Monster

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Buongiorno, Buonasera, e bentornati a tutti voi.

Sono lieta di rivedervi, spero stiate bene, anche se... non mi importa granchè, per me l'importante è lavorare e guadagnarmi da vivere. 

Sembra un controsenso! La morte, che parla di vita. Che inquietante e indecente senso dell'umorismo.

Allora, prima che inizi con qualche mio noiosissimo ed infinito monologo, è meglio che continui la narrazione della storia... 

Mettetevi a vostro agio, suvvia, sedetevi.

Dove eravamo rimasti? Oh, si si! Ricordo!

La piccola Reika e la sua Shizuka. Devo ammettere che ero piuttosto felice quando venni a sapere che quella dolce anima tremolante aveva trovato ciò che cercava da tempo...

Però, c'era un piccolo dettaglio che non mi convinceva affatto.

Lei era felice, e libera.

Perchè l'avevano lasciata andare, dopo tutto il dolore che le avevano impartito? Perchè ora poteva esplorare il mondo come più le aggradava? 

Non aveva un briciolo di senso, nè coerenza. 

Dopo diciassette lunghi anni, avevano forse rinunciato a quel folle ideale di arma perfetta?

Troppe domande, e troppa emicrania per stare a trovare le risposte.

Sapete, anche io ho dei malesseri, esattamente come voi. Ma io non posso prendermi una vacanza, o una pausa. Devo essere in trecento posti contemporaneamente. 

Che sbadata, mi sto distraendo ancora!

Vi starete domandando, come mai io sappia tutte queste cose di Reika...

Semplice. La osservavo. E ci fu un giorno, un giorno come tanti, che cambiò le sorti del suo destino.

La sua Shizuka, la vide. 

Vi sento chiedere: "In che senso?" ma andiamo con ordine. Siete troppo impazienti ed avidi di sapere.

Quella mattina, vidi Reika e la sua ragazza dirigersi verso la piscina della città, e sono sicura che non dimenticherò mai il suo sorriso. Appena mi vide, mi salutò con la mano, illuminandosi. 

"Signora in nero! Buongiorno!"

Sentii la sua voce fra la folla, e per un attimo... giurai di aver avuto un colpo al cuore. 

Quella ragazzina era l'unica che, in tutta la mia esistenza, mi ha fatto provare qualcosa.

Mi sentivo in dovere di proteggerla, in dovere di avvisarla, in dovere di fermare quei ragazzi che la stavano afferrando e tirando per i capelli...

Ma io, sono solo la Morte.

"Lasciatela! Non la toccate! NO!"

La ragazza tentò di fare qualcosa, ma era sola, contro ben sei ragazzi, in un vicolo cieco. Cosa mai avrebbe potuto fare? La sua Shizuka era ormai senza maglietta, e Reika si dimenava, urlava, scalciava, come una bestia impazzita.

Io ero lì.

Lei mi vide.

Cadde una lacrima.

Un urlo.

Poi, i suoi occhi, si riempirono di nero pece, colandole sulle guance come lacrime amare.

Un nero oscuro quanto me medesima.

Perfino impegnandomi, non ero capace di pensare a qualcosa di più scuro. Mi metteva quasi... paura.

E mettere paura alla morte... non è normale.

Reika, non era più in sè.

Non era più umana.

I suoi capelli erano diventati talmente chiari da sembrare bianchi, quasi quanto la pelle, che premeva sulle ossa, tirandosi. 

Le sue braccia erano oramai tenaglie affilate quanto coltelli, e il suo cuore batteva nel petto, lo si poteva vedere, con un po di attenzione.

Ho portato via le anime del suo lavoro.

Ho portato via l'essenza di quei ragazzi, dopo che esalarono il loro ultimo respiro, squartati senza pietà dalla creatura che si trovarono davanti, in una pozza di sangue scarlatto.

Solo dopo che fu soddisfatta del suo pasto, Reika tornò la dolce anima tremolante che conoscevo...

Ma della sua Shizuka, nemmeno l'ombra.

Era sola.

Ancora.

E le sue lacrime, si mischiarono al sangue.


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