13° CAPITOLO

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*SCENA UN PO'...Vabbè, ve lo immaginavate tanto...*

-LAUGHING JACK-

La strinsi di più a me e prendendola in braccio, non smettendo di baciarci, la portai in camera mia. Aprii la porta, con non poche difficoltà, e la misi sul letto. Ci staccammo e io la guardai, non sapevo davvero cosa diavolo stesse succedendo e una parte di me diceva di smetterla subito e di tagliare la corda. Immaginavo che se fossi andato troppo in fondo non ce l'avrei fatta a risalire, ma ormai era troppo tardi forse per tornare indietro. Avevo paura di farle male e non parlo fisicamente, avevo paura di ferirla all'interno, nell'anima. Ero un mostro, era questo che voleva? Voleva che ad amarla fosse un mostro?

<Io non so amare.> Le confessai sottovoce socchiudendo gli occhi mentre una fitta allo stomaco mi dava un senso di nausea, di sconforto.

<Provaci.> Mi sussurrò lei poggiandomi una mano sul cuore.

<Ti farò male, ti farò soffrire, è questo che vuoi? Forse non hai capito chi sono.> Le dissi con voce tagliente e feci per allontanarmi da lei.

Lydia mi attirò a sé afferrandomi un lembo della maglietta e mi guardò con un'intensità che mi fece sentire senza difese per la prima volta.

<So benissimo chi sei. E so benissimo che mi farai male, ma ti sto chiedendo di provarci. Provaci, perché non ce la faccio se ti sento così lontano. Non lasciarmi andare così senza nemmeno lottare.>

La guardai a lungo prima di capire che valeva la pena affondare, in lei e con lei, e non risalire mai più. Non sarei tornato indietro.


-LYDIA-

Vidi Jack in preda ad una lotta interna con se stesso, era confuso e disorientato. Non aveva idea di cosa provare, dopo anni di odio e freddezza, non era più abituato ai sentimenti veri e lo sapevo bene. Forse era tardi per farlo cambiare, ma io non volevo cambiarlo. Mi era stato vicino, anche se con la sua strafottenza, e mi aveva protetto con quel poco di buono che gli era rimasto. Avevo perso tutto, mi rimaneva solo lui e volevo che lui avesse bisogno di me. Lui non sapeva amare, ma io sì ed ero certa di amarlo con tutto quello che mi era rimasto.

<Ti prego. Ho bisogno che tu mi ami.> Le lacrime minacciavano di uscirmi ancora e cercai di trattenerle.

Era un momento di debolezza, ero patetica. Come mi ero ridotta.

Mi sedetti e cercai di alzarmi <Scusami, oddio, scusami. Cosa ti sto chiedendo? Sono una stupida, mi dispiace.>

Prima che potessi scendere dal letto, Jack mi buttò di nuovo sul materasso.

<Ragazzina, non sei una stupida. Non lo sei. Lasciati amare.>

Mi baciò e si mise su di me puntellandosi con le braccia. I pensieri si erano annullati e tutto ciò che sentivo era lui. Sentii le sue mani che mi accarezzavano il collo, si appoggiarono poi delicatamente sul seno e sul ventre. Scese fino alle gambe e le solleticò con la punta delle dita. Era come se mi toccasse l'anima e non avevo più paura di niente in quel momento. Si staccò da me e mi guardò negli occhi, i suoi occhi di ghiaccio riflettevano il rosso dei miei, sembravano meno freddi. Mi accarezzò ancora un po' e alla fine le sue dita sfiorarono la mia intimità facendomi rabbrividire. Mi alzò la maglia che indossavo e mi spogliò lentamente. Mi toccò nei punti più segreti procurandomi piacere. Le sue mani si muovevano esperte e un pensiero mi passò per la testa. Ma cercai di non pensarci e mi tranquillizzai chiudendo gli occhi sotto i suoi baci e il suo tocco. Portai la mia mano sopra i suoi jeans e sentii un sospiro uscirgli dalle labbra. Gli sbottonai i pantaloni con le mani che tremavano leggermente e Jack mi guidò nel dargli piacere. Eravamo entrambi eccitati e non solo con il corpo, non era solo una sensazione fisica, partiva dal cuore ed esplodeva nel cervello. Eravamo entrambi privi delle nostre difese fatte di indumenti e di sicurezze.

<Voglio unirmi a te.> Mi sussurrò Jack all'orecchio procurandomi l'ennesimo brivido.

Gli feci capire che lo desideravo anche io spingendo il mio bacino contro il suo.

<Pensi ancora che io non abbia un cuore?> Mi chiese ridacchiando e mordendomi le labbra.

Gli misi le braccia al collo e gli sorrisi. Lentamente sentii che diventavamo una cosa sola e strinsi i denti per sopportare il lieve dolore che si espandeva piano piano. Quando le nostre intimità furono entrambe unite mi si mozzò il respiro. Jack iniziò a muoversi e sussultai mentre stavano prendendo piede dentro di me sensazioni diverse e contrastanti. Mi lasciai andare completamente a lui e per la prima volta sentii di appartenere a qualcuno, di poter essere amata senza limiti e condizioni.

<Sei bellissima.>

Sorrisi sentendo la sua voce pronunciare quelle due parole.

Quando il piacere aumentò inarcai di colpo la schiena e gemetti sotto di lui, mentre sentii anche il suo piacere riempirmi. Ancora ansimanti e ubriachi l'uno dell'altra ci staccammo e Jack scivolò accanto a me. Non smetteva di ammirarmi e mi sentivo grata di essere lì accanto a lui.

<Grazie.> Mi sussurrò lui dopo qualche minuto di silenzio.

<Di cosa?> Gli chiesi curiosa.

<Di amarmi. Nessuno amerebbe un mostro, ma tu sei riuscita a vedere oltre quello che sono e te ne sono grato. Quando sono con te mi sento bene, dopo tanto tempo, riesco a stare bene.>

Mi avvicinai a lui e mi addormentai per la prima volta senza incubi con le sue mani che mi accarezzavano i capelli.








L'AMORE È IN BIANCO E NERODove le storie prendono vita. Scoprilo ora