Avevo passato tutto il giorno, e metà mattina del giorno seguente a pensare a Karma, Elia e a ciò che voleva fare. Non riuscivo ancora a capacitarmi di quanto potesse essere egoista. Almeno quanto Stephanie.
Quando finii di fare colazione mi tornò in mente l'appuntamento che avevo alla sera con Walter. Non mi andava onestamente di mettermi in ghingheri. In più non avevo intenzione di sedurlo, e farmi sedurre. Onestamente, per un po' volevo evitare gli uomini, i sentimenti e il sesso. Sarebbe stata una cena a casa sua? Avrei portato un film e ci sarei andata in pigiama. Okay non letteralmente in pigiama, ma vestita normale. Ne tacchi ne vestiti scosciati.
Andai in camera mia, cominciai a fare ricerche sulle due pasticcerie. Carlo mi aveva mandato un'e-mail dettagliata con indirizzi e vari siti web.
Quella a Parigi si chiamava, "Maison de plaisir", era una piccola pasticceria, con i classici tavolini in ferro battuto all'esterno, le veneziane fuori e tanti fiori. Internamente era molto vintage. Adoravo quello stile. Mentre la pasticceria a Barcellona si chiamava "Confiterìa" uno stile semplice, aveva palme dipinte sulle pareti, era uno stile hawaiano con dolci strani, agro dolci e tanti tipi di sapori differenti. Ero attratta dall'allegria spagnola, le feste, il mare, stare alzati fino tardi. Ma forse dentro di me sapevo che sarei stata meglio a Parigi. La tranquillità parigini. La finezza delle persone. Il negozietto vintage, in cui le commesse avevano divise meravigliose, e servivano deliziosi cupcakes o macaron in piccoli piattini di porcellana.
Cominciai ad aprire il modulo d'assunzione della pasticceria Francese, lasciai la pagina aperta. Andai a fare la doccia. Stetti in bagno circa un'ora. Tra shampoo, depilata mensile, e la mia dose di crema per il corpo.
Uscita fuori mi sentivo purificata. E nonostante la preoccupazione che avevo per Elia e sua figlia, mi sentivo più leggera. Ora finalmente sarei potuta andare via. Avrei avuto un lavoro e una vita autonoma. Senza vincoli.
Guardai il cellulare, due chiamate perse:
Elia
Filippo.
Filippo? Perché mi chiamava? Perché doveva rovinare la mia pace interiore finalmente riacquisita?
Lo richiamai, volevo sapere che intenzioni aveva.
"Cosa vuoi Filippo?", stette in silenzio per quale secondo, poi si decise a parlare. "Rose. Mi manchi." Sbuffava, sembrava stanco, triste, io non parlavo, "La ristrutturazione della pasticceria è finita. Vieni a Capri Rose, risolviamo tutto. Ti scongiuro." Mi sedetti sul letto, affranta, mi mancava la forza di rispondere. Perché nella mia vita non potevo trovare un ragazzo che non mi creasse problemi? Un uomo maturo, che potesse darmi tutto, senza però deludermi. Cosa avevo fatto di sbagliato? Ero triste, avrei davvero voluto risolvere quella situazione con Filippo, io l'amavo ancora, ma al contempo ero stanca di dover soffrire. Di aver paura di fidarmi. Non appena riuscivo ad aprirmi, a fidarmi di qualcuno, quest'ultimo mi deludeva. Non volevo più rivivere quei momenti, non volevo più soffrire per un uomo. Volevo stare alla larga dall'amore. Almeno per un po'. Almeno fino a quando le mie ferite non si cicatrizzavano. "Mi dispiace Filippo, almeno per ora non sono pronta a perdonarti e a ricominciare. Non chiamarmi, ciao."
Riattaccai, telefonai ad Elia, "Pronto Rose? Come stai?"sbuffai, "Che cosa ce Elia? Perché mi hai chiamata?", sentivo voci in sottofondo, "Volevo solo sapere se mi odierai ancora per molto." Mi venne da sorridere, ovviamente sarcasticamente, "Ti odierò fino a quando avrai intenzione di fare una cosa del genere alla tua bambina. Mi auguro che tu sia tornato in te stesso." Stette in silenzio, "Non lo so Rose. Ma non sei tu a decidere della mia vita. Quindi okay, se le cose stanno così, odiami pure. Non mi importa. Ciao."
Riattaccò.
Da quello che aveva detto, avevo ampiamente intuito che avrebbe dato via Karma. Era una scelta sua. Aveva ragione. Non potevo impedirglielo. Non potevo impedirgli di fare l'errore più grosso della sua vita.