Prologo

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Alaric sapeva perfettamente che alla domanda del sovrintendente su chi sarebbe stata la sua futura compagna, la cosiddetta 'Amata dell'infinito', quella mutante della sua stessa specie che sarebbe stata la sua sposa e la sua unica donna, avrebbe tentennato. Era successo tutto così velocemente e lui era disperato, doveva fare qualcosa o trovare una soluzione al problema, cosa più che semplice per lui visto che il suo dna era mutato in modo che il suo cervello funzionasse di più del solito 2% degli umani arrivando ad un 27%, la percentuale più alta tra i mutanti geni figli di altri mutanti geni e figli anch'essi di altri geni. Ne aveva risolti tanti di problemi, ma questo era diverso, molto diverso dai soliti, gli altri erano sempre collegati a cose materiali o soluzioni a problemi fisici, quel problema era una persona, una mutante degli elementi, hanno il controllo dei 4 elementi e ognuno di essi ha una predisposizione verso uno solo di questi. Fin dalla scoperta delle prime mutazioni genetiche si erano create le gerarchie, e con esse delle regole rigide e assolute, quella che stava al di sopra era quella che un mutante può scegliere come compagna solo una mutante donna della stessa specie.
Ragionava e arrivava sempre allo stesso punto, alla stessa soluzione, doveva dimenticarla, doveva lasciarla andare. Diede un pugno lasciando la sagoma sul muro giallognolo della sua camera del dormitorio, non lo poteva accettare; sentiva di essere legato a quella ragazza irraggiungibile, lo sentiva dentro, sapeva che era una cosa impossibile, ma non poteva obbiettare ciò che il suo corpo sentiva e ciò che il suo cervello gli diceva. Aveva deciso, a quella domanda avrebbe risposto con un nome illecito, il nome di quella ragazza dai capelli azzurri.

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