Capitolo 22: Il tradimento

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Il mattino seguente ci alzammo molto presto, preparammo le valigie e salutammo tutti in gran fretta. Il viaggio di ritorno fu stranamente molto silenzioso.
"Cambierà mai?" una domanda spezzò quel silenzio assordante.
"Ti riferisci ad Eric?" fu diretta la mia risposta; Nina fece cenno di si col capo.
Rimasi in silenzio qualche minuto, poi risposi; "Non credo lui possa cambiare qualcosa che, in fin dei conti non sa di sbagliare. Credo che certi suoi atteggiamenti siano frutto di un autodifesa inconscia. Credo che una buona parte delle cose che fa, le faccia perché dettate da qualcosa di oscuro che nessuno sa. E' proprio questa una delle cose che mi rende sempre più curiosa. Che mi fa capire che devo andare avanti e perseguire sempre sulla stessa strada, anche se ciò significherà farmi del male."
Nina fece una smorfia di approvazione e continuò a guidare per qualche minuto, poi fummo finalmente a casa.
"Oggi dovremmo avere la solita lezione delle 2 se non vado errata..." perplessa blaterava scendendo dall'auto.
"Siamo quasi a Dicembre e non hai ancora potuto imparare a memoria l'orario?" la mia fu una domanda alquanto retorica.
Portammo le valigie in casa e iniziammo a fare un po' d'ordine qua e la, misi tutti i vestiti in lavatrice e salii in camera.
Quando aprii la porta rimasi sbalordita da quello che i miei occhi stavano ammirando.
Il pavimento era ricoperto di sabbia e piccole pietre da spiaggia, sul davanzale della finestra invece tante conchiglie appoggiate dolcemente e dal soffitto scendevano lunghe e piccole catenine con sopra attaccate le foto della mia spiaggia, era meraviglioso; al centro del letto poi, una grande rosa rossa.
"Nina! Vieni a vedere!" urlai di felicità.
"Che succede?" entrò in camera quasi scocciata. Anche lei rimase sbalordita da ciò che vide.
"Deve essere stato sicuramente Eric!" la mia convinzione era tale da farmi pensare che quel gesto così dolce e romantico fosse stato compiuto da lui in mia assenza.
"Come fai ad esserne così sicura?" Ecco arrivare la domanda della solita guastafeste.
"Non lo so, ma sento che è così!" risposi sempre sprizzando di gioia.
Nina fece una smorfia e poi andò via, io invece mi distesi sul letto e iniziai a ripensare a quel giorno passato insieme, e poi a tutti gli altri. Forse stava realmente capendo quanto fossero importanti per me determinate cose; le sue attenzioni avrebbero potuto farmi dimenticare di ogni cosa escluso il suo sorriso. Lui non era al corrente del mio ritorno a Seattle così decisi di fargli una sorpresa, sistemai i capelli e presi il cellulare poi scesi di sotto.
"Io sto uscendo!" la mia voce risuonò per tutto il salone.
"Dove vai?"
"Faccio una sorpresa ad Eric, passo a trovarlo in ufficio." Risposi felice, nessuno avrebbe mai potuto rovinarmi quella magnifica giornata.
Nina non proferì parola, fece nuovamente una smorfia col viso e tornò a sistemare quel gran disordine che era casa nostra.
Presi un taxi e dopo una decina di minuti mi ritrovai davanti ad un enorme grattacielo.
Quando scesi percorsi l'entrata e andai alla reception.
"Buongiorno... desidera?" chiese quella donna con freddezza e distacco.
Mi sentii un po' stupida e in imbarazzo; "Dovrei vedere il signor Eric Carter" risposi stringendo il giubbotto tra le mani.
"Ha un appuntamento?" aggiunse senza cambiar tono.
"Ehm, no... Ma Eric sa chi sono..." non ebbi il tempo di finire la frase che lei intervenne.
"Mi spiace ma senza appuntamento non posso lasciarla passare, oltretutto in questo momento il signor Eric è impegnato!" il suo tono divenne sempre più aspro e duro, m'intimidii e non ebbi più il coraggio di rispondere.
"Gin! Che cosa ci fai qui?" udii una voce familiare alle mie spalle, era Jeff.
"Jeff, che bello vederti! Dovrei vedere Eric, ma a quanto pare non posso se non ho un appuntamento." Il mio tono fu abbastanza pesante nei confronti di quella dispotica segretaria.
"Non c'è problema, lei può passare!" Jeff fulminò la segretaria con lo sguardo; "Vieni ti accompagno io" aggiunse prendendomi sottobraccio, chiamò l'ascensore e vi entrammo.
"Come mai qui? Devi parlare con Eric di affari importanti?" indagava curioso.
"Devo soltanto ringraziarlo per una sorpresa, non lo distrarrò per molto."
Sorrise. Le porte dell'ascensore si aprirono e Jeff m'indicò l'ufficio. Era infondo ad un ampio corridoio, le pareti erano bianche e tutto intorno l'ambiente era estremamente asettico. Quella grande porta era nera come la notte e aveva due grandi maniglie color argento; senza bussare ne afferrai una e aprii la porta. Entrai.
Quello fu uno dei momenti più brutti di tutta la mia intera vita, Eric mi aveva sorpreso nuovamente ma non in maniera positiva. Infatti dentro quella grande stanza ben arredata lo vidi in piedi accanto alla scrivania, le sue labbra intimamente appoggiate di quelle di Andrea. Si baciavano senza il minimo pudore. Chissà quante altre volte era successo, ma soprattutto chissà se Andrea era a conoscenza del fatto che lui mi aveva sedotta e portata a letto. Capii che era tutto sbagliato sin dall'inizio, lei mi aveva avvertito di non stargli accanto e di allontanarlo perché era suo, non era una bugia ma solo la verità e quindi la ragazza stupida di turno era stata io fino a quel momento. La mia ingenuità mi aveva portato ad andare a letto con lui, a concedergli la parte più intima, delicata e importante per una donna ma soprattutto per me; per l'ennesima volta mi aveva raggirata ma soprattutto era venuto meno al suo patto ovvero quello di non stare con altre donne. Avevo letteralmente commesso un gravissimo errore a fidarmi di lui e delle sue belle parole, cosa mi era successo? Mi ero lasciata ipnotizzare da tutto quello che i miei occhi vedevano in lui ma che in realtà non erano qualità sue.
Quando si voltò e mi vide la sua faccia cambiò espressione, staccò le sua labbra da quelle di Andrea e la scostò da lui con violenza poi prese a camminare verso di me; non lo attesi, mi voltai e presi a camminare verso le scale di servizio.
"Gin! Gin! Aspetta!" mi raggiunse e afferrò il mio polso.
"Che cosa vuoi adesso?" mi voltai e lo guardai dritto negli occhi.
"So che quello che hai appena visto ti farà pensare male di me, ma credimi non è così! Non l'ho baciata io!" il suo tono sembrò quasi essere convincente.
"Sai che ti dico, non m'interessa! Non mi interessa se baci Andrea, se baci la segretaria oppure il tuo cane, no da oggi in poi non m'interessa più! Hai spento ogni entusiasmo che c'era in me, ogni voglia di scoprirti! Ho accondisceso alle tue regole senza mai lamentarmi e senza chiederti nulla, dicendo sempre si e sforzandomi di capire perché eviti e maltratti le persone che per te invece sarebbero pronte a fare grandi cose? Mi sono sempre posta mille domande in silenzio ma non ti ho mai chiesto nulla se non di rispettare il tuo stesso patto, quello a cui oggi sei venuto a meno! Sai che ti dico adesso? Che basta, va bene così. Si chiude tutto adesso, dimenticherò di averti conosciuto e di aver fatto l'amore con te, dimenticherò tutto ma ti voglio fuori dalla mia vita perché a distruggerla sei stato più che bravo."
Dimenai il braccio liberandomi il polso dalla sua presa e iniziai a scendere le scale trattenendo le lacrime.
Lui non proferì una parola, solo rimase li in cima alle scale svuotato da quelle che furono le mie parole.
Uscii da quell'enorme grattacielo e andai verso il parco, cercai una panchina e mi occultai dove nessuno potesse vedermi star male; era solo una cosa mia, mia e basta.
Il cellulare iniziò a squillare in maniera ripetuta, era Eric, ma per quanto mi sforzassi di capire, di perdonarlo, io non ci riuscivo perché ciò che i miei maledettissimi occhi avevano visto mi era bastato per sfatare ogni mito sul suo conto.
Non avevo voglia di sentire nessuno così spensi il cellulare e lo lasciai dentro la borsa.
"La giornata è bella, il parco è affollato e molta gente legge libri distesa al sole, mi chiedo cosa ci faccia tu in una panchina sotto l'ombra di questo grande albero. Non sembra essere un comportamento da te."
Mi voltai e vidi Daniel venire verso di me. Cosa voleva costui da me? Pretendere forse che mi aprissi con lui? Non lo avrei mai e poi mai fatto, o forse si? Perché doveva disturbare quella calma che si era creata attorno a me?
"Certe volte bisogna riflettere trovando un ambiente adatto al proprio stato d'animo!" risposi col viso rivolto verso tutt'altra parte; non volevo mi vedesse gli occhi rossi e gonfi e la faccia ancora unta dalle lacrime.
"Mi sembra inutile che tu stia li a voltarti, so che stai piangendo, ti ho sentita sin da subito, ero dietro a quest'albero e disegnare."
M'imbarazzai un po e rimasi col viso girato; "Non sto piangendo, sono soltanto allergica al polline di quest'albero." .
"Sei una pessima bugiarda, lo sai? Siamo a novembre e quest'albero sta perdendo le sue foglie. Non credo abbia qualche tipo di polline." La sua fu una delle verità più ovvie in assoluto; poi prese a sedersi accanto a me.
"Ti va di parlarne?" la sua voce fu dolce e sentii la sua mano poggiarsi delicatamente sulla spalla.
Avrei dovuto parlarne con lui oppure avrei dovuto dire che era solo un po' di nostalgia? Mi presi di coraggio e aprii bocca.
"Credo di aver perso tempo inseguendo una persona che in fin dei conti non era interessata a me. Ho speso fatiche per questa persona e mi sono impegnata a cercare di capire e comprendere ogni suo gesto. Non ho mai chiesto nulla ne cercato di ottenere qualcosa con secondi fini. Ho agito sempre ascoltando il mio cuore e lui invece mi ha ricompensata facendomi capire che sono una delle tante.
Mi chiedo come mai voi maschi siate così frivoli e superficiali!" conclusi esclamando ciò che pensavo in quel momento.
Daniel fece un mezzo sorriso poi portò la mia testa sul suo petto e prese a parlare; "Non è vero che tutti i maschi sono frivoli e superficiali. Forse il ragazzo che hai conosciuto ti ha dimostrato come sia uniforme la massa di persone dal sesso maschile di questo secolo, ma devi anche che esistono quei ragazzi diversi, che amano le poesie, a cui piace guardare la luna e le stelle, che amano andare al cinema con la propria ragazza per poi baciarla al chiaro di luna. Esistono ancora quei ragazzi che preparano la cena e che amano solo ed esclusivamente un'unica ragazza. Poi esistono quelli come me che riempiono la camera di qualcuno con sabbia, sassi, foto e conchiglie."
A quelle parole balzai dalla panchina e restai in piedi. Mi ero forse sbagliata? Non era stato Eric ad addobbare casa mia in quella maniera, era stato Daniel. Sicuramente se lui non l'avesse fatto io non sarei mai venuta a conoscenza del fatto che Eric ed Andrea si stessero baciando, lui non me lo avrebbe mai confessato mentre io fidandomi non glielo avrei mai chiesto.
"Sei stato tu a lasciare quelle cose nella mia stanza? Non ci posso credere! Come hai fatto?" ero completamente sbalordita.
"Beh, la porta del retro era aperta e sono entrato da li. Da quello che ho potuto capire di te, ami il mare e la spiaggia e quale occasione migliore per rendere Seattle simile a casa tua?" i suoi occhi erano belli, espressivi e profondi; ebbi la sensazione di potermi perdere in quello sconfinato mare di sguardi, un po' come succedeva con Eric.
"Il tuo è stato sicuramente un gesto molto carino, ti ringrazio"
Quella scarsa felicità che mi aveva colmato il cuore non appena arrivata a casa mi aveva appena abbandonato del tutto.
"Ti va un succo di frutta al mirtillo?" chiese guardandomi fissa e alzandosi dalla panchina.
"Si certo" mi alzai e lo seguii.
Uscii fuori dallo zaino due bottiglie di succo e camminando per il parco lo sorseggiavamo come fosse Whisky di malto puro. Parlammo di molte e molte cose e passai quel pomeriggio quasi senza pensare ad Eric e a quello che c'era stato tra di noi fino a quel dato momento.
"Si è fatto tardi e devo tornare a casa" dissi fermandomi davanti all'entrata del parco.
"Prima che vai via, potrei avere il tuo numero di cellulare così da poterti risentire?" la sua domanda fu diretta e senza troppi giri di parole.
"Certo!" presi una penna e glielo scrissi sul palmo; "Stai attento a non sudare!" esclamai poi andando via.
Presi un taxi e tornai a casa erano quasi le 6 del pomeriggio e il cielo si era ormai tinto di nero, le luci della città brillavano come sempre e la gente continuava a camminare di corsa, nulla era cambiato.
Pensavo a quanto fossi stato stupida nel credere alle parole di un ragazzo ricco e viziato, mi ero lasciata prendere in giro e questa volta la colpa potevo attribuirla soltanto a me stessa.
Pagai la corsa, scesi dal Taxi e rientrai in casa.
"Oh finalmente! Ma si può sapere dove diavolo eri? Nessuno aveva notizie di te, il tuo cellulare era staccato e Jeff mi aveva detto di averti visto al grattacielo l'ultima volta! Non sei venuta a lezione e torni a quest'ora senza neanche dare uno straccio d'avviso!" era su tutte le furie, arrabbiata come non mai. Ma non potevo darle torno, non l'avevo avvertita ma non perché non volessi soltanto non ci pensai.
La lasciai urlare per qualche minuto e mi sdraiai sul divano, quando le sue urla finirono iniziai a parlare io;
"Hai ragione, avrei dovuto avvisarti solo che non c'ho pensato. Questa mattina sono stata al grattacielo è vero, Jeff mi ha accompagnata di fronte all'ufficio di Eric e quando sono entrata lui era lì, avvinghiato ad Andrea e troppo intento a baciarla per accogliermi."
Vidi il suo viso diventare pallido di colpo, si mise per terra accanto al divano e stringendomi la mano mi fece capire che avrei dovuto continuare.
"Sono andata via e non ho voluto parlare ne con lui ne con nessuno, avevo bisogno di ritrovare la mia dimensione, quella dove Gin è sovrana e regna senza il timore di niente e nessuno, ma soprattutto senza la presenza di Eric. Mentre ero al parco ho incontrato Daniel e abbiamo parlato del perché mi trovassi li come una povera pazza in preda ad un attacco di schizofrenia, una parola tirò un'altra e siamo rimasti insieme a passeggiare e a bere succo di mirtillo."
Restammo in silenzio per qualche minuto.
"Andrea è sempre stata una poco di buono! L'ho sempre trovata una persona stupida ed invidiosa pronta ad amare anche un animale pur di danneggiare qualcuno. Quando iniziai la relazione con Jeff, lei stessa cerco di metterci i bastoni tra le ruote provocandolo e cercando di sedurlo. Fortunatamente Jeff non ha mai ceduto a quello che era un modo per recarmi danno e presto ella stessa si stufò di non ottenere risultati."
Rimasi ad ascoltare ciò che Nina aveva da dire sul conto di quella poco di buono; "Beh, Eric non è certamente stato furbo quanto Jeff. Sono molto ferita, soprattutto nel profondo. Non si tratta di qualcosa successo solo tra me e lui, di una causa interna al nostro rapporto. Si tratta di un tradimento se così lo si può definire visto che teoricamente non stiamo assieme."
Nina mi strinse la mano ancora più forte; "Non pensare a lui e al male che ti ha fatto, non pensare a come vendicarti o a come poter fare per dimenticarlo. Certe cose poi arrivano da se, quando meno te lo aspetti. Adesso la cosa più importante e che tu stia qui a pensare come riprenderti e star meglio! Non Eric, non Andrea ma tu! Tu e il bene per te stessa sono le cose più importanti a cui devi pensare! Intese?"
Il suo discorso fu convincente e capii che aveva ragione, mi ero prodigata nei confronti di Eric per poterlo capire e aiutare dimenticandomi di me stessa e delle mie esigenze.
Abbracciai forte Nina come a volerla ringraziare per le sue parole, poi presi la borsa e accesi il cellulare.
"Ci sono due messaggi di Eric e uno da un numero che non ho in rubrica."
"Leggi quelli di Eric!" esclamò lei curiosa.
"Primo messaggio: Vorrei poterti spiegare che quello a cui purtroppo hai assistito è frutto di un fraintendimento. Vorrei parlarti e chiarire. Eric
Secondo messaggio: Sono passato da casa ma non ti ho trovata, dove sei?"
Nina mi mise una mano sulla spalla; "Cosa vuoi fare?"
"Non risponderò, ora come ora non avrebbe senso ormai."
"Di chi è il terzo messaggio?" chiese lei senza essersene dimenticata.
"Grazie per il gradevole pomeriggio assieme, al prossimo succo. Daniel."
Restammo entrambe un po' sorprese. Non risposi, avevo bisogno di tempo per capire bene cosa avrei dovuto dire.
Io e Nina restammo in salotto, ordinammo cinese e guardammo un film alla televisione dedicando a noi stesse una sola serata che sarebbe servita come collante per risanare il vuoto che Eric aveva creato dentro di me.

I segreti di un vizio #wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora