"Mamma ma devi proprio andare?" , disse Sam seduto sulla sedia della sua toiletta , condolando le gambe e incrociando le piccole braccia.
Arianne guardò il suo bambino dal letto dove era seduta, con indosso la camicia da notte e con i capelli castani slegati , guardandolo teneramente dispiaciuta.Un suo cliente importante stava per partire e aveva richiesto la sua presenza all'ultimo minuto.
Quella sera avrebbero dovuta passarla insieme , come una madre normale con il suo bambino.
Ma lei non era una mamma normale. Lei non aspettava suo marito la sera, non rimboccava tutte le notti il suo figlio prima di andare a dormire , non restava a casa tutta la giornata come una ragazza normale avrebbe dovuto fare.
I soldi, quei soldi che prendeva ogni sera dopo essere andata dai suoi clienti serviavano per loro, per pagare il debito che la legava allo zio di Clarisse da quasi quattordici anni.
Ogni cosa che faceva era per Sam.
Ogni precauzione che aveva preso era per lui e per lei stessa.
Dovevano sopravvivere.
Era questo che contava, non in che modo lo facesse o a quale prezzo lo ottenesse.Sam era ancora lì , con l'espressione imbronciata e gli occhi pieni di una sincera delusine.
Le si spezzava il cuore vederlo così.
Anche lei avrebbe voluto rimanere lì insieme a lui.
Quella doveva essere la sua prima sera di riposo dopo tante settimane di lavoro.
Aveva aspettato così tanto che arrivasse...Arianne scese dal letto e andò incontro a Sam e con amorevolezza prese tra le mani il suo bellissimo faccino triste.
Lo abbracciò forte e gli accarezzo la testa con le sue dita delicate."Ti prometto che ti prenderò quel dolce alla crema che a te piace tanto appena torno. Va bene?
Ti prego non fare quella faccia.
Faro presto te lo prometto.
Farai il buono e mi aspetterai insieme alla zia Clarisse?
Non farla arrabiare, Ok?"Sam la guardò per un momento con i suoi occhi marroni così profondi e dolci gli stessi che aveva preso da lei e poi disse :
"Ma io non voglio il dolce, io voglio te mamma".
Fu come un pugno nello stomaco.
Delle lacrime le rigarono le guance struccate.
Dei sighiozzi le scirono sommessi dalla bocca.Sam guardandola in quel modo le si fiondo a dosso asciugandole il viso con le sue piccole manine.
Affondando la testa nei suoi capelli le disse
"Non piangere mamma".
Arianne lo guardò ancora.
Gli baciò la fronte e sommessamente sussurò:
"Oh il mio Sam. Il mio piccolo e dolce Sam. Cosa ho fatto di così giusto per meritarti amore mio? Il mio Samuel".Non lo chiamava mai così.
Sam capì che era triste ,non solo per quello che le aveva detto ma anche per
qualcos' altro.
Quanto aveva ragione!Erano giorni che pensava.
Ad Arobynm e a cosa gli aveva detto.
Perchè lo stava facendo?
Era stato solo educato e troppo curioso.
Forse non lo avrebbe più rincontrato . Sperava che fosse così: avrebbe significato che aveva seguito il suo consiglio.
Alla fine sarebbe diventato un pensiero sfocato e senza significato.
La però cosa la rattristava lievente.
Era proprio stupida.
Era cosciente a cosa aspirava e di cosa si occupava ; non doveva essere curiusa verso di lui.
La curiositá era pericolosa.Re del Crimine! Nemmeno lui sapeva a cosa andava in contro.
Non si doveva mai infastidire gli sciacalli che mangiano ;
perchè si finiva sbranati.Arobynn Hammel era un uomo pericoloso.
Peggio era ambizioso, voglioso di potere ; potere che avrebbe fatto scatenare persone in alto.
Voleva togliere l'osso al cane e farlo suo.
" Spero che sentitate parlare di me" , erano state quelle le sue parole quando si erano incontrati.
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La Favorita
Short StoryUndici anni prima del "Il trono di ghiaccio" e "Gli assasssini di Adarlan" Rifthold centro di un regno in espanzione e non ancora al suo massimo splendore , un giovane arriva con la promessa dell'immortalitá prossima del suo nome . Al crepuscolo...