Capitolo 2

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Mi sentivo a disagio. Ero in macchina e anche solo guardandomi in giro potevo capire perfettamente che quella non poteva essere una scuola normale, ma sopratutto che le persone che la frequentavano non potevano essere assolutamente normali. C'erano ragazzi di tutte le età, indossavano vestiti di tutti i tipi, non era obbligatoria l'uniforme, ma tra la massa di persone spiccavano delle gonne gialle e dei maglioncini di ugual colore, facevano disgusto al solo vederli. Suonò una campanella e la marmaglia si disperse in vari edifici, mi trovavo ancora in macchina, al confortante tepore della macchina, quando una signora in tacchi e completo elegante non si avvicinò e con uno schiocco di dita aprì  portiera e bagagliaio tirando fuori me e le mie borse. Ma dove cavolo ero finita? Non feci in tempo a formare il pensiero di scappare a gambe levate quando la "oh guarda ho spostato la valigia con un sol schiocco, pesante come è" cominciò a parlare:
"Tu devi essere Arya Demvyre, sono Margaret Brooke, la preside in vigore di questo istituto. So che per te è stato traumatico scoprire a 18 anni di avere delle, come dire, specialità. Sono sicura che ti troverai bene qui nonostante tutto."
"Ehm, grazie, ma pensò ancora che ci sia stato un errore o qualcosa del genere, si insomma io non ho mai fatto stranezze o chissà cos'altr.."
"Nessun errore." Mi interruppe " ma, se ti fa sentire più sicura, possiamo fare un accordo. Se entro tre mesi non scoprirai le tue specialità, potrai tornare a casa. Ma solo passati tre mesi."
Annuii, e capì che il nostro patto ormai era sigillato. Nel mentre arrivò una ragazza, una di quelle ragazze che se passa devi girarti a guardarla. Indossava l'uniforme, ma con una gonna molto più corta e un maglioncino striminzito che a malapena le fasciava il seno prosperoso, era tutta sorrisoni e smancerie, la preside mi spiegò che lei era una ragazza che faceva parte del consiglio studentesco e che mi avrebbe fatto fare il giro del campus, la fortuna probabilmente in questo momento non era dalla mia parte. Appena la preside se ne andò, la ragazza cambiò radicalmente e quelli che prima erano sorrisi ora erano smorfie spocchiose:
"Senti nuova, non mi interessa cosa sei, non mi interessa come ti chiami, mi interessa che tu segua delle semplici regole, prima di tutto non ti immischiare negli affari delle altre persone, e soprattutto quelli del consiglio, se io parlo tu ascolti e obbedisci, terzo se.."
Ne avevo abbastanza e la stoppai con un cenno della mano e partii a raffica:
"Senti Barbie delle feste della chirurgia plastica, non mi interessano le tue regole, non starò qui da tanto, ma già il fatto che tu non conosca neanche il mio nome è già mi dai ordini non va, quindi o ti dai una regolata o la cresta te la faccio passare io. A te la scelta bambolina."
Rimase impietrita. Si. Sono sempre stata così acida e stronza, che c'è ? Mi batto per i diritti di ogni individuo, non è un bene? Si sitemò i capelli, e invece di farmi vedere il campus, o come lo avrei definito io prigione per malati mentali, girò i tacchi e se ne andò verso un edificio rotondo. Ero ancora su di giri quando da dietro un albero vidi una ragazza, probabilmente della mia età, si stava...nascondendo? Ma perché?
"Ehi tu!" Chiesi inarcando un po' la schiena per vedere meglio, "che ci fai lì? ", capì di averla terrorizzata quando scappò a gambe levate. Sospirai, presi le mie borse e mi avvicinai a un cartello che si ergeva prima di una porta d'ingresso che avrebbe dovuto essere tripla più che doppia e la sbirciai, era una mappa della prigione, non so cosa cercavo esattamente, ma sentii un rumore provenire da accanto a me. Era un ragazzo alto e magro, aveva un non so che di simpatico nel viso.
"Ciao. Ho visto cosa hai fatto a Rebecca, beh, ti volevo solo dire che ora hai un amico in più qui"
"Beh, grazie, immagino che Rebecca sia la Barbie rifatta..."
"Barbie rifatta? Oh no fanciulla anche fin troppo eburnea, è tutta vera"
"Beh fatto sta che non è molto simpatica, ma come parli? E perché qui nessuno si presenta?"
"Sei riuscita a spegnere Rebecca, e quindi Te lo meriti, mi chiamo Stephan, molto piacere Arya"
"Si io sono Ary..aspetta, come lo sai? Non sarai uno che legge la mente?" Istintivamente mi coprii le tempie, come se servisse a qualcosa, dopo pochi secondi capii che stronzata immane avevo fatto e rimisi le braccia giù.
"No, i telepati sono viscidi, no io sono un cacciatore di anime, divoro l'anima delle mie vittime"
"Mmmmh...mi devo preoccupare o devo scappare urlando per creare la scena?"
"No tranquilla, divoro solo le anime cattive. " mentre diceva questo fece un occhiata malefica è un sorriso diabolico. Questo ragazzo mi era sempre più simpatico.
"So il tuo nome perché ero qui quando è venuta la signora Brooke, e tranquilla ti spiego io, avanti seguimi e apri bene le orecchie" disse prendendo buona parte delle mie borse e facendomi strada:
"I frequentanti di questa scuola sono speciali, ovvero hanno poteri, mutazioni, cose così, tranquilla, non sei l'unica che non conosce ancora la propria specialità, non ti affliggere. Per quelli che sanno la loro specialità il percorso è in discesa, perché ti preparano a lavorare a seconda delle tue abilità, si, io caccerò le anime dei cattivi bla bla bla, diventerò un supereroe! Quanto ne sono felice...yee! " fece finta di festeggiare ma in faccia era molto serio, o quasi. "Per te invece sarà un po' in salita poiché ti sottoporranno a prove ed esami per 'carpire al meglio le tue abilità', ed altre stronzate simili. Il mio consiglio ora è andare alla tua stanza, cambiarti e andare in segreteria, tutto accompagnato da moi, ti va bene? "
"Perché mi dovrei cambiare?" Entrambi guardammo i miei jeans neri e la mia maglia dei green day, il primo ad esprime il parere fu proprio Stephan:
"Diciamo che se non vuoi essere etichettata come la Nuova per il resto del tempo qui, devi indossare qualcosa che rispecchi di più, diciamo, le tue forme femminili. E non lo dico per volere personale, mi dispiace spezzarti il cuore, ma io non ce l'ho un cuore, quindi..."
"Ho capito, andiamo! Ma tu come fai a sapere quale è la mia stanza e cosa devo fare dopo? "
Sorrise beffardo e mi mostrò dei fogli:
"Li ha buttati per terra Rebecca prima di andarsene, e io li ho presi. Quindi ora seguimi "
Mi zitti, e lo seguii mentre continuava a parlare è a indicarmi i vari edifici. Mi assicurò che se lo avessi voluto, saremmo rimasti amici, in modo da aiutarci reciprocamente, anche se sapevo già che avrebbe fatto lui tutto il lavoro duro con me.
Arrivammo alla camera 151 e mi porse una chiave, io la misi nella toppa e aprì la porta. La stanza era una singola anche se il letto era matrimoniale ed enorme, il letto era nel mezzo, sulla sua destra c'era un comodino e in parte una scrivania spaziosa, davanti alla scrivania sull'altra parete c'era un armadio a due ante gigantesco, il bagno era dietro una porta verso la sinistra del letto, si intravedeva dalla porta aperta una vasca, un lavandino, un gabinetto e un mobile anch'esso spazioso con uno specchio enorme. Il pezzo forte veniva sempre sul lato destro, la camera dava sul giardino, un boschetto pieno alberi, proprio davanti alla mia finestra vi era un albero di ciliegio, la finestra era spettacolare poiché aveva una seduta dove ti ci potevi sdraiare in due e stare ancora comodi. Ero sbalordita, era una camera bellissima, e non sarei mai riuscita a riempirla tutta, ma forse...
"Sono praticamente tutte così" Stephan varcò la soglia e appoggiò le borse per terra. Mi disse di prendere dei vestiti e di andare a cambiarmi in bagno mentre lui avrebbe sistemato il mio laptop sulla scrivania. L'avevo detto che il lavoro duro sarebbe spettato solo a lui.
Dopo litigi con me stessa e con i vestiti, optai per un paio di jeans chiari con un leggero risvoltino alle caviglie, le stansmith ed una maglia che lasciava parte della schiena scoperta, e quindi, anche il tatuaggio, pensai di cambiare maglia per il dubbio di cosa avrebbero detto, ma me ne fregai e uscii. Stephan mi squadrò con occhio critico e decise che poteva andare, ovviamente non si accorse subito del tatuaggio, ma quando lo vide si congratulò, beh il mio bimbo era stato accettato dall'unica persona di cui mi interessava davvero il giudizio, perfetto!
Ci avviammo verso la segreteria mentre mi spiegava che potevo ordinare oggetti online, e che li potevo pagare con la mancia dei vari lavoretti che potevi fare nel campus, dopotutto la prigione non è così male se ti pagano e puoi fare shopping!
Andava tutto liscio fino a quando non vidi Rebecca in fondo al corridoio.


Spazio autore
Fine di questo capitolo! Se state leggendo questo vuol dire che un po' ci siete appassionati, beh, ringrazio il mio amico Berty per l'aiuto indispensabile!!
Fatemi sapere cosa ne pensate, sono ben accetti consigli!

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