Capitolo 15

21 2 0
                                    

Di ritorno, sulla strada di casa, Giuda mi disse che voleva fermarsi in paese.

Per me andava bene, oramai mi era chiaro che nulla di ciò che Giuda faceva era per caso, quindi mi diressi verso la destinazione indicata dal mio angelico amico.

Scendemmo nella piazza principale, che la splendida giornata primaverile aveva fatto in modo fosse piena di gente, e Giuda iniziò a camminare, con passo deciso ma senza fretta, avviandosi verso il duomo.

Io lo seguivo, cercando di rimanere al suo fianco, senza parlare.

La lunga mattinata, tutte le argomentazioni che avevo ascoltato al convegno, la mia incredibile esperienza da Ronin e gli strani personaggi della "Confraternita di Giacomo" avevano generato in me un nugolo di domande, ma nonostante tutto non chiesi nulla.

Avevo ottenuto tutte le risposte fino ad ora, ne avrei ottenute ancora nel prossimo futuro.

Intanto ci avvicinavamo alla magnifica cattedrale del paese, che sembrava fosse proprio la nostra destinazione finale.

Costruita circa un centinaio di anni prima, con un'architettura di tipo gotico, come le antiche cattedrali europee, aveva grandi vetrate decorate in tutte le finestre e numerosi richiami religiosi cattolici all'interno; statue di santi, vari dipinti con immagini prese sia dal vecchio sia dal nuovo testamento ed un grande crocifisso, fatto da un famoso scultore contemporaneo, posizionato proprio dietro l'ingresso principale, ben visibile dall'esterno quando le grandi porte di legno venivano lasciate aperte, nei giorni di festa.

Situata su di un lato della grande piazza, al centro del paese, era gestita da una piccola comunità di monaci cattolici, che avevano adibito a monastero il piccolo chiostro situato giusto dietro la chiesa; una struttura rinchiusa da alte mura in pietra e con un piccolo giardino proprio nel mezzo.

Avvicinandoci, notai che in cima alla scalinata, proprio di fronte al portone d'ingresso, un sacerdote stava parlando con due ragazzine in maniera animata, o almeno così appariva dalla posizione, in verità non troppo lontana, da cui stavo osservando la scena.

Giuda puntò diritto verso di loro, non ne conoscevo ancora la ragione, ma sembrava proprio di essere vicini allo scopo della nostra sosta in paese.

Io rimasi un pochino indietro, mentre Giuda saliva i pochi scalini che portavano all'ingresso della cattedrale, quindi, arrivato in prossimità del grande portone, chiamò le due ragazzine in modo gentile:

<<Venite, entriamo.>> disse loro.

Il sacerdote si volse velocemente verso la direzione da cui aveva sentito arrivare la voce, e dopo aver scrutato lo strano personaggio che gli si parava di fronte, rispose un po' piccato:

<<Loro non possono entrare, sono vestite in maniera indecente, per entrare nella casa di Dio occorre un abbigliamento decoroso.>>

A quella frase guardai le due ragazzine, così ad occhio avranno avuto tredici anni l'una e quattordici l'altra, curate, praticamente senza trucco, forse con la gonna un pochino troppo corta, ma in generale davano l'immagine della bellezza, fresca e forse un pochino ingenua, che solo la giovane età può dare.

In ogni caso, io non trovavo nulla di sconveniente in loro, né di volgare o indecente, come invece ci aveva fatto notare, con parecchia enfasi, il sacerdote.

Giuda guardò il prete per qualche attimo, socchiudendo leggermente gli occhi, come a scrutare qualcosa che lui doveva vedere bene, ma che a me era invisibile.

Avevo visto fare la stessa cosa più volte negli ultimi giorni, e non solo a lui, ma anche a Shamael e all'altro strano tipo della "Confraternita di Giacomo"; mi proposi di cercare di comprenderne la ragione, non appena se ne fosse presentata l'occasione.

Un Angelo di nome GiudaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora