18° CAPITOLO

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-LYDIA-

<Sei sicura che non vuoi venire con me?> Mi chiese Allan alla stazione guardandomi.

Il suo volto era quasi completamente guarito e non appena si era rimesso, aveva insistito per prendere un treno e tornare a casa. Gli mancava la sua vecchia vita, il bar dove lavorava e la nostra casa. Ma io non ero dello stesso parere, quel posto non mi apparteneva più.

<Sicurissima, ma ci rivedremo. Sta' tranquillo.> Lo rassicurai sorridendo e abbracciandolo.

Sarei tornata un giorno solo per vedere mio fratello, lui e per nessun altro.

<Sicura che non sia un addio?> Mi chiese preoccupato aggrottando le sopracciglia.

<Non è un addio, lo prometto.>

Mi baciò la fronte e mi lasciò andare, poi guardò Jack e gli strinse la mano guardandolo negli occhi.

<Grazie, grazie di esserti preso cura di mia sorella e...Di tutto il resto. Te la affido, è nelle tue mani, proteggila.>

I due si scambiarono un'occhiata come se stessero facendo un giuramento e poi, dopo un ultimo saluto, Allan salì sul treno.

<Ti voglio bene fratellone!> Gridai cercando di sovrastare il rumore delle ruote sui binari.

<Ti voglio bene anche io! Mi raccomando!> Gridò in risposta mio fratello dal finestrino agitando una mano.

Quando il treno sparì all'orizzonte, mi girai verso Jack che mi guardava con un sorrisetto sul volto.

<Che c'è?> Chiesi mentre ci incamminavamo verso casa.

<Niente. Sono sorpreso.> Disse guardando davanti a sé e scrutando ogni movimento intorno a noi.

<Pensavi ti avrei abbandonato? Mi dispiace averti deluso.> Dissi ridendo.

Lui mi cinse la vita con un braccio e mi guardò negli occhi serio <Sicura di aver fatto la scelta giusta?>

Gli sorrisi scoccandogli un bacio casto sulle labbra <Sicura.>

<Quindi...Vuoi restare con me?> Mi chiese lui con un luccichio negli occhi.

<Ovviamente, mio "angelo", voglio restare con te.> Gli risposi ridendo per il nomignolo che gli avevo dato.

<Sono tutt'altro che un angelo, ragazzina.> L.J. si avvicinò al mio orecchio e il suo respiro mi procurò dei brividi piacevoli <E te lo dimostrerò appena arriviamo a casa...Magari sotto le lenzuola...> Aggiunse il ragazzo.

<Laughing Jack!> Gridai scostandolo da me continuando a ridere e facendo ridere anche lui.

<Non sai cosa voglio farti, ragazzina.> Riprese lui sussurrandomi all'orecchio.

Lo guardai maliziosa <Allora sbrighiamoci ad arrivare a casa, diavolo che non sei altro.>

Ci incamminammo abbracciati ridendo e scherzando come avevamo fatto qualche giorno prima. Finalmente avevamo ritrovato la pace e la felicità.


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<Jack! Jack, dove sei?> Gridai nel lungo corridoio sbirciando nelle stanze vuote.

<Sono qui!> Mi urlò Jack da una stanza alla mia sinistra.

<Cosa stai facendo?> Gli chiesi entrando nella camera.

L.J. era intento a guardare una catasta di cose ammucchiate che stavano bruciando in quello che sembrava un falò. Guardando meglio mi accorsi che erano gli oggetti che lui aveva custodito così gelosamente per anni. E ora stavano bruciando. Vecchie fotografie raffiguranti Isaac, ritratti ingialliti, giocattoli rotti e peluche macchiati e impolverati. Una metafora che poteva essere associata benissimo alla vecchia vita di Jack, una vita che adesso stava distruggendo. Una ferita che veniva disinfettata e chiusa per sempre.

<Andava fatto.> Disse quasi domandandolo il clown, più a se stesso che a me, con gli occhi fissi sulle fiamme che mangiavano fameliche il suo passato.

Capii subito che non si stesse riferendo al fatto di aver bruciato i ricordi, ma al fatto di aver ucciso Isaac.

<Ha fatto male, non è vero?> Jack mi strinse a sé e annuì. Poggiai la testa alla sua spalla e lo strinsi di più <Andava fatto.> Lo rassicurai.

<Pensi sia ancora un mostro?> Mi chiese di punto in bianco.

<Ho imparato che i mostri sono altri.> Gli risposi.

Ad un certo punto sentii Jack tirare fuori dai jeans qualcosa e porgermelo.

<Questa credo sia tua.> Mi disse porgendomi la sua scatola.

La presi tra le mani e lessi la scritta, toccandone i contorni e la vecchia manovella arrugginita. Sorrisi ricordando quando l'avevo trovata nel bosco. Jack che compariva dal nulla nella mia stanza, spaventandomi e facendo il freddo. Jack che pensavo fosse un mostro e che invece mi aveva salvata e mi aveva protetto anche da se stesso. Jack che ora mi amava e mi sorrideva.

Strinsi la scatola al mio petto e mi avvicinai alle fiamme. La gettai nel fuoco e la guardai bruciare mentre una strana calma si diffondeva in me.

Mi girai verso Jack e gli dissi sorridendo <Andava fatto anche questo.>

Lui mi abbracciò baciandomi la punta del naso <Ti adoro.>

<Io ti amo.> Lo baciai sulle labbra e poi lo guardai nei suoi occhi color ghiaccio <Andiamo?> Gli chiesi mentre un altro sorriso mi spuntava sulle labbra.

<Chiudi gli occhi, ragazzina.>



FINE



ODDIOOOO!

Non ci posso credere che sia finitoooo...Mi vien da piangereeee...

Allora, da dove comincio?

Innanzitutto grazie di cuore per aver letto la mia storia, mi ha fatto veramente veramente molto piacere. Era la mia prima storia e spero davvero che vi sia piaciuta e spero di poter fare sempre meglio.

Vorrei dire grazie anche ai protagonisti della mia storiaaa, dove siete bimbi belli?

L.J.: Ehm...*Si guarda intorno fischiettando*

Allan: Ma io sono più grande di t- *Lo zittisco con un'occhiataccia*

Isaac: Abbiamo finito? Posso alzarmi da terra ora?

In coro: Noooooo!

Isaac: Che palle!

Io: Bene, ragazzi. Vi voglio ringraziare per aver preso parte a questa storia.

Lydia: *Si avvicina a Jack*

Io: Giù le mani, stronza!!

Lydia: *Si allontana spaventata*

Io: Bene, ora andate, siete liberi bimbi belli. *Faccia da imbecille che sorride e annuisce.*








L'AMORE È IN BIANCO E NERODove le storie prendono vita. Scoprilo ora