Incapaci di amare. pt.1

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Come ogni anno l' inverno rende poetica la città, per le strade passeggia la gente, in centro il profumo delle castagne inebria turisti e nativi ed io invece mi ammalo. Quest'anno la febbre stagionale è tardata ad arrivare, ormai siamo a febbraio. Eleonora passa a salutarmi prima di andare a scuola, sto davvero male ma riesce comunque a farmi sorridere con il suo gesto. Ci riesce sempre, sa come farmi stare bene. Prendo tutte le mie "dosi" giornaliere di farmaci e mi ripongo nella cuccia per fare un sonnellino. Quando mi sveglio mi preparo la classica pastina del malato. -Driiiiin- suona il citofono rompendo l' austero silenzio della mia raffreddata solitudine. È Eleonora. -Mi butti giù una bottiglietta d' acqua ?- chiede. Mi sporgo sul balcone e gliela lancio. È con un ragazzo, biondo, non lo vedo bene, mi aveva accennato che ci sarebbe uscita. Sprofondo nei dubbi e nelle perplessità. Domande su domande, come può una ragazza spogliarti di ogni scudo e farti provare emozioni tanto contrastanti fra loro? Accendo una sigaretta dopo l' altra, il batticuore aumenta. Ho una paura enorme che succeda qualcosa fra loro. Più le ore passano più le emozioni e i pensieri negativi prendono il sopravvento. Mi arriva un suo messaggio. Un bel respiro e iniziamo a conversare, e poi, sbam dritto in faccia. Si erano baciati, mi sento morire dentro, mentre furioso mi arrabbio con lei, tra lacrime di rabbia e di dispiacere. Eppure passo la maggior parte del mio tempo con Michela, è con lei che ultimamente sto legando di più. Abbiamo anche fatto credere ai miei genitori di avere una relazione per giustificare le nostre uscite fuori e le nostre coccole a casa. Durante la discussione Eleonora riesce a farmi scappare che provo qualcosa per lei nonostante la mia confusione mentale. Passa una notte infernale, tra incubi e grida, fughe sul balcone per fumare e lacrime.

L' alba è sempre bella, qualsiasi cosa accada. Le parole dei professori oggi entrano come escono dalla mia testa. Ormai penso solo a tutto ciò che è successo, ho il morale a pezzi, la notte in bianco si fa sentire e sono anche stremato dall' influenza. Decido di passare il mio pomeriggio con l' unica persona capace di liberarmi la mente da tutto, Michela. Facciamo un giro in centro, ci sono ancora le luci colorate che attaccano d' inverno sopra le strade. È tutto così poetico, anche la nebbiolina leggera che passeggia tra le vie trasportata dal vento. Mangiamo al McDonald e torniamo a casa mia al calduccio. Andiamo a letto, dove, come nostro solito, concludiamo la serata tra coccole e abbracci a guardare la televisione. È davvero brava, riesce sempre a tranquillizzarmi e a farmi ridere.

La mattina trascorre lenta, sono assente psicologicamente da qualsiasi attività. Vado in oratorio, c'è Michela ad aspettarmi, bellissima come sempre.
-Stai ancora male per lei ? - chiede.
-Già- rispondo posando in basso il mio sguardo.
-Allora ci penso io a lei oggi- Risponde.
Iniziamo a giocare a ping pong, quando arriva Eleonora. Michela decide quindi di essere più affettuosa del solito, mi abbraccia, ridiamo, giochiamo. Eleonora è infastidita da noi. Continuiamo. La sua rabbia sale, prende uno dei suoi calmanti per gli attacchi d' ansia ma serve a poco, e più ci guarda più sta male. Cominciamo a litigare, ci urliamo di tutto, qualsiasi argomento è valido. Le rinfaccio del ragazzo di ieri, allora lei scappa.
-Ele!- grido.
La cerco ovunque nel salone, salgo su, la trovo sul campo da basket appoggiata al gazebo. Indossa solo la felpa, fa un freddo secco e ghiacciante, la abbraccio e provo a calmarla. Le do un bacio sulla fronte. Cerco come posso di scaldarla.
-Perché ?-
-Cosa ?- risponde.
-Perché ti da così fastidio vedermi con Michela ?- le domando.

L' ERRORE PIÙ BELLO DELLA MIA VITADove le storie prendono vita. Scoprilo ora