30. Chiamami Flash

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"Vai, Sam," sospirai per quella che sembrò la centesima volta.

Sam era passata presto quel pomeriggio per tentare per la terza volta di farmi andare ad un'altra delle caotiche feste di Ashton, ma non ci era riuscita. Mi aveva implorata tutto il tempo e le ci erano voluti un bel po' di no prima di capire che non volevo davvero andarci. L'unica cosa che mi infastidiva era che Sam era già praticamente fuori da casa mia, ma continuava ad implorarmi di andare con lei. Le persone in giardino cominciavano a guardarci divertite.

"Non sarà lo stesso senza di te. Ci sarà anche Ashton." E questo era esattamente il motivo per cui non volevo andarci.

Non è che non volessi andarci perchè non volevo vederlo, ma per il fatto che ero ancora arrabbiata con lui e sapevo che mi sarebbe stato difficile non perdonarlo se avessi continuato a vederlo. Aveva davvero superato il limite la sera prima e non lo avrei perdonato con più facilità solo perchè aveva tenuto le braccia attorno a me per tutta la notte.

"Sto bene qui da sola. Non te ne accorgerai nemmeno," cercai di chiudere la porta, ma lei continuava a stare in mezzo.

"Sei sicura? Potrei stare qui con te." Oddio, no. Mi avrebbe solo fatta impazzire. Avevo già subito le sue domande a raffica quando le avevo raccontato di Andy, della macchina e di cos'era successo nell'ufficio.

"Sono sicura, Sam. Adesso vai, su, sono stanca." Sorrisi. Era un sorriso accennato, giusto per non darle l'idea di essere infastidita.

"Passerò più tardi, Eve." Io risi. Se lo poteva scordare.

"Certo, Sam. Ci vediamo dopo." Finsi di darle retta in caso fosse passata davvero più tardi, ma sapevo già che sarebbe stata troppo ubriaca per stare persino in piedi.

Lei mi sorrise combattuta mentre io le sorrisi fieramente prima di chiudere definitivamente la porta. Sam sapeva proprio essere insistente. Ero di buon umore quella sera, nonostante la mattina stessa mi fossi svegliata completamente sola e infreddolita, e avessi sborsato quasi duecento dollari per la rimozione della macchina. Mi sentii fiera di me stessa per essere sopravvissuta ad una delle prediche di Sam. Di sicuro adorava trascinarmi a quelle cavolo di feste, dove poi di solito mi lasciava sola.

Sospirai e mi distesi sul letto. Ero stanca, ma cominciai a pensare che il mio corpo si stesse prendendo gioco di me. I ricordi che mi portavano alla mente le lenzuola erano freschi nella mia mente. Non sapevo verso che ora se n'era andato Ashton quella mattina, però sapevo che non ero riuscita ad avere l'occasione di svegliarmi e vedere il suo viso addormentato. Avevo sempre voluto svegliarmi con qualcuno affianco ed era un desiderio che doveva ancora essere esaudito.

Ma ero comunque contenta di averlo visto dormire almeno un po'. Era una visione incantevole e nonostante l'espressione intimidatoria che il suo viso aveva sempre, sembrava così vulnerabile con le palpebre chiuse e i ricciolini sparsi disordinatamente sulla sua fronte. Io ero riuscita a dormire a malapena nonostante mi sentissi stanchissima. Mi piaceva vederlo dormire. Aveva dormito tutta la notte e non si era spostato di un centimetro. Ogni volta che mi muovevo le sue braccia stringevano la presa attorno a me e lui cercava di portarsi ancora più vicino a me. Io stavo letteralmente morendo di caldo sotto le coperte e con il suo corpo appiccicato al mio, ma era una cosa sopportabile. Amavo guardarlo dormire.

E quella fu l'ultima volta che lo vidi.

Sentii bussare alla porta e saltai leggermente. Volevo urlare dalla frustrazione. Ero sicura che non fossero passati nemmeno cinque minuti e Sam era già tornata indietro. Mi alzai per andare ad aprire la porta pensando a cosa si sarebbe potuta dimenticare, ma quando mi si presentò davanti la figura di Luke, sussultai.

Fault (Ashton Irwin) - Italian translation -Where stories live. Discover now