Nel trambusto generale, Eluana penzolava priva di coscienza e immersa completamente nell'altro mondo, quello che si era momentaneamente costruita. Fluttuava nell'aria in modo disordinato e a lei pareva di essere strattonata di qua e di là. Lentamente iniziò a percepire un suono provenire dalla strana linea scura in fondo a quell'orizzonte variopinto, una leggera vibrazione l'attirava a sé e cercare di ignorarla era praticamente impossibile. La melodia si fece sempre più nitida fino a quando Eluana cominciò a sentire una musica distinta di pianoforte.
Tasti bianchi e neri volteggiavano attorno a lei, come una sorta di lunga ferrovia sospesa nell'aria, ed erano premuti da una mano invisibile che li schiacciava violentemente, producendo note irregolari e stonate. Quel suono era sbagliato e tutto quel frastuono non c'entrava niente con il suo mondo magico e silenzioso. Eluana cominciò a sentirsi disorientata e la sensazione piacevole che aveva avvertito fino a poco prima stava per svanire.
"Non è possibile," si diceva, "questo è il paradiso, sono finalmente morta, non voglio andarmene da qui, ora sto bene, ora sono libera, ora sono tutto e sono solo io."
Eppure sentiva che qualcosa stava per cambiare, qualcosa la stava attirando.
Il fastidio che arrivava dall'alto era diventato insopportabile e, cercando di divincolarsi da quell'irritante e molesta fitta di dolore, sembrò muoversi ancor più velocemente verso quella sorta di buco nero sulla linea del tramonto. Eluana era ormai persa dentro al suo vortice trasparente di luce e vento, attirata da quella calamita gigante che la privava di una via di fuga e dal destino bizzarro che, ancora una volta, non le lasciava un'alternativa né una possibilità di scelta.
Era sempre più vicina a quell'orrenda bestia, ora la poteva vedere: era una gigantesca voragine che attirava a sé qualsiasi cosa. L'attrazione era talmente elevata che all'interno di quella bocca a forma di imbuto ci finiva tutto quello che era vicino. Perfino la luce. La belva nera inghiottiva tutto. Il cielo non era più azzurro e l'arcobaleno era stato risucchiato a metà. Ormai la fine era vicina, ancora poco ed Eluana sarebbe stata attirata definitivamente da quella forza devastante per essere mandata chissà dove, per essere portata in un'altra dimensione ignota insieme al suo mondo e ai suoi sogni infranti.
In quel preciso istante Marta rinvenne. Scossa da una collega che l'aveva trovata priva di sensi, Marta era sul pavimento ancora umido del ristorante. Ancora un po' stordita e dolorante a causa della caduta, si ricordò subito quanto le era successo. Si mise in ginocchio, prese la sim del proprio telefono ormai in frantumi, chiese alla collega di prestarle momentaneamente il suo e mentre armeggiava con i pezzi del cellulare le raccontò cosa le era accaduto. Con le mani tremanti, compose il numero di Eluana che purtroppo risultava irraggiungibile. Allora compose il numero della scuola dove la segreteria le comunicò, dopo una breve attesa per i dovuti controlli, che Eluana non si era presentata in classe quella mattina.
Marta fu presa dal panico.
«E adesso cosa faccio?» disse alla collega. «Non so dov'è!»
«Chiamiamo la polizia.»
«La polizia? Cosa possono fare?» Marta la guardò dubbiosa.
«Tu chiama!»
Come un automa Marta eseguì. L'operatore che le rispose le chiese con tutta calma i suoi dati.
«Mia figlia è in pericolo,» disse Marta, «vi prego, ha bisogno di aiuto! Vi prego, ha soltanto quindici anni. Fate qualcosa, non so dove sia...»
Tra mille singhiozzi, sorretta dalla collega, con il cuore a pezzi, Marta piangeva a dirotto aggrappandosi con entrambe le mani al cellulare, come alla sua unica ancora di salvezza.
Il poliziotto della centrale operativa aveva davanti a sé il terminale di consultazione con tutti gli interventi che si stavano svolgendo in quell'istante in città. Gli ci volle poco per individuare la pattuglia che si stava occupando dell'emergenza al centro commerciale.
«Attenzione, volante 10, la presunta madre della ragazzina ci ha appena chiamato. Per favore confermate i dati.»
Dall'altro capo della radiotrasmittente un agente confermò che i dati forniti corrispondevano a quelli rinvenuti all'interno di uno zaino di scuola ritrovato sul marciapiede.
«Signora, è ancora in linea?» L'efficiente operatore si rimise in contatto con Marta, che non aveva staccato l'orecchio dal ricevitore.
«Sì, sì, sono qui.»
«Signora, una pattuglia sta venendo a prenderla. La portiamo da sua figlia.»
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Prigioniera Dei Sogni
ParanormalCosa ci fa una ragazza di quindici anni sul tetto di un centro commerciale in una mattina fredda e piovosa? Eluana vuole farla finita perché non riesce più a sopportare l'immenso dolore che si porta dentro da quando ha visto suo padre con un'altra d...