13-"Harry", diceva...

37 4 0
                                    

"Harry", cercai di accarezzare, toccare "Harry" come la scorsa volta, senza risultato. La mia mano attraversava il corpicino del bimbo, come se fosse una nube di vapore. Come se fosse un sogno, ma qualcosa mi suggeriva, che non era effettivamente un sogno. Chimatela pazzia, ma io sapevo di essere sveglia. Sapevo, inoltre, di essere pazza. Si, in quel momento capì. Capì che si trattava tutto della mia mente, che giocava brutti, orribili, malvagi e terrorizzanti scherzi. Pensai alle cause: la mancanza della famiglia, l'essere completamente isolata...
Ad interrompere i miei pensieri, fu un tonfo che partiva dal retro della sala. Un uomo aveva fatto irruzione e, come i precedenti, aveva attraversato il mio corpo, come se niente fosse. L'uomo che ai miei occhi appariva con una giacca ottocentesca, occhiali tondi da miope, un lungo bastone tenuto tra le mani, dei guanti candidi ed un cappello alto e nero, prese la donna per i capelli, trascinandola fuori nel fango. La donna urlava e si dimenava senza successo, mentre il bimbo accanto a me piangeva. Harry, piangeva...
Corsi con il fiatone ed il cuore che martellava forte, davanti le vetrate del salotto, osservando la scena: la donna veniva trascinata nel fango verso un gruppo di contadini, maschi e contadine femmine, che tenevano tra le braccia i propri figli. Gli uomini avevano fra le mani del forconi oppure delle torce accese dal fuoco. Urlavano, tutti la stessa cosa. Non riuscivo a sentire. Corsi, fuori più che potevo , ed intanto l'ammasso di contadini, la stavano portando verso l'ampia valle, circondata dal bosco. Corsi più che potevo verso di loro, con le lacrime che si confondevano alla pioggia e sentivo la mia energia svanire pian piano dal mio corpo. Strinsi il mio cardigan rosa confetto, sul torace. Mentalmente, ripetevo "non puoi cedere ora. Devi farcela."
Stavo per svenire e mi fermai. Vidi un fumo al centro del gruppo. E tutti urlavano felici giù nella valle. Ora riuscivo a sentire cosa stavano dicendo. "Strega", urlavano.
"l'avete bruciata..." sussurai.
"L'avete bruciata" ripetei un po' più forte.
"L'avete bruciata!" Urlai, piangendo.
Mi accasciai a terra, non curando la pioggia che scendeva lungo la mia fronte.
Dopodiché, vidi tutto nero. L'oscurità mi avvolgeva. Quella sciapa oscurità con cui avevo dovuto fare conoscenza altre volte, da quando mi ero trasferita lì.




Good Wednesday, grisly, sad girls...

In the Night.(H.s.)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora