lo ripose nella borsa. Ovviamente non aveva intenzione di dire a Sarada che non avrebbe mai più incontrato il suo amico, dunque si rimise in piedi, tese la mano alla bambina e la riportò da Ten Ten, una delle aiutanti dell'orfanotrofio. Si chinò per abbracciarlo ancora e, mentre la donna distraeva Sarada con un puzzle, silenziosamente si avviò all'uscita.


Il Palazzo non era meno imponente alla luce del giorno di come le era apparso la notte precedente. Costruito su un promontorio, dominava quasi l'intera isola, inclusa la bella baia del Fuoco con il porto, il casinò e i tanti alberghi di lusso.
Ogni volta che Sakura lo aveva guardato dalla finestra della sua cella, aveva pensato di quanto fosse ricca l'isola, e a come re Fugaku, il padre di Sasuke, fosse riuscito a trasformarla nell'opulento paradiso che era attualmente.
Solo quando arrivò davanti alle alte cancellate, Sakura si rese conto che Sasuke non le aveva dato istruzioni per accedere all'interno. Un istante dopo però vide andarle incontro l'uomo che li aveva attesi la sera prima. Si presentò come Shikamaru, il segretario personale di Sua Altezza Reale il principe Sasuke, e la scortò lungo un sentiero e fino all'ingresso secondario.
Questa volta però la fece accomodare in un salone le cui le finestre affacciavano sul parco che circondava la reggia.
''Il principe sarà da lei fra breve'' la informò prima di uscire dalla stanza e di richiudere la porta alle sue spalle.
Sakura stava osservando la tavola apparecchiata per due quando la porta si aprì di nuovo e Sasuke fece il suo ingresso. Indossava un pantalone grigio scuro e una camicia bianca aperta sul collo, le maniche arrotolate fino ai gomiti.
''Sono lieto che tu abbia deciso di venire''esordì.
''Ho pensato che l'orfanotrofio non fosse pronto per ricevere una visita improvvisa dal principe reggente'' replicò Sakura. '' la presenza dei giornalisti avrebbe potuto turbare i bambini.''
Sasuke mosse qualche passo nella sua direzione. ''Vederti al ricevimento ieri è stato uno shock per me''ammise. ''Un grande shock.''
''Forse hai pensato che ero fuggita di prigione solo per rovinarti la festa?'' domandò lei sarcastica.
''No, non ho pensato nulla del genere. Solo avrei voluto essere stato informato della tua scarcerazione.''
''In questo caso, potevi prendere informazioni'' suggerì Sakura. ''In modo discreto, ovviamente.''
''Sei molto amara'' commentò lui.
''Ho perso quasi sei anni di vita'' sbottò Sakura. ''Sai come ci si sente quando esci di prigione, Sasuke? Come se il mondo fosse un posto diverso, un posto dove non hai più una collocazione.''
''Hai ucciso tuo padre'' le rammentò Sasuke. ''Ancora non so perchè hai commesso un crimine così efferato, ma la condanna era inevitabile. Anzi, molte persone qui a Konoha ritengono che la sentenza sia stata troppo clemente.''
''Sì, certo, sono persone che non conoscevano mio padre, giusto?''
Una ruga solcò la fronte di Sasuke. ''Tuo padre era molto in vista e molto rispettato. Cosa stai insinuando, che in privato non era l'uomo che si manifestava in pubblico?''
Sakura desiderò inutilmente di potersi rimangiare le parole. Aveva rivelato molto più di quanto avesse avuto intenzione di fare. Non si era mai confidata con nessuno riguardo al comportamento di suo padre, e chi l'avrebbe creduta anche se lo avesse fatto? Era un segreto, uno sporco segreto con cui era stata costretta a convivere. La vergogna le aveva chiuso la bocca, e così sarebbe stato per il futuro.
Svelta distolse lo sguardo. Prese dalla borsa il disegno di Sarada, il suo intento quello di cambiare argomento di conversazione. ''Avevo quasi dimenticato di darti questo'' disse porgendogli il foglio. ''E' opera di una degli orfani. Ha insistito affinchè lo avessi tu.''
Sasuke osservò i brillanti colori. ''E' molto grazioso'' commentò, poi riportò lo sguardo su di lei. ''Hai detto che questa bambina non ha i genitori? Quanti anni ha?''
Sakura sentì il viso andarle in fiamme. ''Più o meno cinque'' replicò, distogliendo ancora una volta lo sguardo.
''Troppo piccola per essere sola al mondo'' sentenziò Sasuke. ''Sai nulla di lei, da dove viene, o cosa è successo hai suoi genitori?''
La buca che Sakura aveva scavato per sè con le sue stesse mani stava diventando più profonda ogni istante che passava. Piccole gocce di sudore le imperlavano la fronte, il cuore le martellava nel petto.
''Allora?''
''No.'' Sakura respinse una ciocca di capelli che le era ricaduta sul viso. ''Non conosco le storie di tutti i piccoli ospiti dell'orfanotrofio'' spiegò. ''So solo che vivono lì perchè non hanno un altro posto in cui stare.''
Sasuke appoggiò con cura il disegno su un tavolino. ''Sono commosso dal fatto che una bimbetta abbia voluto fare questo per me'' disse. '' Io sono sempre stato un privilegiato, non immagino neanche cosa significhi essere soli al mondo, non avere nessuno cui rivolgersi in caso di bisogno, specialmente quando si è così piccoli. Mi piacerebbe conoscere questa bambina'' aggiunse, guardandola negli occhi. ''Vorrei ringraziarla personalmente.''
Per qualche istante, Sakura non riuscì a fare arrivare aria nei polmoni. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma non riuscì a pensare a nulla di sensato da replicare.
"Io... Io non sono sicura che questo si possa fare" balbettò infine.
"Non capisco perché no..." insistette Sasuke. "Dopotutto, sono il patrono dell'orfanotrofio. È giusto che io faccia qualcosa per i bambini, oltre a offrire un sostegno finanziario, ovviamente."
"Sì, ma mostrare preferenza per un solo bambino piuttosto che per un altro non è consigliabile"sottolineò Sakura, congratulandosi con se stessa per aver trovato un argomento perfettamente plausibile. "La bambina che ti ha mandato il disegno è solo un fra i tanti che cercano di attirare l'attenzione. Faresti male e non bene dedicando la tua a una in particolare."
"E se invitassi tutti i bambini qui a Palazzo?" propose lui. "In questo modo, nessuno si sentirà escluso."
"Io... Io..." Sakura esitoe, ormai in procinto di sprofondare nella buca.
''In effetti, durante il alla per la raccolta di fondi mi è venuto in mente che mancavano gli ospiti più importanti, cioè i bambini. Ho già discusso di questo ieri sera con il mio segretario."
In qualche modo, Sakura riuscì a costringere la sua voce a cooperare. "Ti sembra una buona idea?" domandò. ''I bambini sarebbero intimoriti dall'atmosfera di Palazzo. Voglio dire, il protocollo reale è già abbastanza pesante per gli adulti..."
"Mio padre faceva tutto nello stretto rispetto dell'etichetta, io intendo agire diversamente" sottolineò Sasuke. "E per iniziare, cosa c'è di meglio di invitare a Palazzo i piccoli ospiti di un orfanotrofio che si trova a pochi passi dalla reggia?"
"Bene, in realtà non sono pochi passi, è quasi attaccato alla prigione."
Sasuke si massaggiò il mento. "Questi è vero''concesse. "Comunque voglio parlarne con te durante il pranzo.'' Allontanò una sedia dal tavolo. "Accomodati" la invitò.
"Grazie" replicò lei, immansamente lieta di potersi sedere visto che le gambe le fermarono tanto da farle temere che non l'avrebbero sorretta ancora a lungo.
Lo guardò mentre prendeva posto a sua volta , e intenzionalmente le sfiorava le il ginocchio con il suo. Tirò un profondo respiro e spostò la sedia un po' indietro, ma ciò non le impedì di continuare a percepire il calore che si sprigionava da lui.
Sasuke suonò un piccolo campanello e, come per magia, apparve Shikamaru che spingeva un carrello pieno di Piatti coperti, oltre a una bottiglia di acqua minerale e una di fino bianco ghiacciato.
Sakura giocherellò con il bavero della sua giacca mentre il segretario serviva loro pesce alla brace accompagnato da un'insalata greca e da panini ancora caldi.
"Desidera del vino?'' le domandò l'uomo.
"No, solo acqua per favore."
"Grazie,Shikamaru" disse Sasuke quando il segretario riempì il suo bicchiere di vino, e quello di Sakura di acqua. "È stata confermata la data per l'evento di cui abbiamo parlato?"
"Sì, Altezza" confermò il giovane segretario, porgendogli un foglietto.
Sasuke annuì e ripose il foglio in una tasca. "Sei stato molto efficiente, come al solito" si complimentò. ''Ben fatto."
L'uomo chinò il capi e uscì dalla stanza, avendo cura di richiudere la porta alle sue spalle.
"Non bevi più alcolici, Sakura?" si informò Sasuke, sollevando il suo calice.
Sakura osservò le bollicine che danzavano nel suo bicchiere e si chiese se mai sarebbe stata in grado anche solo di assaggiare un alcolico senza provare vergogna. In passato, aveva fatto fante cose in stato di ebbrezza che mai avrebbe compiuto normalmente. Scosse la testa pensando a quante persone aveva calpestato, incluso Sasuke. Lei era sempre stata l'anima della festa, più allegra e più spensierata man mano che i drink le venivano offerti. Le sue preoccupazioni si erano attenuate a ogni sorsi e, sebbene le emicranie del mattino successivo erano state sgradevoli, era stata pronta ad accettare qualche inconveniente pur di godere del temporaneo sollievo che l'alcool le dava.
"Ho del tutto perso il gusto per gli alcolici mentre ero in prigione" replicò. "Da allora, non ho più toccato un goccio."
"Il che è un bene" commentò lui. "Anche io non bevo più come quando ero ragazzo. Immagino che siamo cresciuti, giusto? Un bicchiere di vino a pranzo è sufficiente per tutta la giornata."
Sakura assaggiò l'insalata. "Vedi più nessuno del gruppo che frequentavamo?" domandò poi, riferendosi ai festaioli dell'alta società con cui di tanto in tanto si incontravano. Era pronta a scommettere che lei fosse stata l'unica a finire in carcere con un'accusa di omicidio. Gli altri erano come Sasuke, in giro per divertirsi fin quando il dovere non li aveva richiamati. Non come lei, che aveva cercato una distrazione per non pensare a quanto non era stata in grado di affrontare.
"Ogni tanto mi capita" rispose Sasuke, "ho rapporti di lavoro con alcuni di loro. Ino Yamanaka invece non abita più qui, ho sentito dire che ha sposato un pittore milionario."
Sakura sorrise. "Se ricordo bene, lo scopo della sua vita era accalappiare un marito ricco, specie se anche un pittore." pensò lei, ricordava ancora la vanità della donna.
"Infatto, però era simpatica. Mi piaceva, non cercava di mascherarsi. Era esattamente come la vedevi."
"Al contrario di me." Sakura non sapeva cosa l'avesse spinta ad affermare una cosa simile, e tanto meno spiegarlo a Sasuke. Abbassò la testa per sottrarsi allo sguardo penetrante di lui e riprese a mangiare, ma non aveva più fame.
"Raccontami cosa accadde quella sera."
Sakura fissò il suo piatto e desiderò essere ovunque ma non lì. Perché dovevano parlare del passato? Non era possibile cambiarlo. Era stato proprio quello il problema d'origine.
Non poteva cambiare nulla.
"Preferirei non farlo" disse, e appoggiò la forchetta sul piatto.
"Litigaste, o qualcosa del genere?" incalzò Sasuke.
"Qualcosa del genere" mormorò Sakura, evasiva. "Ho detto che non voglio parlarne. Quello che è fatto è fatto. Non mi paice ricordarlo."
"Deve essere stata un'esperienza terribile per essere portata via così."
Sakura gli lanciò un'occhiata risentita. "Non mi sembra di averti visto tra la folla, pronto a offrirmi il tuo aiuto." lo accusò.
"E tu lo avresti accettato se te lo avessi offerto?" ribadì lui. "Mi intimisti di non cercati mai più, questo lo rammenti? In ogni caso, trascorsi doversi mesi all'estero quando tu troncato la nostra relazione. Non sapevo nulla di ciò che avveniva sull'isola, i miei famigliari non le pensarono di informarli dato che erano all'oscuro della nostra storia. E quando tornai, mio padre aveva già ordinato a Hinata di interrompere ogni rapporto con te, poi la spedì a studiare a S'una senza concederle il tempo di dire una sola parola di protesta."
"Così tu mi hai lasciata marcire in prigione perché non volevi che tuo padre scoprisse che avevamo avuto una relazione" mormorò leicon tono amaro.
"Nulla di più sbagliato" la contraddisse lui. "Perché non ti sforzi di esaminare la faccenda dal mio punto di vista?"
Sakura spinse la sedia all'indietro con tanta foga che il tavolo vacillò e il vino fuoriuscì dal bicchiere di lui.
"Oh, ma io lo faccio'' replicò alzandosi. " Fino a pochi mesi fa, io ero solo un individuo senza nome rinchiuso in una cella. Qualcuno che aveva fatto parte del tuo passato, ma che tu non avevi avuto il coraggio di difendere. Ora scopri che io lavoro presso l'orfanotrofio che hai deciso di finanziare, e ritieni opportuno gettare acqua sul fuoco in modo da convincermi a non rivelare ai giornalisti la nostra sordida storia clandestina."
"Non mi importa nulla della mia reputazione" sottolineò Sasuke, gli occhi scuro che riducevano. ''Ma mi preoccupo per la mia famiglia. Comportarmi in modo adeguato a un futuro re è per me un obbligo nei confronti delle generazioni di Uchiha che mi hanno preceduto."
"Dunque è per questo che stiamo pranzando dove nessuno potrà vederci? Per salvaguardare l'onore della tua famiglia?"
"Piuttosto stavo pensando alla tua sicurezza." precisò lui. ''Ti ho detto ieri sera che molte persone influenti alla nostra società ritengono che dovresti essere ancora in galera."
"Ma ci sono stata in galera!" esclamò Sakura. "Pensi che riuscirò mai a dimenticarlo? Sono segnata per sempre come la figlia che ha ucciso il padre. Noto come le persone mi guardano. Cambiano marciapiede pur di non passarmi accanto. Non dirmi che non sono già stata punita abbastanza. Dimmi tutto, ma non questo."
Sasuke si alzò e tentò di avvicinarsi, ma lei arretrò. "Per favore" sussurrò. Era vicina a supplicare, e si priva per quello. "Dammi un momento.... Per favore."
Sasuke strinse i pugni per impedirsi di tendere le mani verso di lei. Desiderava confortarla, dirle che le cose sarebbero migliorate ora che era libera, ma no era certo che Sakura gradisse sentire quelle parole proprio da lui. E, in ogni caso, non er a neanche certo che corrispondesse a verità. Avrebbe voluto anche aggiungere di essere rimasto sconvolto nell'apprendere della morte del padre e dell'accusa mossa nei suoi confronti. A quel tempo aveva pensato che la sua Sakura non avrebbe mai fatto una cosa simile. D'altra parte però non l'aveva ritenuta nemmeno capace di tradirlo, così come invece lei stessa aveva confessato di aver fatto il giorno prima della morte di suo padre. Era passata dal suo letto a quello di molti altri uomini, forse aveva persino riso alle sue spalle. Soffriva ancora ripensandoci, anche se erano passati degli anni. Lei non era la donna di cui si era innamorato, perché quella donna era esistita solo nella sia fantasia. Era stato folle e cieco non rendendosi conto della sua vera natura. Sakura aveva recitato il ruolo dell'amante devota, e lui si era lasciato abbindolare.
Ma chi era Sakura Haruno adesso? Aveva trascorso cinque anni in prigione e undici mesi in libertà sulla parola, esperienze che avrebbero cambiato chiunque, e forse ance in meglio. Nel suo caso, i giorni in cui viveva sfruttando la ricchezza del padre erano finiti da tempo. La fortuna di Kizashi era stata divisa fra lontani parenti, Sakura era rimasta senza un soldo.
Però finché il genitore era stato in vita, lei aveva speso allegramente somme spropositate, come se fosse suo diritto farlo. Tante voltele aveva consigliato di lavorare, di costruirsi un futuro autonomo, ma lei si era limitata a ridargli in faccia, e a dichiararsi perfettamente soddisfatta della sua esistenza da parassita.
Ora invece sembrava che apprezzasse il suo impiego all'orfanotrofio, ma cosa sarebbe accaduto ha volta terminato il periodo di libertà sulla parola? Come avrebbe fatti a ricostruirsi una vita decente dopo essere stata condannata per aver ucciso suo padre?  

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