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Non appena ebbi finita questa lettera, andai dal padrone, e l'avvertii che,
sua sorella era arrivata alle Heights che mi aveva mandata una lettera per esprimere il suo dolore per lo stato della signora Linton e il suo vivissimo desiderio di rivederlo e di avere un segno del suo perdono al più presto, a mezzo mio.
«Perdono!» disse Linton. «Non ho nulla da perdonarle, Ellen. Se
credete, potete recarvi a Wuthering Heights, a dirle che io non sono
adirato, bensì addolorato di averla persa, e tanto più perché ho la
convinzione che non sarà mai felice. A ogni modo è assolutamente
impossibile che la veda; siamo ormai divisi per sempre; e, se lei desidera
veramente di farmi cosa gradita, procuri di persuadere lo zotico che ha sposato ad abbandonare il paese.»
«E non le scrivereste nemmeno una parola, signore?» implorai
«No,» rispose, «è inutile. Le mie comunicazioni con la famiglia di
Heathcliff dovranno essere non meno rare delle sue con la mia. Non ne
devono esistere.»
La freddezza del signor Edgar mi afflisse molto: durante tutta la
strada da Grange non feci altro che tormentarmi il cervello per riuscire a mettere un po' di cuore in quello che mi era stato detto, mentre l'andavo
ripetendo dentro di me, onde attenuare l'impressione del rifiuto di quelle poche righe che avrebbero consolata Isabella. Credo veramente che lei avesse cominciato ad attendere la mia venuta fin dal mattino. Mentre salivo per il sentiero lastricato del giardino, la vidi spiar fuori dall'inferriata; allora le feci un cenno con il capo, ma ella si ritrasse lesta, come se temesse di essere osservata. Entrai senza battere alla porta. Non vidi mai scena più triste e desolante di quella che presentava quella casa una volta così lieta! Devo confessare, però, che, se fossi stata io al posto della giovane signora, avrei almeno tenuto pulito il focolare e con un cencio avrei spolverata la tavola. Ma Isabella aveva già preso anche lei l'aspetto di trascuratezza dell'ambiente. Il suo grazioso volto era pallido e come assente; i capelli, non arricciati, pendevano in parte giù dritti, in parte erano raccolti senza cura sulla nuca. Probabilmente non si era tolta l'abito dalla sera prima. Hindley non c'era. Il signor Heathcliff stava seduto a un tavolo, intento a esaminare alcune carte del suo portafoglio, ma si alzò al mio entrare; mi chiese molto amichevolmente come stessi e mi offrì una sedia. Fu il solo che mi sembrò avere un'aria civile, e pensai che non l'avevo mai visto così bello. Le circostanze avevano talmente alterate le
rispettive condizioni, che Heathcliff avrebbe certamente fatto a un estraneo l'impressione di un perfetto gentiluomo per nascita ed educazione, e sua moglie quella di una piccola stracciona. Mi si avvicinò, ansiosa, per salutarmi, e mi tese una mano per ricevere l'attesa lettera. Scossi il capo. Non capì il mio segno, e mi seguì presso il canterano su cui ero andata a posare il cappello, sotto voce mi supplicò di darle subito quanto avessi portato. Heathcliff indovinò il significato della manovra e disse:
«Se hai qualcosa per Isabella, come non dubito, dagliela. Non occorre tu
ne faccia un mistero; tra noi non abbiamo segreti»
«Oh, non ho nulla,» risposi, pensando che era meglio dir subito la verità.
«Il mio padrone mi ha incaricato di dire alla sorella che per ora non deve aspettarsi una sua lettera, nè una sua visita. Vi manda i suoi saluti
affettuosi, signora, ogni augurio per la vostra felicità e il suo perdono per il
dolore che gli avete cagionato; ma pensa che da oggi la sua casa e la vostra dovrebbero troncare ogni rapporto, poiché nulla di buono potrebbe risultare dal mantenerli vivi.»
La signora Heathcliff ebbe un leggero tremito convulsivo delle labbra, e
ritornò al proprio posto presso la finestra. Il marito rimase in piedi vicino al focolare, poco discosto da me, e volle notizie di Catherine. Gli comunicai quel tanto che mi parve opportuno circa la malattia, ma, messa alle strette da quelle insistenti domande, finii per palesare quasi interamente i fatti che l'avevano originata. Ne attribuii la colpa a Catherine, come infatti meritava,
e conclusi con la speranza che anche lui avrebbe seguito l'esempio di
Linton, evitando in avvenire ogni rapporto con la famiglia di lei, buone o cattive che fossero le sue intenzioni. «La signora Linton è in via di
guarigione, la sua vita è salva,» dissi, «ma non sarà mai più quella di prima; e, se vorrete avere veramente dei riguardi per lei, avrete cura di non
mettervi di nuovo sulla sua via; anzi, dovreste lasciare questo paese per
sempre, e, perché non ne abbiate troppo rammarico, vi dirò che Catherine Linton somiglia così poco alla vostra vecchia amica Catherine Earnshaw, come questa giovane signora somiglia poco a me. Il suo aspetto è molto mutato, il carattere lo è ancora maggiormente, e chi si trova obbligato, per necessità, a esserle compagno, dovrà d'ora in avanti mantenere vivo il proprio affetto con il ricordo di quello che Catherine fu nel passato, per un puro senso di umanità e di dovere.»
«È possibilissimo,» disse Heathcliff, sforzandosi di mostrarsi calmo, «è
possibilissimo che il tuo padrone non abbia altro sentimento che quello
dell'umanità per il prossimo, e del dovere. Ma credi forse che lascerò
Catherine dipendere dal suo dovere e dalla sua umanità? E credi forse di
poter paragonare i miei sentimenti per Catherine ai suoi? Prima che tu lasci questa casa esigerò da te una promessa, e, cioè, che tu mi ottenga un colloquio con lei: che tu acconsenta o rifiuti io la vedrò! Che hai a dire?»
«Dico, signor Heathcliff,» risposi, «che non dovete vederla e per mezzo
mio, non la vedrete mai! Un altro incontro tra voi e il padrone
l'ucciderebbe.»
«Questo potrebbe essere evitato con il tuo aiuto,» ribatté Heathcliff, ma, se vi fosse un simile pericolo e lui diventasse la causa di una sola nuova pena per lei, ebbene credo che sarei giustificato se arrivassi agli estremi! Vorrei che tu fossi abbastanza sincera da dirmi se Catherine soffrirebbe molto per la sua perdita: questo è il timore che mi trattiene. Ecco la diversità dei nostri sentimenti; se lui fosse stato al posto mio ed io al suo, l'avrei odiato di un odio che mi avrebbe avvelenata la vita come
fiele, pure non avrei mai levata una mano contro di lui. Mostrati incredula quanto ti pare e piace! Io non l'avrei mai privato della compagnia di
Caterina finché ella avesse mostrato di desiderare la sua. Non appena tale desiderio fosse cessato, gli avrei strappato il cuore, e bevuto il sangue! Ma, prima d'allora... oh! tu non mi conosci... prima d'allora sarei morto a goccia a goccia, piuttosto che torcergli un capello!»
«Eppure,» interruppi io, «non avete scrupolo di distruggere totalmente
qualsiasi speranza di completa guarigione, con il voler risvegliare in lei il vostro ricordo, ora che vi ha quasi dimenticato, con il voler travolgerla in un nuovo tumulto di discordie e di angosce.»
«Credi proprio che mi abbia quasi dimenticato?» disse. «Oh, Nelly, sai
bene che non è vero. Lo sai quanto me che per ogni pensiero che lei
concede a Linton, ne ha mille per me. In un miserabile periodo della mia
vita, mi ero anch'io formata tale idea, che mi ha perseguitato al mio ritorno in questi luoghi tutta la scorsa estate; ma soltanto una sua dichiarazione
potrebbe farmi accettare di nuovo quell'orribile idea. E, allora, Linton non sarebbe più nulla, e neppure Hindley e neppure tutti i miei sogni. Il mio avvenire starebbe tutto in due parole: morte e inferno! l'esistenza senza di lei sarebbe l'inferno. Eppure sono stato tanto pazzo da credere per un istante che lei potesse apprezzare l'attaccamento di Edgar Linton più del mio. Ma, se lui amasse con tutte le forze del suo piccolo essere, non
riuscirebbe nemmeno in ottant'anni ad amarla quanto io in un sol giorno. E Catherine ha il cuore profondo non meno del mio. Linton le è appena più caro del suo cane o del suo cavallo! Non è lui che possa essere amato
come lo sono io!»
«Catherine ed Edgar si amano come mille altri si amano,» gridò Isabella con subitanea vivacità. «Nessuno ha il diritto di parlare in una simile maniera, e io non posso stare a sentire in silenzio ingiuriare mio fratello.» «Tuo fratello è immensamente affezionato anche a te, non è vero?»
ribatté Heathcliff sprezzante. «Si vede dalla grande ansia che dimostra nel
saperti in giro per il mondo.»
«Non sa quanto io soffra!» ella rispose. «Questo non gliel'ho detto.»
«Dunque vuol dire che qualcosa gli hai detto; gli hai scritto, suppongo?»
«Gli ho scritto per dirgli che ero sposata; hai veduto il biglietto!»
«E più nulla da allora?»
«No.»
«La mia giovane signora ha un aspetto ben triste, e il cambiamento di vita deve esserne la causa!» osservai. «Evidentemente l'affetto di qualcuno è venuto meno e immagino da quale parte; ma forse non sta a me parlarne.»
«Puoi ben dire da parte sua,» disse Heathcliff. «Lei ormai è solo una
sudiciona; si è stancata ben presto di cercare di piacermi. Non lo crederai,
ma proprio il giorno dopo il nostro matrimonio piangeva perché voleva
ritornarsene a casa. A ogni modo farà meglio per questa casa, se non avrà
pretese di eleganza e saprò badare che non mi sia di disonore, andando in giro.»
«Ebbene, signore,» risposi io, «spero vorrete considerare che la signora
Heathcliff è abituata a essere curata e servita, e che è stata allevata come
una figlia unica di cui tutti sono pronti a ottemperare i desideri. Dovreste metterle al fianco una cameriera che tenga le sue cose in ordine, e voi dovreste trattarla con gentilezza. Qualsiasi cosa pensiate del signor Edgar, non potete dubitare dell'attaccamento di vostra moglie, altrimenti non avrebbe abbandonato il lusso, gli agi e gli amici della sua casa, per stabilirsi con voi in una spelonca come questa.»
«Tutte cose che ha abbandonato per la sua illusione,» rispose Heathcliff.
«Si era intestata ch'io fossi un eroe da romanzo, dalla cui devozione
cavalleresca potesse aspettarsi la più illimitata indulgenza. Non posso
nemmeno considerarla un essere ragionevole, tanto ostinatamente ha
persistito in questa idea favolosa del mio carattere. Ma, alla fine, credo che incominci a conoscermi; non scorgo più quei sorrisi melensi e le smorfie
che mi urtavano tanto da principio, nè quella sciocca incapacità a rendersi conto che ero stato sincero quando le avevo detto quel che pensavo della sua infatuazione e di lei stessa. È stato un meraviglioso sforzo di perspicacia per lei scoprire che non l'amo affatto; infine stamani mi ha dato la tristissima notizia che sono realmente riuscito a far sì che lei mi odi. Una fatica erculea, ti assicuro! Ma posso attenermi alla tua dichiarazione, Isabella? Sei sicura di odiarmi? Se ti lascio sola per mezza giornata, non verrai ancora a sospirare e a strisciarmi intorno? Immagino che lei avrebbe preferito che io mi fingessi tutto tenerezza davanti a te, Nelly: la mia franchezza ferisce la sua vanità. Ma non m'importa che chiunque sappia
che la passione è stata tutta da parte sua e che non ho mai mentito con lei. Non può accusarmi di averle mai dimostrato della tenerezza per
ingannarla. La prima cosa che mi ha visto fare quando siamo usciti da
Grange è stato impiccare per il collo la sua cagnetta; e quando lei mi ha
supplicato di aver compassione, non le ho manifestato altro che il mio
desiderio di poter fare altrettanto con ogni essere della sua casa, a
eccezione di uno: probabilmente lei ha creduto che tale eccezione la
riguardasse. Ma nessuna brutalità l'ha mai disgustata. Orbene, non ti pare
un'assurdità, la massima prova d'ignoranza da parte di questa povera idiota sognare che io potessi amarla? Di' al tuo padrone, Nelly, che in vita mia non mi sono mai trovato con una creatura abbietta come questa. Ma digli anche, perché metta il suo fratello e autorevole cuore in pace, che mi tengo strettamente nei limiti della legge. Finora ho evitato di darle il minimo diritto a reclamare la separazione; inoltre lei non sarebbe grata a nessuno che tentasse di separarci. Se lei desiderasse andarsene, potrebbe farlo; la noia che mi cagiona la sua presenza supera il piacere che provo nel tormentarla!»
«Signor Heathcliff,» dissi, «questo è il linguaggio di un pazzo; vostra
moglie è probabilmente convinta che siate pazzo, e solo per tale ragione vi
ha sopportato fin qui; ma, ora che dite che può andarsene, si varrà
certamente del vostro permesso. Signora, voi non siete così infatuata da rimanere con lui di vostra propria volontà, vero?»
«Badate, Ellen!» replicò Isabella, con gli occhi accesi d'ira; non era
possibile dalla loro espressione mettere in dubbio il pieno successo dei tentativi del suo compagno per rendersi detestabile. «Non credere una sola delle sue parole. È un demonio di falsità! un mostro non un essere umano. Altre volte mi ha detto che potevo lasciarlo, e ne ho fatto il tentativo, ma non ho più il coraggio di ripeterlo! Voglio soltanto, Ellen, che tu mi prometta di non riferir sillaba di questo suo infame discorso a mio fratello o a Catherine. Qualsiasi cosa lui pretenda di far credere, mira solo a provocare Edgar fino all'esasperazione; dice che mi ha sposata apposta, per averlo in suo potere; ma questo non sarà mai; morirò prima! Spero anzi che lui arrivi a dimenticare la sua diabolica prudenza, e mi uccida! Il solo
piacere che possa desiderare è morire o vederlo morto!»
«Basta! basta!» disse Heathcliff. «Nelly, se sarai chiamata davanti a un tribunale, ricorderai il suo linguaggio. E osserva bene il suo aspetto; è quasi come io lo desidero. No; ora non puoi essere lasciata a te stessa, Isabella; e, come tuo protettore legale, devo trattenerti in mia custodia, per
quanto sgradevole mi sia tale incombenza. Fila di sopra! Ho qualcosa da dire a Ellen Dean in privato. Non da quella parte; di sopra, ho detto! È di qui che si sale, bambina!»
L'afferrò per un braccio, e la cacciò fuori dalla stanza; indi ritornò,
dicendo a se stesso: «No, no, non posso aver pietà! Più i vermi si
contorcono e più desidero di fargli schizzar fuori le viscere!»
«Ma capite voi che cosa significhi la parola pietà?» gli domandai,
affrettandomi a prendere il mio cappello. «Avete mai sentito nella vostra vita il minimo senso di pietà?» «Metti giù quel cappello!» m'interruppe, accorgendosi della mia intenzione di andarmene. «Non te ne andrai ancora. Vieni qua, Nelly.
Bisogna che ti persuada o ti costringa ad aiutarmi a vedere Catherine, e
questo senza indugio. Ti giuro che non medito male alcuno: non desidero esser causa di angustie, nè esasperare o insultare il signor Linton, desidero soltanto sentire da lei come sta e come mai si è ammalata: e chiederle se posso fare qualcosa di utile. La scorsa notte sono stato nel giardino a Grange per sei ore, e ci ritornerò stanotte, e ogni giorno e ogni notte ci sarò finché non troverò un'occasione per entrare. Se Edgar Linton mi incontra, non esiterò a mettermelo sotto i piedi e a dargliene in dose sufficiente ad assicurarmi il suo consenso alla mia presenza. Se i suoi servi mi si opporranno, li toglierò di mezzo, minacciandoli con queste pistole.
Ma non sarebbe meglio impedire che io venga alle mani con loro o con il
loro padrone? E tu potresti farlo facilmente. Ti avvertirei della mia venuta e potresti lasciarmi entrare inosservato, e far la guardia fino alla mia uscita, con la coscienza perfettamente tranquilla di impedire più di un guaio.»
Protestai di non voler fare la parte di traditrice nella casa del mio padrone, e insistei sulla crudeltà e l'egoismo di quel suo desiderio di distruggere per sua esclusiva soddisfazione la tranquillità della signora Linton.
«Il più comune avvenimento la turba penosamente,» dissi. «È tutta nervi e sono sicura che non potrebbe sopportare la sorpresa di vedervi; ne
sono sicurissima. Non persistete, signore altrimenti sarò costretta a
informare il mio padrone dei vostri disegni, e lui prenderà le misure
opportune per mettere al sicuro la sua casa ed i suoi abitanti da qualsiasi
invasione non autorizzata.»
«In tal caso provvederò a metter te al sicuro, donna!» esclamò Heathcliff. «Non partirai da Wuthering Heights fino a domani mattina. È una storia sciocca asserire che Catherine non potrebbe sopportare di vedermi; e, in quanto al sorprenderla, non lo desidero; devi prepararla tu e
chiederle se posso andare da lei. Dici che non mi nomina mai. A chi
dovrebbe parlare di me se sono un soggetto proibito in casa? Lei vi crede tutti quanti spie di suo marito. Oh, non dubito che non sia in un inferno per lei stare in mezzo a voi! Indovino dal suo stesso silenzio che cosa provi. Dici che è spesso agitata e ansiosa: è questa una prova di tranquillità? Parli della sua mente sconvolta; come potrebbe essere diversamente, in nome di tutti i diavoli, nel suo spaventoso isolamento? E quell'essere insulso e vile che la cura per dovere e umanità! Veniamo subito a una conclusione: vuoi restar qui, e troverò da me la via per andare da Catherine, calpestando Linton e i suoi servi? O vuoi essermi amica, come lo sei stata sempre finora. e fare quel che ti chiedo? Decidi! perché non c'è motivo ch'io indugi più a lungo con te se persisti nella tua testardaggine.»
Ebbene, signor Lockwood, ebbi un bel protestare le mie ragioni e lagnarmi e rifiutare decisamente per cinquanta volte, alla fine dovetti venire a patti. Mi presi l'incarico di portare una sua lettera alla mia padrona, e promisi che se lei avesse acconsentito lo avrei avvertito della prima assenza di Linton da casa, così lui avrebbe potuto venire e cercarsi un modo di entrare. Io non ci sarei stata, e anche i miei compagni di servizio non si sarebbero trovati sul suo passo. Era bene o male? Temo che fosse male, sebbene fosse comunque un modo di finirla. Pensai che con la mia adesione avrei impedito un altro diverbio, e contribuito forse a determinare una crisi favorevole nella malattia mentale di Catherine; mi ricordai tuttavia del severo rimprovero rivoltomi dal signor Edgar per
aver riportato delle storie, e cercai di calmare la mia inquietudine con il
continuare ad affermare a me stessa che quel mio tradimento, se pur
meritava d'esser chiamato così, sarebbe stato l'ultimo. Tuttavia, il mio viaggio di ritorno fu molto più triste della mia andata, ed ebbi non poche
esitazioni prima di decidermi a porre nelle mani della signora Linton
quella lettera.
«Ma ecco Kenneth, scenderò per dirgli che state molto meglio. La mia
storia è lunga come una tiritera, e servirà a farvi passare un'altra
mattinata...» Sì, era una storia lunga, e tristi furono le mie riftessioni, mentre la brava donna scendeva a incontrare il medico; e non era proprio del genere che avrei scelto per divertire un malato. Ma non importa! mi dissi. Dalle erbe amare della signora Dean estrarrò medicine salutari, e prima di tutto starò in guardia dal fascino celato negli occhi lucenti di Catherine Heathcliff! Mi troverei in una curiosa situazione se mi lasciassi prendere il cuore da quella giovane persona, e scoprissi poi che la figlia non è altro che una seconda edizione della madre!

CIME TEMPESTOSE~ EMILY BRONTËDove le storie prendono vita. Scoprilo ora