Capitolo nove

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Mi svegliai alle 12:00, l'orologio sul comodino di fronte, me lo ricordava. Non era il mio comodino però.

Giusto. Ero da Walter.

Mi alzai, ero scalza, avevo i piedi congelati, e anche le gambe. Andai al piano di sotto ed entrai in cucina.

"Ehi..." stava preparando una specie di brunch. Colazione-pranzo. Sentivo profumo di uova strapazzate, bacon e spremuta d'arancia. Mi sedetti alla tavola, già perfettamente apparecchiata. Panini, brioche, Nutella, marmellata, latte, caffè. Di tutto. Cominciai dalla brioche, mentre aspettavo le uova. Lui non proferiva parola. Era sexy anche mentre cucinava.

"Dormito bene?" lo guardai, stavo bevendo la spremuta, "Si certo. Avevo solo dimenticato dove fossi." Sorrise, mi porse il piatto.

Mangiai come un'affamata.

"Avevi fame eh." Sorrisi, 'parecchia' , pensai.

Mangiammo in silenzio.

Ero pienissima.

Poggiai i piedi sulle sue gambe, gli sorrisi. Cominciò a massaggiarmi i piedi. "Sono ghiacciati Rose. Sei un cadavere." Risi, effettivamente ero sia pallida che fredda. Poi tirò la mia sedia verso di lui. Ero praticamente con le gambe aperte, poggiate alle sue cosce. La sua mano sopra il mio ginocchio. Saliva. Saliva.

Altro sesso. Sulla tavola. Sull'isolotto in cucina. Sul divanetto in cucina.

Mio dio quanto adoravo stare in quella casa.

Mi riaccompagnò a casa, ci salutammo con un bacio tutt'altro che casto, scesi e mi precipitai in camera mia. I miei genitori fortunatamente non c'erano, nemmeno mio fratello. Entrata in camera accesi il pc, poi andai a fare una doccia calda.

Uscita, guardai le e-mail.

La pasticceria francese aveva, ovviamente, accettato la mia candidatura.

Mi scrissero in italiano tutte le info:

" Siamo lieti di accoglierla nel nostro bar/pasticceria, nel ruolo di cake designer.

Le offriremo un contratto fisso, scanso vari imprevisti. Il suo primo giorno di lavoro sarà il 22/02/2016 alle ore 08:30. Le invieremo un biglietto aereo a nostre spese. Cordiali saluti.

Maison du placir"

Un momento.

Parigi.

Padre di Stephanie.

Stephanie viveva a Parigi.

Dannazione come avevo potuto dimenticarlo? E anche Elia come aveva potuto dimenticarlo?

Lo chiamai.

"Elia, vieni da me subito." Riagganciò. Probabilmente era un Sì.

Dopo circa mezz'ora, bussò alla porta.

Lo feci entrare e accomodare in camera mia.

"Allora, Rose? Perché sono qui? Stavo preparando i bagagli. Tra una settimana e mezza parto." Lo indicai, "Ecco è questo il problema. Parto anche io tra circa due settimane, per Parigi." Sorrise, "Non è questo il punto Elia. Il punto è che Stephanie è a Parigi cazzo. Come abbiamo fatto a dimenticarlo? Dovevamo scegliere un'altra meta. Io non voglio incontrarla. Assolutamente no." Si alzò dal letto.

"Allora andiamo a Barcellona. Cercherò lavoro li..." lo guardai senza capire. "Come puoi annullare ogni cosa? Il contratto di lavoro, di affitto, il biglietto aereo? Perderesti un sacco di soldi Elia." Fece spallucce, "Non mi importa... Onestamente mi era passata di mente Stephanie. E nemmeno io ho voglia di incontrarla..." mi sedetti accanto a lui. "Magari non vive neppure li... Magari si è trasferita... Perché dobbiamo cambiare le nostre vite per lei? Dobbiamo rinunciare a tutto per lei? Okay basta. Noi andiamo e basta. Non ho intenzione di complicare tutto per il fantasma di Steph." Sorrise, mi baciò la guancia, "Se dovessimo incontrarla la ignoreremo." Annuii.

Rose's Dream 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora