Dodicesimo capitolo

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Sabato mattina faceva più freddo del solito, il sole era coperto dalle nuovole. Mi svegliai sul tardi e mi vestii. C'era un posto dove mi piaceva particolarmente passare il tempo, era un negozio di libri e CD di seconda mano, un luogo tranquillo e semplice dove andavo quando non volevo stare a contatto con il caos di Brooklyn e soprattutto quando cercavo l'ispirazione per un nuovo disegno. Presi la giacca di pelle e il blocco e uscii di casa. Prima di andare al negozio, passai in caffetteria e ordinai due caffè latte (uno per me, l'altro per il proprietario del negozio). Arrivata, salutai Martin che mi indicò un angolo libero dove potevo appoggiarmi, lo ringraziai appoggiando il caffè affianco alla cassa e andai a sedermi.

Cominciai tracciando delle linee morbide e altre più dure e senza accorgermene dopo una decina di minuti, il volto di Jace prendeva forma sul foglio. Mi accorsi solo dopo un po' di aver disegnato gli occhi troppo vicini quindi strappai il foglio dal blocco e lo appallottolai pronta a ricominciare. Feci più tentativi ma ogni volta gli occhi mi uscivano male, troppo distanti, troppo vicini e sempre spenti, vuoti.
Alla fine fui distratta dalla notifica di un nuovo messaggio, era Simon:

Stasera pizza e cinema?

Si
Risposi io.

Viene anche Isabelle, tu perché non inviti lo stalker di ieri sera?

Sorrisi poiché si riferiva probabilmente a Sebastian, dedussi che mi aveva vista anche lui al Pandemonium.

Alla fine, pensai, che non fosse una cattiva idea. E poi non volevo comportarmi da maleducata con Sebastian, infondo lui con me era stato gentile.

Ciao stalker, che ne dici se stasera prendiamo una pizza e ci vediamo un film con dei miei amici?

Premetti invio e appoggiai il telefono per continuare il disegno. Stavo per ricominciare da capo quando fui distratta da un finto colpo di tosse. Jace era a due passi da me, osservava un foglio stropicciato che teneva fra le mani. Era uno dei disegni che avevo scartato.

-Bello- commentò -Ovviamente è più facile che tu abbia buoni risultati se scegli un soggetto come me-

-Di che tipo di soggetto stiamo parlando?- risposi mascherando l'imbarazzo, dopotutto che lo stessi disegnando non voleva dire niente, disegnavo continuamente Simon, mia madre e Luke, avevo perfino alcuni ritratti della mia vicina di casa Dorothea.

-Un soggetto estremamente affascinante- rispose lui mantenendo un aria divertita e sarcastica.

-Comunque che ci fai qui? Non ti ho mai visto in questo posto- era impossibile che si trattasse una coincidenza

-Ho chiesto a Simon dov'eri, e lui mi ha suggerito di cercarti qui. Credo di non stargli troppo a genio-

-Quindi perché sei venuto?- dissi chiudendo il blocco da disegno.

-Mi chiedevo se ti andasse di uscire stasera- Disse con un sorriso stampato in faccia.

-Ho altri impegni- risposi liquidandolo.

Mentre rispondevo mi arrivò un'altra notifica. Questa volta era Sebastian.

Jace fu più rapido e afferrò il telefono prima di me. Lesse ad alta voce il messaggio.

-Ci sto, sembra che stasera dia un temporale. È la serata giusta per chiudersi in casa- poi spostò lo sguardo su di me e alzò un sopracciglio -Lo conosci da una sera e già lo inviti a casa tua?- chiese scuotendo teatralmente la testa con un volto deluso.

-Non lo invito a casa mia e ci saranno anche Simon ed Isabelle con noi, andiamo a vedere un film a casa di Simon. E comunque a te questo non dovrebbe interessare-

Jace rise e mi passò il cellulare. -Comunque dobbiamo vederci per forza domani, il progetto va consegnato lunedì mattina e io non so ancora cosa scrivere. Diamoci una mano a vicenda, per favore- chiese nel modo più gentile che poteva.

-Va bene- risposi alla fine esasperata, sapevo che non gli interessava nulla del progetto. -Ah puoi tenerlo se vuoi- dissi indicando il disegno che aveva ancora in mano -ma gli occhi sono venuti male- e detto ciò presi tutte le mie cose e mi avviai verso l'uscita.

Quello stesso pomeriggio Izzy mi chiamò per avvisarmi che ci saremmo incontrati a casa sua anziché da Simon. Pensai di non dovermi preoccupare dato che Jace sarebbe sicuramente uscito per quell'ora, anche se un po' speravo che mi vedesse così avrei potuto sbattergli in faccia che ero andata oltre, così come lui mi aveva sbattuto in faccia la sua "relazione" con Aline il giorno stesso che avevamo litigato.

In soggiorno Luke sedeva sul divano, doveva essere tornato da poco perché la sua valigia era ancora all'entrata. Lo raggiunsi e mi stesi appoggiando la testa sulle sue gambe. Stava sfogliando un album di famiglia.

-Scusami, oggi mi sento un po' nostalgico- affermò sorridendomi da dietro la copertina dell'album.

-Cos'è che ti manca di più?-

-La giovinezza, la spensieratezza dei tempi passati-

-Così sei poetico- risposi cercando di sdrammatizzare, poi decisi di chiedere una cosa che mi balenava ultimamente in testa
-Conoscevi mio padre? Prima che morisse, intendo, eravate amici?-

Lui sospirò poggiando sul tavolino l'album ed io mi rialzai e mi misi a sedere di fronte a lui.

-Io e tuo padre eravamo migliori amici, poi, per così dire, ci siamo persi di vista e quando ho saputo della sua morte io e Jocelyn ci siamo incontrati di nuovo per la prima volta dopo tanti anni-

-E lui com'era? Mamma evita sempre l'argomento- spiegai anche se immaginavo che lui lo sapesse bene ormai.

-Lui era un uomo intraprendente e determinato, sapeva essere un buon amico e un buon marito quando voleva-

-Che intendi?- chiesi non capendo l'ultima affermazione.

-Lascia perdere, come sai anche tu, a tua madre non piace parlarne e ti ricordo che la sua camera è a 5 metri da qui-

Annuii poco convinta, ma decisi comunque di lasciar perdere. -Come sta Amatis?- chiesi alla fine.

-Ha alti e bassi, i dottori non sanno ancora se riuscirà a rimettersi-

Lo sguardo era vuoto ma la sua voce, notai, tradiva tristezza.

City of an endless loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora