9° CAPITOLO

1.1K 62 14
                                    

-LYDIA-

Aprii gli occhi disorientata ed incontrai quelli di Jack che se ne stava seduto su una poltrona. Mi guardai intorno e notai che ero su un letto, quello della camera del clown probabilmente. Girai la testa di nuovo verso di lui.

<Ti sei svegliata.> Sussurrò sporgendosi in avanti <Come va?> Il suo sguardo era senza emozioni, quello di sempre.

Provai a parlare, ma la gola mi bruciava e sentivo la bocca impastata. Dopo qualche secondo ci riprovai <Potrei stare meglio, credo.> Era uscito solo un flebile bisbiglio, ma ero sicura che Jack l'avesse sentito.

<Ti ricordi qualcosa?>

In verità i ricordi si susseguivano dentro la mia testa come un disco rotto e sembravano non accennare a fermarsi, ma ero ancora troppo confusa e stanca per farci caso. Mi limitai ad annuire guardando il soffitto.

<Ti lascio un po' sola.> Si alzò, ma io mi allungai per tirargli il braccio, gesto che mi procurò una fitta di dolore. Il clown mi guardò a lungo negli occhi e poi si risedette <D'accordo, rimango. Ma solo per poco perché ho delle cose da sbrigare, ok?>

<Ok.>

Volevo alzarmi, perciò cercai di liberarmi dal groviglio di lenzuola.

Cattiva idea.

Non avevo niente addosso a parte gli slip e rimasi per un po' a fissare la mia pelle scoperta. I ricordi stavano cominciando già a farmi male.

Il clown si mosse per la stanza <Ti prendo qualcosa da metterti.>

Riuscii nel frattempo a sedermi. Jack era tornato con una sua maglia e, cercando di non farmi male, mi aiutò a metterla. Il tessuto morbido mi accarezzava la pelle, ma odiavo ogni minimo contatto in quel momento. Mi alzai, ma le gambe mi cedettero e il fianco mi fece un male cane, facendomi gemere per il dolore.

Pessima idea.

Il clown mi sorresse per le braccia <Dove vuoi andare?! Si può sapere?!> Mi rimproverò.

<Voglio farmi un bagno.> Risposi infastidita e cercando di camminare.

Lentamente arrivammo in bagno, il quale era probabilmente la stanza più funzionale della casa. Al centro vi era una vasca, sulla parete di fronte era appeso uno specchio malandato e a destra c'era il water e il lavandino. Lo stretto indispensabile, ma andava più che bene. Quando mi sentii più stabile sciolsi la presa di Jack e mi avviai davanti allo specchio.

<Preparo la vasca.> Trafficò per un po' con il rubinetto, sentii il rumore dello scroscio dell'acqua e chiusi gli occhi. Sentii aprire e chiudere i cassetti e poi silenzio. Li riaprii ed incontrai il viso di L.J. riflesso nello specchio che mi guardava.

<Ho finito. Posso andare? O hai bisogno di aiuto?> Per tutta risposta la mia testa prese a girare, come la stanza intorno a me, e barcollai prima di riuscire ad appoggiarmi alla parete. Lo sentii dire <Come non detto.>

Dopo aver ripreso l'equilibrio iniziai a togliermi la maglia quando mi girai verso di lui imbarazzata.

<Sul serio? Ti vergogni di me? Ti ho già vista nuda più o meno dieci minuti fa.> Replicò lui ridacchiando.

<Ti costa così tanto guardare la vasca e non me?> Gli chiesi alzando gli occhi al cielo.

<Come ti pare.> Mi rispose lui esasperato e facendo ciò che gli avevo chiesto.

Mi spogliai velocemente e mi avvicinai alla vasca ed entrai aiutata da Jack. Appena l'acqua bollente e l'odore dolce della schiuma mi avvolsero, mi rilassai appoggiando la testa sul bordo. Il ragazzo si sedette a fianco a me con la schiena contro il marmo della vasca, fissando ogni minimo mio movimento. I ricordi facevano ancora più male adesso e ripercorsi mentalmente tutto ciò che era successo; ricordavo ogni dettaglio e ogni parola, tutto. Iniziai a singhiozzare e misi la testa tra le ginocchia per nascondere le lacrime. Sentii due braccia avvolgermi.

L'AMORE È IN BIANCO E NERODove le storie prendono vita. Scoprilo ora