Capitolo 4

40 6 4
                                    

"Che ti ha detto? Non ci credo che si sia esposto così tanto ! Cosa vuole da te ? Perché ?!"
Stephan era su di giri, provai a parlare ma mi fece cenno di tacere. Lo seguì in un parco fino a quando non si sedette su di una panchina in pietra e si prese la testa fra le mani.
"Vuoi spiegarmi cosa ti sta passando per la testa ? Non è successo niente di che! Steph davvero io non cap"
"È ovvio che non capisci! Tu non lo conosci, quel tipo è pericoloso, devi stargli lontano!"
"Perché? " Gli chiesi incrociando le braccia e cominciando a innervosirmi.
"Kal è un discendente dell'Unione delle due famiglie più potenti di tutte, i Lazar e i Marat, il potere della sua famiglia viene usato dal governo."
" Ma cosa ha di così tanto speciale ?"
"Il padre riesce a entrarti nella testa, e non si ferma qui, ti opprime spezzando tutte le barriere che la tua mente ha creato, te la svuota e quando ha finito può fare ciò che vuole di te, farti svelare segreti, confessare crimini, compierli se è ciò che desidera. È peggio dei telepati, è un Dushitel, in russo significa soffocatore."
"E che c'entra lui se è il padre che fa questo ?"
"Lui è peggio, ha il potere di dominare la gravità; all'inizio sapeva solo spostare e schiacciare oggetti, ma per un incidente riuscì a capire che dipende tutto dalla forza di gravità, la sfrutta dominando le persone e creando dei campi che influenzano la mente. Si vocifera che possa anche viaggiare nel tempo."
Rimasi senza parole. Ero affascinata e terrorizzata al tempo stesso, non riuscivo a pensare ad altro che quei occhi oro e alle sue parole.
"Cosa vuole da me? Perché mi ha detto quelle cose?"
"Cosa? Cosa ti ha detto?" Mi chiese allarmato.
"Mi ha detto che finalmente mi ha trovata. Che cosa intendeva? Che vuole da me?"
"Non lo so." Rispose ancora su di giri
" ma so che siamo in ritardo per la tua lezione con il coach Boom. Andiamo."
Si alzò e cominciò a camminare senza fermarsi, una volta arrivati all'edificio a forma di nave mi lasciò sola ancora sconvolta, quando si accorse del mio stato mi abbracciò, e mi disse di svuotare la mente. Ci provai, davvero ma non funzionò affatto.
Il coach Boom mi stava aspettando con la faccia seria e le braccia incrociate, mi guardò dall' alto verso il basso e mi parlò:
"Oggi voglio arrivare almeno al decimo piano. Ti spiego come funziona, ora tu andrai in uno spogliatoio, indosserai i vestiti per l'allenamento e entrerai in un'altra stanza, ci rivedremo li."
Seguì i suoi ordini, entrai nello spogliatoio e chiusi la porta a chiave, su una parete c'era uno schermo che mi chiedeva di dire ad alta voce  nome e cognome, indecisa dissi "Arya Demvyre" e dopo pochi secondi un'altra scritta apparve:
_salve Arya, stai per iniziare l'allenamento di smistamento, prego indossare gli abiti forniti alla tua destra e non proseguire nella prossima stanza fino a quando non si accende la luce. Grazie._
Confusa guardai alla mia destra e da un incavatura del muro erano comparsi un paio di leggins da trekking e una canotta sportiva, entrambi neri con lo stemma della scuola, un cancello con le iniziali della scuola W.A.W.W.A., le indossai e attesi fino a che la luce sopra la porta non diventasse verde. A quel punto avevo dimenticato la storia del misterioso-Kal, in testa avevo solo immagini di come sarebbero state le prove. La luce divenne da rossa a verde e i pensieri svanirono; entrai nella stanza a passo incerto, davanti a me c'erano due tavoli, su ognuno c'era una ciotola, in uno vi erano dei sassi e nell'altro un pezzo di legno; il coach Boom fece capitolino davanti a me dall'altro lato dei tavoli:
"Crea da questi due oggetti" disse, e io non capì, cosa potevo creare con delle pietre e un pezzo di legno ? Non riuscivo a capire e in aggiunta a questo il coach mi faceva pressione continuano a guardare il cronometro che teneva in mano. Pensai bene alla parola crea e a come i due oggetti potevano essere accomunati, e mi venne in mente una idea: presi il pezzo di legno in una mano e una pietra più spigolosa rispetto alle altre nell'altra, tentai di scalfire il legno e facilmente riuscì a creare una punta accuminata dal legno. Avevo creato un arma, molto rudimentale ma era pur sempre qualcosa; il coach mi guardò e a una radiolina disse "piano 1: eliminato". Rimasi scioccata. Avevo creato qualcosa in fondo, eppure non era andata bene, il coach mi disse di non preoccuparmi e di rimanere concentrata su chi pensavo di essere. Detto da lui sembrava quasi semplice.
Entrammo in un ascensore e il coach  schiacciò un bottone,
"Questa era la prima prova del primo piano, non l'hai passata quindi possiamo escludere tutti i poteri collegati a quel piano. È molto semplice, se passi la prima prova del piano, passi alla seconda e così via, se non passi la prova passi direttamente al piano successivo. A seconda della prova in cui fallisci ci si riporta a vari piani. In questo caso passeremo subito al secondo." Mi spiegò il tutto mentre l'ascensore saliva, le porte si aprirono quando aveva appena finito e anche lì mi aspettò una prova bizzarra; non passai e passammo al terzo, continuammo così fino al decimo, ero stanca e amareggiata, avevo fatto prove di qualsiasi genere, mentre passavamo dal nono al decimo il coach vide che mi stavo deprimendo, allora si schiarí la voce:
"Non ti devi preoccupare, l'avevo immaginato che non saresti passata ai primi nove, non per niente all'inizio ti ho detto che volevo arrivare al decimo. Questo piano riguarda gli elementi, è diverso dagli altri, appena  arriviamo ti spiego." Una volta arrivati la porta si aprì ed entrammo in una stanza molto ampia, divisa in 4 quadranti, in uno vi era una pozza d'acqua, in uno un lembo di terra, nell'altro un fuoco che lambiva e  nell'ultimo c'era una crepa nella parete da cui entrava il vento. Il coach mi posizionò al centro della stanza e mi bendò gli occhi, non lo potevo vedere ma sentivo la sua voce, mi disse di svuotare la mente e di mettermi in una posizione comoda, di lasciarmi andare, lui sarebbe uscito e avrebbe visto il tutto da uno schermo. Sentì la porta chiudersi, respirai profondamente e mi sedetti a gambe incrociate. Non successe nulla, aspettai e lasciai che la mia mente viaggiasse nei posti più reconditi della mia testa; i pensieri passavano dal primo giorno a scuola, nella scuola per persone normali fino all'attino in cui avevo varcato quel cancello con la strana scritta. Alle bugie di quella che credevo fosse mia madre; mi lasciai andare alla disperazione e piansi, piansi fino a quando non sentì un solletichio alla mano, sentivo un qualcosa di fresco impadronirsi prima delle mie dita, poi del mio braccio, di tutta la parte destra del mio corpo e poi anche la sinistra, sentivo che mi portava in alto, che mi accarezzava, che mi faceva stare bene. Non so per  quanto tempo restai a fluttuare in quello stato di semicoscienza, ma ad un certo punto sentì di nuovo il pavimento sotto di me, e mi sentì svenire.
L'unica cosa che mi ricordo era il coach Boom che mi toglieva la benda, non era allarmato, aveva un sorriso stampato in faccia e si congratulava con me. Sorrisi a mia volta ma infine persi conoscenza.

Spazio autore
Grazie per aver letto, se vi piace o avete consigli lasciate stelline o commenti. Grazie  🖖

We are who we areDove le storie prendono vita. Scoprilo ora