Quella notte, verso le dodici, nacque la Catherine da voi vista a Wuthering Heights: una fragile bambinetta di sette mesi; e due ore dopo la madre morì, senza aver riacquistato conoscenza, sia per accorgersi dell'assenza di Heathcliff sia per riconoscere Edgar. La disperazione di costui per la morte della moglie è un argomento troppo penoso perché mi ci dilunghi. Le conseguenze dimostrarono che peso avesse quel dolore. Credo che l'esser rimasto senza un maschio, un erede, contribuisse ad accrescerlo, e, alla vista di quella debole orfanella, non potevo trattenere il mio rincrescimento. Era solo un povero esserino, male accolto. Durante le prime ore della sua esistenza, avrebbe potuto piangere fino a morirne, nessuno ci avrebbe fatto caso.
A quella nostra indifferenza ponemmo qualche riparo; ma certo l'inizio di quella vita fu senza amici come è probabile, sarà la fine.
La mattina seguente, luminosa e gaia, penetrò attenuata attraverso le cortine della stanza silenziosa, diffondendo una luce dolce e quieta sul letto e su chi vi giaceva. Edgar Linton stava con il capo sul guanciale a occhi chiusi. I suoi lineamenti giovanili e belli apparivano cadaverici quasi come quelli della moglie lì accanto a lui e altrettanto rigidi: ma la sua era l'immobilità di un'angoscia esausta, e quella di lei di una perfetta pace. La fronte marmorea, le ciglia abbassate, le labbra schiuse al sorriso; nessun angelo in cielo poteva apparire più bello di lei. E io partecipai dell'infinita calma nella quale giaceva: la mia mente non versò mai in uno stato più religioso di quando mi trovai a contemplare l'immagine imperturbabile del divino riposo. Istintivamente ripetei le parole che ella aveva pronunciato soltanto poche ore innanzi: Incomparabilmente al di là e al di sopra di noi tutti! Sia ella ancora sulla terra o in cielo il suo spirito è in grembo a Dio!
Sarà, forse, una mia singolarità, ma, vegliando in una camera ardente, sarei felice se al mio compito non fossero partecipi persone pazze di dolore. Vedo un riposo che nulla può interrompere, e sento l'assoluta certezza di un al di là senza fine e senz'ombre: l'Eternità in cui si entra quando la vita non ha limiti di durata e l'amore è nella sua espressione più alta e la gioia nella sua maggior compiutezza. In quell'occasione mi fu dato pensare quanto egoismo si annidasse anche in un affetto come quello del signor Linton, poiché lui si doleva tanto della dipartita di Catherine. È vero che si poteva dubitare che dopo un'esistenza capricciosa e irrequieta come era stata la sua, fosse approdata alla fine a un porto di pace. Sì, in momenti di fredda riflessione se ne poteva dubitare ma non allora, in presenza della sua salma. Testimoniava la sua tranquillità e sembrava pegno di un'eguale quiete per chi da poco aveva dovuto separarsi da lei.
«Credete che persone come quelle possano esser felici in un altro mondo? Darei non so che cosa per saperlo...»
Rifiutai di rispondere alla domanda della signora Dean che mi parve piuttosto irreligiosa. Ella proseguì:
«Riandando alla vita di Catherine Linton, temo che non abbiamo diritto di pensare che lei sia felice, ma abbandoniamola nelle mani del Creatore...»
Il padrone sembrava addormentato ed io mi permisi, subito dopo il crepuscolo, di lasciare la camera per andare fuori all'aria pura e fresca. I domestici credettero che io fossi uscita per scuotermi di dosso il torpore di una veglia protratta, ma in realtà il mio scopo principale era vedere Heathcliff. Se era davvero rimasto tutta la notte tra i larici, non doveva aver sentito del trambusto a Grange, a meno che gli fosse giunto il galoppo del messaggero diretto a Gimmerton; se invece si era avvicinato, dal passare e ripassare dei lumi, dall'aprirsi e chiudersi delle porte esterne doveva sapere che in casa non era proprio tutto tranquillo. Desideravo e temevo a un tempo di trovarlo. Sentivo che la terribile notizia doveva essergli comunicata, ed ero ansiosa di liberarmi di un tal compito, ma come fare non sapevo. Era là, pochi passi più oltre, nel parco; s'appoggiava a un vecchio faggio, a capo scoperto, con i capelli fradici di rugiada che dalle gemme dei rami continuava a gocciolare intorno a lui. Doveva trovarsi da un pezzo in quella posizione, poiché scorsi una coppia di merli poco discosto da lui fabbricare il loro nido, indifferenti alla sua vicinanza, come se fosse addirittura un tronco d'albero. Volaron via al mio sopraggiungere, e lui alzò gli occhi e parlò:
«È morta!» disse. «Non ho aspettato te per saperlo. Via quel fazzoletto, non smoccicare davanti a me! Maledetti tutti; le vostre lacrime, lei non le vuole!»
Piangevo non solo per lei ma anche per lui; alle volte ci succede di compassionare le creature che non hanno il minimo sentimento di pietà per se stesse nè per gli altri. Non appena lo vidi, m'accorsi che già sapeva della sciagura, e un'idea strana m'attraversò la mente: che il suo cuore avesse conosciuto l'umiltà e che ora lui addirittura pregasse, perché le sue labbra si schiudevano, e il suo sguardo era rivolto a terra.
«Sì, è morta!» risposi, frenando i miei singhiozzi asciugandomi le guance. «È andata in cielo, spero, dove a noi tutti è dato di raggiungerla, purché ci ravvediamo a tempo, e abbandoniamo le cattive abitudini per seguire il bene.»
«Dunque, lei si è ravveduta a tempo?» chiese Heathcliff con un sogghigno. «È morta come una santa? Vieni qua, dimmi tutto. Com'e morta?.....»
Cercò di pronunciare il nome ma non ci riuscì; comprimendo la bocca, lottò in silenzio con la propria angoscia, sfidando, nel frattempo, qualsiasi mia dimostrazione di dolore con uno sguardo feroce e durissimo. «Com'è morta?» riprese a dire alla fine, costretto, nonostante la sua fierezza, ad appoggiarsi all'albero; dopo lo storzo fatto, tremava contro ogni sua volontà.
«Povero disgraziato!» pensai. «Tu pure hai cuore e nervi come i tuoi simili! Perché sei tanto smanioso di nasconderli? Il tuo orgoglio non può ingannare Dio. Vuoi che ti strazi finché non ti strapperà un grido di umiliazione.»
Gli risposi ad alta voce. «È morta come un agnello. Ha avuto un sospiro, e si è stesa come un bambino che si risveglia dal sonno, e poi ci ricade dentro, e si riaddormenta; cinque minuti dopo ho sentito una leggera pulsazione al cuore e poi più nulla.» «E... non ha detto il mio nome?» chiese, con esitazione, temendo che la risposta avrebbe svelato particolari che non si sentiva capace di ascoltare.
«Non si è mai riavuta,» dissi, «dal momento che la lasciaste, non ha riconosciuto nessuno. Giace con un dolce sorriso sul volto; in ultimo, la sua mente ha vagato al tempo piacevole della sua infanzia. La sua vita si è chiusa con un dolce sogno; possa svegliarsi altrettanto soavemente nell'aldilà.»
«Possa svegliarsi tra i tormenti! gridò con terribile veemenza, battendo i piedi e ruggendo in un subitaneo parossismo di passione. «Ha mentito fino alla fine! Dov'è? Non là, non in cielo, non morta; dov'è? Hai detto che non t'importava nulla delle mie pene! E io prego, la ripeto, la mia preghiera fin che la mia lingua riuscirà a pronunciarla: Catherine Hearnshaw, possa tu non riposare mai fin che vivo io! Hai detto che ti ho uccisa io... perseguitami, dunque! Credo che gli uccisi perseguitino i loro uccisori. So di spiriti che hanno vagato sulla terra! Rimani con me sempre, prendi qualsiasi forma, fammi diventar pazzo! soltanto non lasciarmi in questo abisso, dove non posso trovarti! Oh, Dio; è indicibile! Non posso vivere senza la mia vita! Non posso vivere senza l'anima mia!»
Si slanciò con la testa contro il tronco nodoso, e, alzando gli occhi, mandò un urlo, non come un uomo, ma come una belva spinta a morte con lame e spade. Vidi spruzzi di sangue intorno alla corteccia dell'albero, la fronte e la mano eran tutt'e due macchiate; probabilmente la scena che vedevo era una ripetizione di altre avvenute durante la notte. Non suscitò in me la minima compassione; piuttosto m'inorridì; tuttavia, non me la sentivo, di lasciarlo solo in quello stato. Ma, nell'istante stesso in cui si riebbe, lui s'accorse che lo stavo osservando; allora mi gridò di andarmene e io ubbidii. Non era in mio potere calmarlo o consolarlo!
Fu stabilito che il funerale della signora Linton avrebbe avuto luogo il venerdì successivo alla sua morte; - fino a quel giorno la sua bara rimase scoperta nel salone, cosparsa di fiori e foglie profumate. Linton passò i suoi giorni e le sue notti là presso, insonne guardiano, e, - circostanza a tutti nascosta, eccettuato che a me, Heathcliff pure passò le sue notti, lì fuori, ugualmente senza riposo. Non gli parlai, ma sapevo del suo progetto di entrare se appena gli fosse stato possibile; e al martedì, un po' dopo il crepuscolo, quando il mio padrone, per la gran stanchezza, era stato costretto a ritirarsi per un paio d'ore, commossa dalla perseveranza di Heathcliff, andai ad aprire una delle finestre, per offrirgli l'occasione di dare l'addio alla svanente immagine del suo idolo. Heathcliff ne approfittò subito, deciso a una breve cauta entrata. Non avrei potuto esser sicura di quella sua visita se il drappo intorno al volto della morta non fosse apparso smosso, e non avessi scorto sul pavimento un ricciolo di capelli chiari, legato con un filo d'argento dopo averlo osservato un poco mi convinsi che era stato tolto dal medaglione che pendeva al collo di Catherine Heathcliff aveva aperto il monile e, buttatone via il contenuto, vi aveva posto una ciocca dei suoi capelli li aveva intrecciati e rinchiusi insieme.
Il signor Hindley, naturalmente, fu invitato ai funerali; non mandò scuse, nè si fece vedere, così che il seguito fu composto solo dai possidenti dei dintorni e dalla servitù. Isabella non fu neppure invitata.
Con generale sorpresa Catherine non fu sepolta nella chiesetta sotto i monumenti scolpiti dei Linton, nè presso le tombe dei suoi propri parenti, ma al di fuori sotto un verde pendio, in un angolo del cimitero, dove il muro è così basso che l'erica e le pianticine dei mirtilli vi si sono arrampicate dalla landa; e zolle di torba nascondono quasi interamente la sua tomba e quella di Edgar Linton. Ciascuna tomba ha solo una semplice lapide, alla testa, e ai piedi un blocco di pietra grigia.
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CIME TEMPESTOSE~ EMILY BRONTË
RomancePer Heathcliff e Catherine la gioia più grande è fuggire nella brughiera e restarci tutto il giorno. Sono spiriti liberi, selvaggi, ribelli. A loro non importa delle convenzioni sociali, di cosa pensano gli altri nel vedere insieme lui, semplice sta...