Truth

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Oggi la mamma mi ha fatto visita, e mi ha fatta uscire dalla camera bianca. (Che, per di più, hanno pulito mentre dormivo, lasciandomi anche dei vestiti!)

Fuori è tutto diverso, ci sono lunghissimi corridoi con porte blu d'appertutto, alcune chiuse con grandissimi e pesanti lucchetti. 

Avrei voluto toccare ogni cosa, finalmente potevo osservare colori nuovi, e i miei occhi erano in estasi! Ma la mamma mi ha proibito di farlo... e non credo di ottenere qualcosa di buono, se non obbedisco.

Lei mi ha raccontato alcune cose, mi ha insegnato parole nuove, e mi ha regalato anche una penna e questo quaderno per esercitarmi. Penso che scriverò qui, potrebbe essere un mio diario segreto, ma sarà pieno di errori... non sono ancora granchè nella critura.

No aspetta, c'era una s da qualche parte in quella parola?

Comunque! La mamma è rimasta con me tutta la giornata, e mi ha abbracciata tante volte, dicendo che ero il suo "tesoro" e che "la farò diventare ricca".

Forse sono dei complimenti, per questo motivo le ho sorriso, ma ci sono stati momenti in cui la sua sola presenza mi meteva a disagio... i suoi occhi sembrano diversi da quelli degli altri dottori, sarà forse il loro colore, o non saprei...

Fatto sta, che ad un certo punto mi ha presa per mano, soridendo. Ha un sorriso stupendo, come... se potesse tramutare quelle stanze tristi e monocromatiche, nel posto migliore di questa tera.

"Ora ti faccio vedere le tue sorelle. Non sono come te... loro hanno fallito... quindi non servono a molto. Non appena troveremo un modo, le elimineremo. Vieni!"

Quelo che ha detto mi ha spaventata a morte. Mi ha fatto correre l'ennesimo brivido sulla mia schiena, ma questa volta, era di paura, non di freddo. Io non sono sola. Non sono l'unica che ha patito le pene dell'inferno per anni, chiusa in un tubo di vetro. 

Non sono sola.

Non sono sola.

Non sono sola.

Perchè mi è sembrato tutto surreale, in quell'attimo?

Perchè quando ha aperto la porta, ho sperato, per una frazione di secondo, di poter vedere dinanzi a me la chiave della felicità che ho sognato così tante volte?

Perchè, ecco la domanda che mi frega.

"La speranza è l'ultima a morire", dicono.

Ma ci sono cascata.

Non c'erano altre me, lì dentro.

C'erano soltanto... delle... specie, di persone.

Tutte dai capelli scuri, ma... orrendamente deformate.

 Alcune non avevano gli arti, e si dondolavano avanti e indietro, facendo strani versi e rantolii di dolore. Altre erano sedute, prive di occhi, o con la bocca cucita, sporca di sangue secco e scuro. Altre ancora... oh, non lo so. Erano normali ma... non riuscivo a guardarle. Erano ferme immobili, come bambole, ed il loro sguardo correva da un punto all'altro della stanza... 

Mi venne da vomitare.

"Oh no, non preoccuparti per quelle. Per colpa della loro inutilità, hanno subito danni irreparabili. Tu non vuoi finire come loro, giusto, tesoro della mamma?"

Mi sentivo in colpa, capisci diario? Mi sentivo come se tutto quelo fosse stato causato da me. Come se le loro sofferenze, fossero mie. Come se... il mio fallimento... potesse ucciderle come faccio io durante gli esperimenti.

Ma diario, io voglio solo una vita normale.

Chiedo forse troppo?

Spero di no... 

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