Martire. pt.1

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La primavera è arrivata ormai da un paio di settimane, le giornate sono più lunghe e soleggiate. Il sole illumina la città che lo ha visto ben poco nell' ultimo periodo aprendo le porte alle passeggiate al parco, i fiori, il vento tiepido sulla pelle che non è più coperta da pesanti giacche e felpe. Sono passati un paio di giorni dalla gita con la famiglia di Eleonora. Non l' ho vista molto, solo appena dopo scuola. Oggi finalmente passiamo un pomeriggio assieme, ci sarà anche Matteo, è un po' il nostro consulente matrimoniale, siamo così impacciati da soli. Vado a prenderla a scuola, mangiamo assieme. Lei è un po' assente e pensierosa. Mi stringe la mano e andiamo a prendere l' autobus. Prepara i sofficini e decidiamo di guardarci un bel film, lei si mette a cantare la canzone iniziale, adoro la sua voce.
È strana , non è dolce e tenera come al solito, comincia a tornarmi una brutta sensazione.
-cos'hai ?- domando.
-niente, vai a prendere Matteo, io vi raggiungo dopo, voglio restare un po' da sola-.
Dubbioso scendo, ritornano le voci, pronte a mandare la mia testa in paranoia. Mi ripeto di stare calmo, nulla potrebbe andare storto, anche se segretamente comunque ora stiamo assieme. Arriva Matteo. Eleonora al citofono non risponde. Sono preoccupato. Mi scrive che non ha voglia di uscire. Perché? Continuo a domandarmi, non capisco. Sono confuso, le paure prendono forma trasformandosi in realtà. Riesco a farla scendere.
-mi manca Marco-.
Rimango impietrito, il cervello non risponde. Non vuole elaborare ciò che ho appena sentito. In un attimo tutto ciò che sembrava perfetto ora cadeva in pezzi, distruggendo la sua stessa ipocrisia. È come una fucilata nel petto. Vorrei piangere, gridare, scappare, svegliarmi da quest' incubo. Ci sono due amici di Eleonora, ci vedono litigare. Non li ascolto, Eleonora piange, sale su a casa e io la seguo. Continuiamo a discutere. Non mi capacito di come, dopo tutto questo, lei pensi ancora a Marco. Ho provato a darle tutto me stesso, Marco solo delusioni invece. Le sicurezze diventano paure. Ritorna tutto incerto, sono spaesato, vorrei morire e smetterla di soffrire.
-Abbiamo chiuso !- grido.
Lei torna a casa e prende un coltello, i suoi amici la fermano appena in tempo. Io supplico una qualsiasi divinità di svegliarmi da quest' incubo. Vorrei buttarmi sotto una macchina ma non ho il coraggio di fare nemmeno questo. Chiamo l' unica persona così protettiva nei miei confronti da mollare tutto per salvarmi. Michela.
-Ti prego aiutami, ti prego- la supplico tremante.
-Ti prego-.
-Dove sei ?- mi chiede.
-Dalla Ele-.

L' ERRORE PIÙ BELLO DELLA MIA VITADove le storie prendono vita. Scoprilo ora