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Quando entrai in cucina, frizionando i capelli umidi con l'asciugamano di spugna, trovai Vittoria nella stessa posizione in cui l'avevo lasciata poco prima: ritta come un fuso sulla sedia, le mani chiuse a coppa sul suo bicchiere di the e le labbra pressate in una linea severa.

«Mi spiace di averti fatto aspettare. Posso offrirti qualcos'altro?» Adagiai l'asciugamano sullo schienale di una sedia libera e feci un cenno verso il frigo. «Dovrebbe esserci un vasetto di gelato, se vuoi-»

«Sto bene così, grazie», mi interruppe, alzando leggermente il bicchiere di the. Catturò una gocciolina di condensa col polpastrello, arrestandone la caduta lungo il vetro, e sollevò lo sguardo verso di me. «Volevo parlarti dell'altro giorno».

L'altro giorno?, pensai, mentre aprivo l'anta del frigo. «Ti ascolto». Presi la bottiglia del the e la portai a tavola, sedendomi di fronte a Vittoria.

«Ecco... diamine, non so nemmeno da dove cominciare». Si passò una mano tra i capelli, lasciandoli poi ricadere sulle spalle abbronzate. «Io devo ringraziarti, Tara. Davvero».

Aggrottai le sopracciglia, mentre svitavo distrattamente il tappo del the. «Ringraziarmi? E per che cosa?»

«Come per che cosa?» Vittoria soffocò una risata. «Hai salvato la vita di Guglielmo!»

Raddrizzai le spalle di scatto, lasciando cadere il tappo sul tavolo. «Non pensavo che te ne avesse parlato».

L'unica richiesta di Giorgia, quella sera, era stata di non dire a nessuno ciò che era successo; non aveva voluto nemmeno che cercassimo Daniele, scappato chissà dove nel bosco, sostenendo che sicuramente se la stava passando molto meglio di noi. Sembrava quasi che volesse far finta di nulla, come se quell'episodio non fosse mai esistito.

Credevo che entrambi avremmo mantenuto la promessa, ma a quanto pareva lui non c'era riuscito. Stupido lingua-lunga.

«Non me l'ha detto, infatti».

Beh, come non detto. Però restava un dettaglio da chiarire. «Tu come fai a saperlo, allora?» le chiesi, versando un po' di the nel mio bicchiere.

«Ogni tanto parla nel sonno». Fece scivolare il braccio verso di me, stringendomi la mano destra nella sua. Stava tremando. «Non lo ammetterà mai, Tara, ma tu gli hai salvato la vita». Abbassò lo sguardo, lasciando che alcune ciocche dorate le scivolassero davanti al viso. «Non potrò mai ringraziarti a sufficienza per quello che hai fatto. Mai». Tirò su col naso e si strofinò gli occhi con la mano libera, voltando la testa dall'altra parte. «Guglielmo è tutto ciò che mi rimane, capisci? Se perdessi anche lui...» Scosse la testa, sbuffando dal naso. «Hai messo a repentaglio la tua vita per la sua, Tara. Ti sarò debitrice in eterno».

Io soppressi una risatina nervosa. «Adesso non esageriamo. Era solo un cinghiale». Per fortuna, aggiunsi mentalmente. Passai le dita tra le ciocche ancora bagnate dei miei capelli, incrociando le gambe sulla sedia. «Ho fatto solo quello che avrebbe fatto chiunque altro».

Vittoria incurvò un sopracciglio. «Ti sbagli. La maggior parte delle persone avrebbe pensato solo a salvarsi, in una situazione del genere».

Mi grattai la nuca. «Ho solo seguito il mio istinto».

«E gli hai salvato la vita», aggiunse lei. «Non sminuirti, Tara. Ti sarò sempre grata di quello che hai fatto». Un minuscolo sorriso fece capolino sulle sue labbra. «Come sta ora la tua amica? Giorgia, se non sbaglio».

«Molto meglio», risposi. «Ha fatto pace col fidanzato».

Vittoria sgranò gli occhi. «Anche se l'ha lasciata lì da sola?»

Cacciatori di Leggende - Plenilunio [VERSIONE DEMO]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora