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"Lydia ti ho già detto che sto bene! Voglio continuare ad aiutarlo" sbattei l'anta dell'armadietto che ci divideva e la guardai dritto negli occhi.
Era preoccupata dato che le avevo raccontato di ciò che era successo con Liam il giorno precedente.
"Okay, ma devi sempre avere una via di uscita Helen! Stava per ammazzarti! È pericoloso allora".
Quando Lydia terminò la frase quasi urlando mi accorsi che Liam era dietro di noi.
Non lo vidi, ma sentii l'odore del suo sangue.
Forse stava cercando di controllare la sua rabbia infilzando gli artigli nei palmi delle mani.
Roteai gli occhi al cielo e seguii l'odore del sangue lasciando Lydia da sola.
Liam era nello spogliatoio maschile, aveva dato un pugno al suo armadietto facendolo cadere al suolo.
"Dai Liam lo sai com'è Lydia, non prendertela" cercai di sistemare il danno provocato dal ragazzo, ma a malapena riuscii a riattaccare l'anta all'armadietto.
"Io non sono pericoloso!" urlò sbattendo il pugno su una mattonella.
"Smettila di distruggere le cose! Smettila di essere arrabbiato! Liam, smettila!" urlai avvicinandomi a passi pesanti verso di lui "Non puoi distruggere tutto quello che è intorno a te e non puoi distruggere anche te!".
Liam rimase in silenzio per un po', senza muoversi, continuando a guardare il pavimento.
"Fatti i cazzi tuoi" fu l'unica cosa che disse, alzando i suoi occhi gialli su di me.
Tipica risposta da ragazzino sedicenne.
L'unica cosa che seppi fare fu mollargli uno schiaffo sulla guancia destra.
Era un ragazzino stupido che non voleva aiuto da nessuno, fanculo.
Mi guardò perplesso massaggiandosi la guancia.
Il suo sguardo di sfida mi aveva infastidito, di solito non ero una ragazza manesca, ma mi aveva fatto incazzare parecchio.
"Stai radendo tutto al suolo intorno a te".
Buttai lì quelle parole come spazzatura, per poi girare i tacchi ed uscire da quel lurido spogliatoio.
Quando feci per uscire, sbattei contro qualcosa, o meglio, qualcuno.
"Helen?" avrei riconosciuto ovunque quella voce.
"Ehi" sorrisi debolmente chiudendo saldamente al porta dello spogliatoio, non volevo si creassero equivoci.
Si avvicinò al mio volto per lasciami un bacio sulle labbra, ma ad un tratto si fermò.
"Che ci facevi nello spogliatoio?" chiese con voce inquisitoria.
"Stavo... aiutando Liam con l'attrezzatura".
Accigliò le sopracciglia, ma poi sorrise.
Adoravo il suo sorriso, mi mancava.
Stavolta mi avvicinai io al suo volto e gli lasciato un tenero bacio.
Mi mancava, nonostante fossero solo due giorni che non ci vedevamo.
Theo era così, faceva sempre sentire la propria mancanza, quasi più della propria presenza.
"Cos'hai ora?" chiese prendendomi per mano e dirigendosi verso il corridoio affollato.
"Letteratura, tu?".
"Anche" sorrise.
Mh, quelle fossette.
Camminammo insieme verso la classe di Letteratura e una volta arrivati ci sedemmo vicini.
La giornata sarebbe stata molto lunga.
Erano solo le dieci ed ero già stanca.
Quel giorno avrei dovuto aspettare anche i ragazzi per gli allenamenti di lacrosse.
Era tempo che non li vedevo giocare, ed era tempo che non giocavo.
Era bello non dover pensare ad assassini psicopatici o a mostruosi dottori per un po', ma sapevo che ciò sarebbe durato poco.
Attesi con ansia il suono della campanella per poi precipitarmi sul campo.
Erano le due del pomeriggio e il tempo non era uno dei migliori.
Adoravo il cielo nuvoloso, quell'aria invernale che pian piano ci avrebbe avvolto. Adoravo l'ambiente grigio e scuro e sopratutto il fatto che anche alle sette di mattina il cielo fosse completamente nero, come se fosse stata mezzanotte.
Mi sedetti sugli spalti leggermente umidi e notai che quasi nessuno era presente.
Forse il tempo aveva tenuto a casa le ragazze preoccupate per i loro capelli o per i vestiti.
Non sapevo neanche se Lydia o Kira sarebbero venute, mi sentivo leggermente a disagio ad essere l'unica presente.
Probabilmente i ragazzi si erano anche dimenticati della mia presenza quando entrarono in campo più debosciati del solito.
Il capitano era sempre Scott, ma stavolta vidi una nuova maglia: Raeken 3.
Era Theo.
Non riuscivo a vedere bene la sua faccia attraverso il casco, ma sentivo che era molto contento.
Il Coach si voltò e mi salutò con un gran sorriso, invitandomi a scendere per un saluto.
Il Coach mi era mancato tanto, sin da quando ero entrata in questa scuola era sempre stato al mio fianco.
Sono sempre stata la sua preferita, mi aveva sempre aiutato con qualunque professore o anche in ambito extra scolastico.
Combatté tanto per farmi entrare nella squadra di lacrosse.
Voleva farmi diventare capitano, ma per Scott sarebbe stato un duro colpo, così rifiutai.
"Oh mi sei mancata pulce" mi strinse forte in un abbraccio caloroso.
Ad occhi esterni questo comportamento sarebbe sembrato strano, ma il Coach era fatto così.
Diceva che Stiles, Scott ed io eravamo  i figli che non aveva mai avuto.
Ci tirava sempre fuori dai guai.
"Anche lei Coach!" ricambiai e sorrisi posandogli una mano sulla spalla.
"Come va Argent? Sei pronta per un ritorno in campo?" batté le mani per poi sfregarle come avrebbe fatto una zanzara prima di mordere una preda.
"Cosa?".
Non giocavo da due anni, avrei fatto schifo.
"Dai Argent ho ancora la tua divisa in ufficio! Credevi di essere venuta qui per guardare queste mezze calzette?" prese le mie spalle e mi spinse verso gli spogliatoi con forza "Rendimi orgoglioso!" urlò.
Non era una buona idea.

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