~parte 8~

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Eluana si sentì inghiottire e trascinare da quel vento impetuoso e prepotente. Le particelle che la componevano iniziarono a vibrare e a confondersi. Non sapeva più cosa fosse e cosa stesse diventando. Era un miscuglio di colori evanescenti e cupi al tempo stesso. Gioia e tristezza si confondevano, luce e buio si mescolavano. Sentiva tutto e poi improvvisamente niente. Vedeva tutto e poi diventava cieca, percepiva il suo corpo trasformarsi continuamente e prendere varie forme. La metamorfosi sembrava continuare all'infinito e dentro quella voragine cadeva, cadeva e cadeva sempre più giù, sempre più in profondità.

Non aveva più respiro, non aveva più voce, non aveva più una forma. Il suo era un involucro gassoso e impalpabile ma la mente era viva e urlava di spavento e di terrore. Aveva bisogno di aiuto perché si sentiva impazzire e fu così che, a un passo dalla follia, intravide nella nebbia il volto di sua madre. Soprattutto sentì la sua voce, la sua dolce voce che arrivava da lontano, da un altro mondo. Una voce flebile la chiamava, la cercava. Una voce spezzata dal pianto ma al tempo stesso dolce e rassicurante. La voce della sua mamma.

«Eluana, bambina mia, rispondimi! Eluana, Eluana!»

Marta era seduta accanto al letto di sua figlia all'ospedale. Eluana giaceva inerme e bianca come un lenzuolo, immobile e con gli occhi chiusi, in una camera piccola e silenziosa. L'odore penetrante di disinfettante aleggiava per le corsie e il chiacchiericcio delle infermiere e degli ammalati si perdeva nel lungo corridoio azzurro e bianco.

Marta stringeva le mani fredde di sua figlia e intanto le accarezzava i capelli ancora umidi di pioggia. Sussurrava piano il suo nome e le sue parole erano rotte da un pianto taciturno e liberatorio perché si rendeva conto che aveva rischiato di perdere per sempre la sua bambina e la colpa era tutta sua. La consapevolezza per non aver capito pienamente gli atteggiamenti di Eluana la disarmava e la lasciava nuda, senza più corazze e barriere per difendersi. La donna forte e determinata di un tempo forse era sparita per sempre. Quello che era accaduto la metteva a dura prova.

Marta capiva che le cose non sarebbero mai tornate com'erano prima e allo stesso tempo sentiva che niente aveva più un senso. Il destino l'aveva punita per aver pensato di risolvere le cose da sola, senza l'aiuto di nessuno, quando invece avrebbe dovuto parlare con sua figlia. Quand'era l'ultima volta che lo aveva fatto? Non se lo ricordava nemmeno.

Si era chiusa in se stessa e tutte le sue energie erano state incanalate sul lavoro, per mantenere se stessa e sua figlia. Non aveva mai chiesto a Eluana un suo parere, un suo pensiero sulla vita che stavano conducendo, perché forse aveva paura di quello che avrebbe potuto dire, di quello che avrebbe potuto pensare su tutto quello che era accaduto. Non credeva che il fatto di perdere suo padre per colpa di un'altra donna potesse generare in Eluana un dolore così grande da mangiarle l'anima e mai avrebbe potuto pensare che sua figlia potesse compiere un gesto così assurdo.

Ma non era tutto qui. Nel diario di Eluana Marta aveva scoperto che il suo malessere di adolescente si manifestava in ogni sfaccettatura della vita. A scuola, in palestra, con gli amici, ma soprattutto attraverso i sentimenti. Allora forse era proprio quello il problema di fondo, Marta ne era sicura. Eluana amava intensamente suo padre e la sua fiducia era stata presa a calci in maniera così schifosa e abietta che in lei erano state spezzate tutte le certezze che l'aiutavano a vivere. Una vita improntata sulla chiarezza, sulla verità, sulla forza d'animo e sull'amore era stata spazzata via e, insieme al padre, se n'erano andate anche le emozioni e la capacità di amare.

Marta non le era stata d'aiuto, anzi, in un certo senso l'aveva abbandonata pure lei. Fisicamente in casa era presente, ma alla fine lei e sua figlia erano diventate due estranee. Lei che cucinava ed Eluana che ascoltava la musica nella sua stanza, da sola con i suoi pensieri. Lei che andava a lavorare ed Eluana che si recava a scuola, da sola. Lei che affrontava un secondo turno di lavoro ed Eluana che trascorreva pomeriggi interi a casa o in palestra, ma sempre da sola. Senza amici, senza una compagnia, senza suo padre, senza sua madre.

«Che stupida sono stata! Che razza di madre sono stata fino adesso? Eluana, scusami, scusami,» Marta piangeva sulla mano inerme della figlia. «Finora ho pensato a tirare avanti e basta, senza vedere con gli occhi di una vera madre, senza ascoltare con le orecchie di una madre giusta. Ero cieca, ero sorda... La paura di non farcela a darti tutto quello di cui tu avresti avuto bisogno nella vita mi ha confusa, mi ha disorientata. Mi sono concentrata sulla cosa più sbagliata e ti ho lasciato indietro, sola, smarrita... Oh, Eluana, potrai mai perdonarmi? Tutto questo è successo per colpa mia, tu non c'entri, tu non c'entri nulla... Eluana, perdonami! Bambina mia! Potrai mai perdonarmi?»

Marta piangeva sommessamente, stropicciando le lenzuola che avvolgevano il corpo immobile della figlia.

Alle sue spalle Alex, fermo sulla soglia della stanza, aveva involontariamente ascoltato tutto.

Prigioniera Dei Sogni Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora