-LYDIA-
Erano due giorni che L.J. non mi rivolgeva la parola e che se ne stava rinchiuso nel suo circo, ogni tanto mi spaventava il modo in cui mi guardava, con quegli occhi crudeli e vuoti. Avevo paura di lui? Sì, ne avevo tanta, ma cercavo di non darlo a vedere stando sempre in camera mia. Ci stavamo comportando come due bambini e questi comportamenti mi stavano sulle...
<Ragazzina!> Un bussare frenetico alla porta della mia stanza mi distrasse.
Mi alzai per andare ad aprire e davanti ci trovai Jack. Fui sorpresa di vederlo, ma cercai di apparire il più disinvolta possibile.
<Cosa c'è?> Gli chiesi incrociando le braccia al petto.
<Non posso venire a vedere se sei ancora viva?> Mi chiese lui sbuffando.
<Non credo sia un tuo problema, no?> Risposi acida. Prima mi minaccia e poi viene a vedere come sto.
Lui rise amaramente <Oh giusto, hai ragione. Sono un mostro io, non ho un cuore. L'avevo dimenticato, scusa.>
<Lo dimostri in ogni momento della giornata, come fai a dimenticarlo?>
<Lo vedi che adesso sei tu quella che si comporta da stronza? Io vengo a vedere come stai e tu mi insulti. Sei propr->
Lo interruppi alzando gli occhi al cielo <Una ragazzina viziata, lo so, l'hai già detto.>
Jack alzò un sopracciglio ridacchiando <Veramente stavo per dire qualcos'altro.>
<Oggi sei abbastanza tranquillo, chi devo ringraziare?> Il clown si strinse nelle spalle limitandosi a guardarmi <Dio, ma perché fai così?...Va bene allora, abbiamo finito la scenetta? Posso chiudere la porta?>
Il ragazzo diminuì la distanza che ci separava a grandi falcate mentre io indietreggiavo leggermente confusa e spaventata <No, credo di no.> Mi rispose. Caddi sul letto e sussultai quando lui si fermò a due passi da me, scrutandomi dall'alto <Tu hai paura di me, vero?> Rimasi zitta non sapendo cosa rispondere e lui continuò avvicinando il suo viso al mio <Si vede che sei spaventata, sento anche il tuo cuore...Che batte veloce.> Sussultai quando mise la mano sul mio petto, proprio sull'organo che pompava sangue all'impazzata.
<S-Smettila, va' via, ti prego.> Sussurrai con la mente in subbuglio. Da una parte volevo che se ne andasse mentre dall'altra volevo che annullasse la distanza tra i nostri corpi.
<Shh, sta' zitta per una volta ragazzina.> Mi disse prima di posare voracemente le sue labbra sulle mie.
Arrivederci al buon senso.
Il bacio si fece più audace e Jack mi spinse sul letto facendomi stendere. Mi accarezzò nel frattempo il collo fino alle braccia, poi di nuovo sul collo e infine sul fianco. Feci una smorfia non appena mi toccò le anche e lo spinsi via. Mi sedetti sul letto e mi misi una mano tra i capelli cercando di sopprimere i ricordi.
<Cazzo.> Sussurrò L.J. mettendosi anche lui una mano tra i capelli corvini <Scusa, non...Io non volevo. Dimenticalo, ok? Fai finta che non sia mai successo.> Mi guardò per un po' e poi sparì nel corridoio.
Merda.
Era passata ormai più di un'ora da quando mi ero stesa sul letto, però il sonno non ne voleva proprio sapere di arrivare. Mi misi le lenzuola fin sopra la testa e mi rannicchiai, ma il caldo afoso mi costrinse alla fine a buttarle all'aria. Dopo altri minuti passati a guardare il soffitto con il sudore che mi imperlava il corpo, mi alzai uscendo dalla camera. Percorsi a piedi scalzi il corridoio e arrivai davanti all'ultima porta. Non era solo il caldo ad impedirmi di dormire, ma anche quel bacio, era come se non riuscissi a togliermelo dalla testa. Senza accorgermene portai istintivamente le dita sulle labbra ricordando le sue.
Ma cosa andavo a pensare?
Scossi la testa e bussai esitante al battente, aspettai la risposta ed entrai. L.J. stava seduto sul letto, appoggiato alla testiera, e giocava con una palla da tennis lanciandola in aria e riprendendola.
<C'è qualcosa che non va?> Mi chiese il clown vedendo che me ne stavo davanti a lui immobile e zitta.
<N-No. È che...Non riesco a dormire.> Riuscii ad ammettere alla fine torturandomi le mani.
<Non credi di essere un po' troppo cresciuta per queste cose?>
Non la smetteva di giocare con quella palla nemmeno un attimo, salii sul letto a carponi e gliela presi lanciandola fuori la porta.
Jack alzò un sopracciglio incrociando le braccia e guardandomi <Perché non riesci a dormire? Ci sono dei mostri sotto il letto?> Aggiunse ridacchiando.
Mi sedetti davanti a lui a gambe incrociate <Sono seria.>
<Illuminami allora.>
Mi costrinsi a guardarlo negli occhi <Non riesco a dimenticarlo.>
Lui aggrottò le sopracciglia e il suo sguardo si fece serio, poi senza darmi un preavviso si avvicinò e mi chiese <Cosa? Questo?> E poggiò le sue labbra sulle mie per la seconda volta.
Quando ci staccammo ero ancora più confusa di prima <Lo vedi come fai?! Così non mi aiuti!>
Scoppiò a ridere e si allontanò <Chi ha detto che voglio aiutarti?>
<Ma tu hai detto che devo...>
Il clown alzò le spalle <So quello che ho detto, ma non ha importanza.>
<Allora non te ne frega niente!> Sbottai offesa e arrabbiata.
<Non ho mai detto neppure questo.> Incastrò i suoi occhi ai miei <Senti ragazzina, io non voglio mentirti. Sei l'unica persona che dopo così tanti anni mi ha fatto provare qualcosa di più dell'odio e dell'indifferenza e non voglio negarlo. Non puoi cambiarmi, sarò sempre un mostro...Ma di te m'importa, anche se non sembra.> Abbassai lo sguardo e lui mi rialzò il viso con due dita <Guardami, puoi fidarti di me.>
Mi avvicinai e mi stesi di fianco a lui ripensando a quello che mi aveva detto. Non era la classica persona sentimentale, quindi se mi aveva detto quelle parole significava che era sincero. Forse dovevo smetterla di sospettare di ogni persona. Stavo quasi per addormentarmi quando sentii la voce di Jack.
<Prima non ero così. Voglio dire, non ricordo bene come fossi dato che sono passati secoli, ma ero diverso. Ero felice. Ero il migliore amico di un bambino, si chiamava Isaac Grossman. Giocavamo insieme tutto il giorno. Purtroppo sono successi dei casini e lui è stato mandato in un riformatorio, sono rimasto da solo rinchiuso nella mia scatola e...A poco a poco...Ho perso i miei colori e tutte le mie emozioni. Quando Isaac è tornato non era più lui, era un mostro e lo sono diventato anche io.>
Rimasi senza dire niente per un po' e poi gli chiesi <Dov'è adesso?>
Il suo silenzio mi suggerii di aver toccato un punto troppo delicato, ma alla fine mi rispose <L'ho ucciso.>
<Oh. Era il bambino nelle foto?> Lui annuì e si girò su un fianco per guardarmi <Mi dispiace.>
Lui chiuse gli occhi tristi e malinconici. Con la mano mi misi a percorrere la sua mandibola, le labbra morbide, il braccio ed iniziai a disegnare figure immaginarie sul suo petto. Mi rannicchiai più vicino a lui e mi sentii protetta e al sicuro, mentre lo sentivo rilassarsi.
Stavamo per addormentarci quando sentii Jack dire con la voce che biascicava <Mi dispiace che tu non mi abbia conosciuto prima. Mi dispiace davvero tanto. Sarebbe stato tutto così diverso.>
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L'AMORE È IN BIANCO E NERO
Fiksi PenggemarLydia è una ragazza diversa e solitaria, che ama dipingere e cantare. Odia la compagnia ed è fredda come il ghiaccio. Laughing Jack , noto killer e creepypasta, anch'esso solitario e freddo come lei. Riusciranno ad uscire dal loro stato di ghiaccio...