CAPITOLO 4

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'Alzati, maggie è tardissimo, meggiee alzati tesoro sbrigati o farai tardi a scuola!' Mi grida mia mamma io con jn occhio solo guardo l' ora al cellulare 7:20 "oh cazzo" penso tra me mi sono addormentata sulla scrivania mentre studiavo Lincoln.
Mi alzo tutta affannata infilo le cose nela borsa e corro alla fermata dell'autobus, riesco a salire un secondo prima che chiuda le porte.
'Ehy buon giorno' dice Penny ridendo 'buongiorno' le rispondo col fiatone io.
'Bell'inizio, secondo giorno di scuola e già sono in ritardo'mi butto  sul sedile accanto al suo ' voglio morire' lei ride.
Per il resto del viaggio le narro tutta la bellissima storia di Lincoln, o almeno quel poco che sono diuscita ad assimilare.
Lei, per quanto potesseessere noiosa la storia, sembrava qasi interessata, ma sono sicura che lo faceva solo per darmi soddisfazione.
Arriviamo a scuola a pelo, mentre suona la campanella corriamo nella nostra aula e ci sediamo accanto.
Oggi abbiamo tutti i corsi insieme quindi la giornata deve migliorare.
Non appena mi siedo vedo quella di matematica entrare in classe.
Tutti i miei compagni si alzano e la salutiamo.
Lei non ci risponde nemmeno che inizia a spiegare a botto, roba di cui nemmeno temevo l' esistenza.
Di tutto quello che ha detto non ho capito nemmeno il nome.
ODIO LA SCUOLA.
Io e Penny ci scambiamo un breve sguardo confuso. Nè io nè lei siamo mai andate matte per la matematica.
Quando suona la campanella sento i miei neuroni fare un sospiro di sollievo.
'Finalmente è finita' dice Penny sospirando di sollievo ' non ne potevo più!, ma poi che roba è? Io voglio diventare una stilista non credo mi chiederanno mai come si calcolano le equazioni astrali' si butta sulla sedia in segno di disperazione.
Rido e le crollo a dosso in segno di consolazione.
Non faccio in tempo a fare nient' altro che entra il professore d' italiano.
Tutti si alzano in gesto di saluto.
Lui per lo meno ci risaluta e ci da il buongiorno.
Ma anch lui si limita a quello.

Comincia a ritirare le ricerche su Abramo lincoln, non appena finito di ritirare torna alla cattedra e inizia a fare domande a caso a giro per la classe, tutte domande a cui sapevo dare una risposta ma ovviamente come ogni interrogazione a tappeto che si rispetti, a me è toccata l' unica domanda a cui non sapevo dare una risposta.

Eccolo là, in un angolino del mio astuccio super cute, IL DISAGIO , tutti mi guardavano aspettandosi la risposta, ma ovviamente io non sapevo rispondere. 'Signorina Pergrinton' mi richiama il prof 'eh?! Si?' rispondo io un po' frastornata ' Quando viene eletto Abramo Lincoln?' in preda al panico dò una lieve gomitata a Penny in cerca di un suggerimento; tentativo perduto perchè di tutto quello che ha detto ho capito solo 'milletcenttuno'  nel tentativo di schivare l' ostacolo della data, mi divago in discorsi riguardanti il motivo della sua elezione, aspettando che a) mi venisse l'illuminazione divina ricordandomi la data b) il mio cervello riuscisse a rielaborare quel milletcenttuno per dargli un senso logico.

Mentre degli omini dentro il mio cervello iniziano a smontare qualsiasi tipo d' informazione nel tentativo di ritrovare quella data, il professore mi rivolge l' ennesimo invito a rispondere alla sua domanda in modo chiaro.

'Signorina Pergrinton, ha intenzione di rispondermi o vuole divagare ancora? In tal caso passerei la parola a qualcuno che non si è limitato a fotocopiare la pagina di wikipedia riguardante Lincoln, ma che lo ha anche studiato.' io mi limito ad abbassare lo sguardo e lui volge la domanda ad un altro.

Ero così maledettamente imbarazzata che non riuscivo a seguire.

''DRIIIIIIIIIIN'' suona la campanella di fine lezione; finalmente dovevo uscire all' aperto e respirare, non avrei sopportato un altro secondo a sedere a quel banco così composta.

Una volta posati i libri nell' armadietto in corridoio io e Penny ci dirigiamo verso la fermata dell'autobus a braccetto.

'milletcenttuno?!' chiedo a Penny guardandola di lato lei ride '1881 scema!'  aaah ora era tutto chiaro 'potevi dirmelo prima?!' dico con voce isterica.

In autobus non facciamo altro che parlare di cose a caso, qualsiasi cosa ci passi per la testa la diciamo e da lì, si apre un dibattito o un monologo condiviso, dipende dai casi.

Ci capita spesso di condividere ogni cosa ci salti per la testa, è per questo che ci confidiamo tutto, siamo troppo abituate a pensare a voce alta l' una con l'altra che non riusciamo ad avere segreti.

Una volta a casa mangio qualcosa con mio fratello e poi mi chiudo in camera mia con la musica nelle cuffie. La giornata prosegue tranquilla, mi limito a studiare alcuni argomenti di matematica, cercando invano di capirci qualcosa e subito dopo cena mi infilo nel letto con Bruno Mars nelle cuffie e mi addormento cullata dalle note di Merry you.



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