Capitolo 22

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Il resto del cibo, che Giuda aveva preparato per la nostra chiacchierata, era sparìto velocemente prima dello scontro con le "larve".

Ma si era fatta ora di pranzo e la battaglia aveva messo un certo appetito ad entrambi, quindi la successiva preparazione di panini e frittata fu utile e gradita.

Da parte mia, oltre che rifornirmi d'energia con qualcosa da mangiare, sentivo il bisogno di alleggerire un po' la situazione, volevo qualche attimo privo di rivelazioni sconvolgenti e di demoni infuriati contro cui combattere.

Inoltre, la mia natura decisamente umana, faceva nascere in me domande di molto più basso profilo, rispetto alle più profonde questioni riguardanti la salvezza dell'Umanità portate da Giuda.

Così, colsi al balzo la situazione, e sapendo che se avessi superato i limiti concessimi, Giuda avrebbe semplicemente non risposto, chiesi:

<<Giuda, com'è il Paradiso? C'è davvero San Pietro sulla porta, col grosso mazzo di chiavi, come viene rappresentato?>>

Giuda mi guardò e sorrise.

Fortunatamente dovette comprendere che la mia domanda veniva da uno spazio di gioco e leggerezza - nonostante la mia curiosità fosse reale – così che, piuttosto divertito, rispose:

<<Credo che avrai molte sorprese, quando finalmente giungerai in Paradiso>> mi disse, <<perché in realtà è molto diverso da quanto tu possa immaginare.>>

Fui quasi sorpreso che Giuda fosse disponibile a soddisfare la mia curiosità, ma tanto era l'interesse per l'argomento che, per poter ascoltare con più attenzione e non perdermi alcun particolare, riposi il bicchiere che avevo in mano e mi alzai a sedere, dalla posizione quasi sdraiata in cui mi ero messo per godermi meglio il sole.

Un Angelo che descriveva il Paradiso era qualcosa da non perdere assolutamente.

Nonostante la sorpresa, non mi sfuggì, però quanto Giuda aveva appena detto: che alla fine sarei giunto a vedere il Paradiso con i miei occhi.

Questa era un'informazione che quasi mi fece piangere di gioia, tanto che interruppi il mio amico e chiesi ancora:

<<Come fai a sapere che giungerò a vedere il Paradiso? E se invece non riuscissi?>>

Lui mi guardò con un'espressione divertita, alzando gli occhi al cielo come se avessi detto qualcosa di decisamente poco brillante, quindi con un'altra risata, riprese:

<<Prima o poi ci arriverai no? Dove vuoi andare altrimenti? Siamo stati creati per tornare alla nostra casa, tutto il Creato si muove per portarci dove siamo attesi, e tu vorresti andare da qualche altra parte?>> rispose scuotendo la testa, come se io fossi uno zuccone cui si doveva ripetere sempre le stesse cose.

Io dovetti ammettere con me stesso che, effettivamente, non era la prima volta che mi ricordava che non importa il percorso che decidiamo di fare, ne importa il tempo che ci mettiamo, perché tanto siamo destinati a tornare a casa, dove saremmo accolti con grandi feste come nella parabola del figliol prodigo.

Però, dovetti anche riconoscere che sentirmi dire da un Angelo che un giorno sarei arrivato in Paradiso nutriva il mio ego, e che la domanda su come facesse a saperlo non era stata posta per avere una risposta, ma solo per farmi ripetere ancora una volta che io, proprio io, me stesso, sarei entrato in Paradiso.

<<Non capita spesso una cosa del genere, meglio godersela il più possibile.>> pensai, provocando in Giuda, con la mia conclusione finale, una fragorosa risata.

I miei pensieri non avevano segreti per lui, e questo doveva proprio averlo divertito.

<<Bravo>> mi disse, <<hai ragione, non c'è nulla di male nel godersi una cosa tanto bella, quindi, se vuoi, chiedilo tutte le volte che ti farà piacere, e io ti risponderò sempre la verità, l'unica verità possibile, che tu sarai accolto in Paradiso, dove entrerai come un figlio del nostro Dio Creatore.>>

Un Angelo di nome GiudaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora