Capitolo 7

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Mi era giunta voce di quello strano uomo che parlava alle folle e compieva miracoli.

Avevo sentito dire cose molto diverse su di lui, alcuni ne parlavano come la reincarnazione di Elia, il profeta, altri come il Battista, altri come un uomo posseduto da Belzebù, un blasfemo che andava bestemmiando contro la legge dei padri.

Io non comprendevo tutto questo, non apparteneva al mio mondo, ma pur non avendolo mai incontrato, stranamente non riuscivo a considerarlo solo come uno dei numerosi presunti profeti, così frequenti in Palestina in quegli anni.

Quel giorno lo vidi arrivare in groppa ad un asinello, come un poveraccio, mentre quelli che lo accoglievano mettevano i loro mantelli sulla strada e vi ponevano fronde appena tagliate, rami di alberi o palme per osannarlo.

Io ero sulle mura e guardavo quella strana scena, mentre i miei uomini, un po' preoccupati dalla moltitudine di persone che quello strano personaggio poteva muovere, e nel frattempo divertiti da ciò che per loro era senza senso, commentavano tra loro scompostamente.

Incuriosito, scesi dalla mia postazione ed andai ad aspettarlo giusto sotto la grande porta che segnava l'ingresso della città di Gerusalemme, quando, circondato da quella folla festante, lo vidi voltarsi nella mia direzione.

In quel momento seppi che cercava me, sentii il suo sguardo scuotere il mio spirito, mentre cercavo di mettere a fuoco il suo viso, indefinito, causa lo spazio che ci separava.

Rimanemmo brevemente in contatto visivo, mentre si avvicinava lentamente, ma non riuscii a sostenere a lungo quell'incontro a distanza, presto mi voltai e corsi via, lontano da Lui, lontano da tutto quello che non capivo ma che sentivo Lui incarnava.

Non avrei mai creduto possibile ciò che sarebbe successo solo alcuni giorni dopo.

Non avrei mai creduto possibile che gli stessi che avevo visto con i miei occhi osannare quell'uomo come il Figlio del Dio vivente potessero chiederne la morte così ferocemente.

Ero in servizio presso Ponzio Pilato, erano i giorni della Pasqua ebraica, quando una folla urlante si presentò a palazzo, chiedendo a gran voce di vedere il Governatore.

Erano i sommi sacerdoti, gli anziani, gli scribi, c'era quasi tutto il sinedrio in quella massa di persone, scalmanate e deliranti, che chiedevano udienza.

Riconobbi immediatamente in mezzo a loro la stessa figura che tanto mi aveva turbato all'ingresso della città e che, benché strattonato e trattato come un criminale, percosso e coperto di sputi e di insulti, non aveva perso l'aura di regalità che sembrava circondarlo.

Ancora una volta mi guardò, ancora una volta non riuscii a sostenere il suo sguardo, mentre lo trascinavano via per incontrare il Governatore Pilato.

Osservai in disparte quell'assurdo processo, vidi la spietata volontà di mettere a morte quell'uomo ad ogni costo, non importava il motivo né il modo, semplicemente doveva morire, sparire, essere dimenticato.

La presenza di quell'essere, che appariva così mite e profondamente buono, sembrava non essere tollerabile dai dotti e dai potenti del suo popolo, tanto che, per quanto il Governatore tentasse di far cessare quell'assurda sete di sangue, nulla riusciva a far desistere i presenti dal pretenderne la messa a morte.

Pilato lo fece flagellare, lo umiliò pubblicamente, cercò di barattarne la vita con quella di Barabba, un pericoloso e famoso malfattore, contando che la paura di riavere in libertà uno spietato criminale avesse fatto desistere la folla dal pretendere la morte di Gesù, ma tutto fu vano: scelsero di liberare Barabba pur di vedere Gesù crocifisso.

E più Ponzio Pilato cercava di salvarlo, più il tumulto cresceva in maniera pericolosa, fino a che, dopo essersi lavato le mani davanti a quella folla urlante, per dichiarare la sua non responsabilità per quel sangue innocente, lo consegnò per essere crocifisso.

Un Angelo di nome GiudaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora