Capitolo 6

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I corridoi si confondevano ,
Le pareti, i lampadari, le luci fioche e gli latri colori erano sfocati mentre a tutta velocitá i suoi piedi , rallentati dalla gonna del vestito correvano verso l'uscita.

Lei correva, correva come il vento, inciampando , quasi cadendo sotto il suo stesso peso, ma non si fermava.

Aveva paura di guardare dietro di lei , sicura di vedere lui alle sue spalle.

Lui la seguiva, a passo lento , non si scomodava di inseguirla , ma era certa che era lì.
E l'aspettava.

Era quasi arrivata all'ultima porta , sorpassata l'uscita era lì davanti a lei , solo pochi metri a separarle.
Fece un ultimo e disperato sforzo e pistando diverse volte l'orlo dell'abito riuscì a uscire.

Il gelo della notte la travolse , come una morsa famelica.
Si guardava in torno, a farle compagnia solo i lampioni e le nuvole che coprivano le stelle.

Tremava, ogni ossa che aveva tremava di una febbre a sudore freddo.
Aveva la pelle d'oca dalle spalle in giù e la testa le era diventata pesante e leggera nello stesso momento per la paura.

Paura. Era questa la sensazione che aveva nascosto per sei lunghi anni.
Paura, paura per l'idea che l'avrebbe cercata, paura per quello che le avrebbe fatto dopo.
Ma sopratutto paura di vederlo di nuovo.

Si diresse lontano, si nascose tra i vicoli , tra le vie strette e gli angoli più bui.

Ma la sensazione non cessava.
Per quanto scappasse era come se lei sapesse che lui sarebbe riuscito a trovarla comunque.

Era arrivata a un muretto , si stava riposando per la corsa quando sentì un rumore sordo di passi che si avvicinavano .

Poteva essere chiunque : un ubriaco, un viandante, ma lei li riconobbe subito come un bambino riconosceva il suono del suo gioco preferito.

In meno di un secondo lui era lì.
Alto , snello e scuro e la guardava indecifrabile.
Sentiva l'odore di sigaretta nei suoi vestiti .

Lei ormai era immobile, con la schiena al muro , il vestito sgualcito e i capelli scompigliati.

Fu quando si ritrovo davanti a lui che le nubi si spostarono , lasciando uno spiraglio di luce lunare illuminare i loro visi.

Il cuore le si fermò.
La sua pelle pallida, i suoi lineamenti spigolosi, i capelli neri ...e dei i suoi occhi.
Non avrebbe mai potuto dimenticare gli occhi della persona che le aveva spezzato la vita.
Erano gli stessi occhi del bambino di dieci anni che aveva incontrato tempo fa.
E quegli occhi la guardavano fissa , gelidi , abominevoli e per un momento si sentì corrodere dentro.

Un sorriso crudele apparve sul suo viso scheletrico:

"Ciao Arianne . Ti sono mancato?"
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Arobynn era seduto al tavolo del ristorante che aveva prenotato per quel giorno insieme a Ben.
Non sarebbe stato a casa per tutto il pomeriggio e quella sera sarebbe andato a teatro.
L'orchestra presentava una tragedia ogni anno, e ogni anno spettatori da tutte le parti del regno andavano ad assistervi.
O almeno era quello che la gente avrebbe visto mentre sotto i loro occhi si sarebbe compiuta una tragedia.

In quel momento dalla parte opposta del locale , l'ambasciatore di Terrasan stava pranzando tranquillamente , mentre accanto a lui teneva una valigetta , poco più grande della sua mano ,apparentemente innocua, ma che invece conteneva il segreto del potere di uno dei regni più inespugnabili di tutti i tempi.

Tutti la volevano ; Re , mercanti , consiglieri , nobili e politici , e tutti disposti a pagare profumatamente chi gliel'avrebbe data.
Le offerte che aveva ricevuto erano davvero alletanti...
ma lui non voleva essere quello che l'avrebbe data in cambio di oro , lui voleva averne il possesso esclusivo.

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