Ottavo capitolo

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Venerdì mattina mi svegliai con un forte mal di testa e i ricordi della sera prima mi travolsero. Controllai subito il telefono per vedere se Simon avesse risposto. Ma rimasi delusa nel trovare solamente un messaggio di mia madre che mi chiedeva come stava andando.

Era stata una settimana davvero lunga, avevo incontrato Jace che all'inizio avevo odiato, ero stata importunata da un ubriaco, avevo scoperto dei sentimenti che Simon provava per me e poi lo avevo perso.

È andata bene.

Risposi semplicemente.

Mi trascinai giù dal letto e mi vestii in fretta.

Avevo appena superato il cortile della scuola quando qualcuno chiamò il mio nome. Sentii un colpo al cuore

No, non era stato Simon a chiamarmi.

-Ciao-

Jace mi prese per la vita e mi fece girare verso di lui. Poi mi baciò. Un bacio semplice.

E appena aprii gli occhi per guardare lo spettacolo che era il mio ragazzo scorsi Simon. Era in piedi, di fronte a noi. E ci guardava male. Mi guardava male.

Mi staccai da Jace con un salto, come se le sue mani mi avessero bruciata.

-Mi dispiace- dissi poi a bassa voce senza sapere bene a chi lo stessi dicendo. Con la coda dell'occhio mi sembrò che Jace mi stesse lanciando uno sguardo di pure rabbia, ma quando lo guardai vidi la malevolenza nei suoi occhi.

-Jace...-

-No, prego, seguilo pure. Accarezzagli la testa e digli che è ancora il tuo amichetto superspeciale. Non è quello che vorresti fare?-

-Smettila di fare così-

Il sorriso di Jace si allargò -Così come?-

-Come se niente ti potesse mai toccare. È come se non provassi mai nulla.-

-Forse avresti dovuto pensarci prima di baciarmi quella sera, allora-

-Io ho baciato te?- dissi guardandolo incredula.

Jace mi guardò con una scintillante malizia  -Non preoccuparti, nemmeno per me è stato così memorabile-

Lo guardai allontanarsi. Sentivo il bisogno di scoppiare a piangere ma anche di inseguirlo e tirargli un calcio negli stinchi. Ma sospettavo che entrambe le cose gli avrebbero fatto solo più piacere così mi diressi dove pensavo fosse andato Simon.

JACE'S POV

Mi allontanai da Clary a grandi passi. Ero soddisfatto della mia uscita di scena, ma questo non voleva dire che fossi meno ferito di quanto dimostravo. Però io lo sapevo, essere amati significava essere distrutti.

-Jace- mi chiamò Aline

Non avevo mai pensato che quella ragazza provasse interesse per me. Ma da quando Clary aveva insinuato che tra me e lei ci fosse qualcosa, avevo cominciato a notare come mi stesse sempre attaccata, e non come amica. Poco male, divertirsi un po' non significava amare.

Mi avvicinai ad Aline e le cinsi le spalle con un braccio. Lei sembrò sorpresa ma poi si rilassò.

CLARY'S POV

Svoltai verso destra dopo il cancello della scuola e lo vidi.

Stava seduto sul muretto con lo sguardo verso il basso. Questa vista mi fece ricordare di un episodio avvenuto circa 10 anni prima.

Ero io quella seduta che guardava in basso. Me ne stavo su una panchina di Central Park a rigirarmi le mani per scaldarle, o per il nervoso, non riuscivo a ricordarlo. Stranamente non era molto affollato. Quella mattina mia madre aveva portato me e Simon lì ma, per qualche stupido motivo, avevo litigato con lui e me ne ero andata in un luogo dove pensavo che non mi avrebbe trovata. Lui invece lo aveva fatto. Dopo 1 minuto l'avevo visto che si sedeva affianco a me e mi porgeva il mignolo per fare la pace. Io avevo riso, ricordai, ed eravamo tornati insieme da mia madre.

Con questo ricordo impresso nella mente mi avvicinai a lui e quasi d'impulso ripetei quel gesto infantile.

-Pace?-

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