Capitolo 21

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Con le tazze in mano, come due vecchi amici, sorseggiavamo il nostro caffè, oramai tiepido, mentre camminavano lentamente verso il piccolo molo.

La chiacchierata si era protratta per un bel po', avevamo bisogno di una piccola pausa, o almeno a me faceva decisamente piacere staccare qualche minuto ed alleggerire la situazione.

La discussione si era ora spostata verso argomenti ben più frivoli, mentre ci avvicinavamo al lago scintillante dai raggi del sole oramai alto.

La bruma era sparita e l'aria era tersa e limpida come cristallo, una leggera brezza muoveva la superficie dell'acqua, creando qua e là bagliori argentei.

La mia barchetta se ne stava tranquilla sotto il pontile, un pezzo di corda ed una piccola ancora bastavano affinché se ne rimanesse buona ad aspettarmi, come una macchia di colori su di uno sfondo verde-azzurro.

Parlavamo e ridevamo tra noi, come vecchi compagni di scuola che si incontravano dopo tanto tempo, le tazze oramai vuote in mano, lo spirito giocoso ma pronto alle nuove rivelazioni che di lì a poco sarebbero giunte.

Tutto sembrava perfetto, tutto appariva essere al proprio posto.

Persino la sensazione di vedere un'ombra nera, dai tratti vagamente umani, velocissima, spostarsi dentro l'acqua bassa della riva ed infilarsi sotto le tavole del piccolo approdo su cui c'eravamo fermati mi sembrò qualcosa di naturale.

Istintivamente guardai verso l'alto, aspettandomi di trovare un uccello che, passando in volo sopra di noi, avesse creato quello strano effetto sull'acqua, ma, in tutto il mio campo visivo, solo cielo azzurro e qualche nuvola sonnecchiante.

Tornai così a voltarmi verso Giuda, pensando di continuare col nostro chiacchiericcio superficiale, quando l'espressione del suo viso mi riportò di colpo alla realtà di cui non avevo ancora preso coscienza.

Il mio amico si fece serio, guardandosi intorno con l'espressione attenta che oramai avevo imparato a conoscere come foriera di cattive nuove, quindi poggiò la sua tazza per terra e, afferrandomi per un braccio, in maniera gentile ma ferma, mi disse di avviarci verso casa.

Senza chiedere nulla, compresi allora che l'ombra che avevo visto non era solo un'impressione o un gioco di luce, oramai sapevo bene che i repentini cambi d'umore di Giuda erano sempre dovuti a pericoli reali e, soprattutto, molto vicini.

Mentre ci spostavamo verso casa, con passo veloce, un'altra ombra scivolò sull'erba, vicino a noi, scomparendo tra i rami dell'albero più vicino.

Avevo piena fiducia di Giuda, sapevo che avrei avuto la migliore protezione che un essere vivente potesse avere in tutto l'Universo, ma quando lo vedevo preoccupato, e questa volta sembrava esserlo molto concretamente, io non potevo fare a meno di preoccuparmi molto più di lui.

La nostra andatura aumentava, e mentre non avevo neppure il coraggio di chiedere ciò che stava accadendo, notavo con preoccupazione sempre maggiore che il numero delle ombre che riuscivo a scorgere intorno a noi, come brevi lampi d'oscurità, andavano aumentando.

Giuda quasi mi scaraventò in casa, chiudendo la porta dietro di se, ed al mio sguardo preoccupato ed interrogativo rispose, soddisfacendo la mia curiosità ma aumentando di molto la mia preoccupazione.

<<Larve>> mi disse, mentre scrutava attentamente fuori della finestra, <<esseri elementali del livello più basso di consapevolezza spirituale, si nutrono dell'energia fisica degli altri esseri, non sono pericolose per la nostra anima, ma possono provocare danni enormi al nostro corpo. Non possono mostrarsi in questa dimensione senza che qualcuno di ben più evoluto permetta loro di manifestarsi indicando loro un bersaglio, quindi questo deve essere un piacevole regalo di qualche nostro amico demone.>>

Un Angelo di nome GiudaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora