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Lo sguardo di Guglielmo mi gravava addosso come un macigno. Non aveva accennato ad aprire bocca, negli ultimi due minuti, e non sembrava intenzionato a farlo nell'immediato futuro. Si limitava a scrutarmi con aria indecifrabile, gli occhi socchiusi e una mano che, di tanto in tanto, scansava una ciocca ribelle dalla fronte.

Proprio mentre iniziavo a perdere la pazienza, però, lui incrociò le braccia al petto e tese le labbra in un sorrisetto furbo. «Mi incuriosisci, ragazzina».

Perfetto, adesso ero stata declassata nuovamente a "ragazzina". «Guarda che non sono mica tanto più piccola di te», scattai, incapace di contenermi. «Cinque anni di differenza non sono chissà che cosa!»

Guglielmo alzò le sopracciglia. «E tu che ne sai di quanti anni abbiamo di differenza?»

Aprii la bocca per rispondere, ma la richiusi di scatto un secondo dopo: non potevo certo andare a dirgli che avevo frugato nel suo portafoglio per scoprire qualcosa in più su di lui. Come minimo mi avrebbe preso per una stalker fuori controllo.

«Me l'ha accennato Vittoria», risposi vaga, aggrappandomi alla prima idea che mi era balenata in testa. «Parlavamo del più e del meno, e sai, una cosa tira l'altra...»

Lui mi soppesò con lo sguardo, poi un sorrisetto furbo si fece largo sulle sue labbra. «Certo, una cosa tira l'altra. Come no».

«Adesso puoi anche riprendere il tuo discorso», dissi secca, incrociando le braccia sullo stomaco. «Prima hai detto che ti incuriosisco, se non sbaglio. Come mai?»

Guglielmo sospirò, sfregandosi la nuca col palmo della mano. Il suo sguardo era fisso nel mio. «Sei diversa, Bambi».

«Diversa da chi?»

«Da tutti gli altri». Aggrottò le sopracciglia, continuando a guardarmi dritto negli occhi. «Ti ho minacciato con un coltello, quella sera. Ho detto che se non mi avessi ascoltato ci sarebbero state delle conseguenze, e non stavo scherzando». Abbassò leggermente le palpebre. «Chiunque altro avrebbe troncato i rapporti senza pensarci due volte, ma tu sei rimasta». Si rigirò le chiavi della macchina tra le mani, facendole scintillare sotto i raggi luminosi del sole. «Perché?»

«Non lo so. Credo che per alcune persone valga la pena restare, e Vittoria è una di queste». Scrollai le spalle. «E poi sapevo che non mi avresti fatto nulla».

«Sono costretto a smentirti, Bambi». Guglielmo mi lanciò uno sguardo cupo. «Sarei disposto a qualsiasi cosa pur di tenere lontano dalla mia famiglia persone come te».

Le sue parole mi colpirono più di quanto non diedi a vedere. Nemmeno io impazzivo per lui, chiaro, ma da lì a trattarlo come un appestato ce ne passava.

«Si può sapere perché sei così possessivo nei suoi confronti?» domandai. «Vittoria ha diciannove anni, non è una bambina».

«Vittoria è mia sorella». Il suo fu quasi un ringhio. «Non permetterò che niente e nessuno le faccia del male».

Io dovetti soffocare una risata. «Ed è così che speri di farlo? Impedendo alle persone di avvicinarsi a lei per paura che la facciano soffrire?» Scrollai vigorosamente la testa. «Non funziona in questo modo, Guglielmo. Le persone piangono, soffrono, combattono ogni singolo giorno contro i propri demoni. Anche questo fa parte della vita, in fondo».

«Non della mia», ribatté secco. «E nemmeno della sua, finché riuscirò a evitarlo». I suoi occhi mi scrutavano imperturbabili, due acquemarine screziate di verde incastonate tra lunghe ciglia scure. «Non darò mai a nessuno il potere di farmi a pezzi. A quello ci pensa già il marcio che ho dentro».

Cacciatori di Leggende - Plenilunio [VERSIONE DEMO]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora