Goodbye

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Caro Diario...

Credo di aver rovinato tutto. 

Credo di aver frantumato il mio sogno in tanti piccoli pezzetti, e come se non bastasse... la mia dolce Shizuka mi ha abbandonata, non risponde alle mie chiamate nè ai miei messaggi.

Sono un mostro. Sono solamente un mostro. Non raggiungerò mai la felicità, questo è certo, adesso che sono tornata a piangere la notte e a odiarmi, col cuore infranto.

Avrei dovuto allontanarla da me prima che si scatenasse l'inferno... Prima che perdessi le staffe... 

Eppure, non l'ho fatto. 

Sono stata così egoista, così presa ad illudermi che andava tutto bene, che non sarebbe accaduto nulla... che il mostro dentro di me sarebbe stato buono buono nella sua gabbia, senza svegliarsi mai... ma non è andata così.

Sono di nuovo sola con me stessa, a ripudiare la vista che mi si presenta davanti agli occhi ogni volta che mi cade lo sguardo su uno specchio.

Rimango ad osservare il mio involucro di carne e ossa, cercando di scorgere il minimo cambiamento nel mio riflesso, non so... un movimento sotto la pelle, un nervo contratto, un battito di ciglia... qualsiasi cosa.

Ma niente.

La bestia rimane al suo posto, anche se la sottoscritta tenta in ogni modo di ucciderla, di farla uscire, di prenderla a pugni, anche a costo di ferirmi le mani con le schegge di vetro acuminate che mi conficcano nelle dita.

Non serve a nulla.

Anzi, forse a qualcosa si.

A punirmi.

Per quanto ne so, potrei anche averla sbranata come ho fatto con quel gruppetto di ragazzi, e mai lo verrò a sapere. 

Potrei averla sentita urlare, ma era come se non fossi là. 

Potrei averla vista piangere, no, non lacrime di gioia.

E se solo riuscissi a ricordare, se solo riuscissi a rimettere a posto quel dannato tassello del puzzle, potrei trovare un motivo per porre fine a tutta questa sofferenza.

Se solo... mi sforzassi un pochino...

"Reika! Qualcuno al telefono chiede di te!"

Sento il Dottor Yonozashi urlare dal salotto, con voce quasi di rimprovero.

Forse è la scuola... ho saltato qualche giorno, usando la scusa della malattia... ma non so quanto possa essere credibile.

Corro fuori dalla mia stanza... respiro, cercando di tranquillizzare il battito cardiaco, e prendo la cornetta fra le mani che mi tremano visibilmente. 

Con un flebile sussurro, chiedo:

"Pronto?"

Una voce femminile, molto probabilmente adulta, mi risponde quasi subito, dopo aver sospirato rumorosamente. Un sospiro strano, come se dicesse "Ma perchè devo farlo io?"

Parla piano, con calma, scandendo bene le parole come se stesse scegliendo al momento quali siano meglio da utilizzare.

Mi fa venire i brividi.

"Buongiorno signorina Reika. Sono la madre di Setsuna. Mia figlia mi ha riferito dell'aggressione di due giorni fa... Sa, è rimasta ferita al braccio sinistro, un brutto taglio... E' di una precisione quasi chirurgica. Non si preoccupi, sta bene. Le vorrei solo dire che non intendo più lasciarla uscire con lei. Finirà per portarla sulla cattiva strada... Da quanto mi ha raccontato, lei è una persona molto gentile e fragile... mia figlia è  impossibile da controllare. Non fa per lei. Ora la devo salutare...Buona giornata."

E' finita.

Ora, la mia Shizuka non verrà più.

Ora... che ha visto chi sono realmente.

Ora... che l'ho ferita.

Sono un mostro.

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