43. La pazienza è una grande virtù

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Lo stavo osservando. I suoi capelli biondi spettinati gli ricadevano sulla fronte. Aveva gli occhi chiusi e le labbra semi aperte. Era la cosa più adorabile che avessi mai visto, non riuscivo proprio a smettere di guardarlo. A quel punto potevo dire di essere finalmente riuscita a svegliarmi accanto ad un bellissimo viso addormentato, e quel viso era del figlio del mio capo. Era sbagliato, ma in senso buono. Non sapevo che ore erano. Ashton non aveva una sveglia, ma a giudicare dall'accecante luce che entrava nella stanza potevo decisamente dedurre che fosse mattina, mattina presto per l'esattezza, dato che Ashton non si era ancora svegliato. Non mi importava comunque, finalmente ero riuscita a guardarlo dormire.

Avevamo deciso di smettere di parlare di qualsiasi cosa fosse successa nei giorni precedenti e di ricominciare tutto da capo. Beh... tutto questo dopo essere scesa a patti con lui: avrei fatto quello che volevo e avrei parlato con le persone che volevo senza che lui si intromettesse dicendomi cosa potevo e cosa non potevo fare. Lui si rifiutò, era ovvio che intendessi che volevo essere libera di parlare con Andy e con Luke, anche se ero praticamente sicura che Andy non si sarebbe fatto sentire tanto presto e Luke era praticamente scomparso. Alla fine però si arrese e accettò.

Fuori si sentiva ancora il casino della festa, quindi decidemmo di sistemare un po' la camera mentre aspettavamo che si calmasse. Per sua sfortuna, avrebbe dovuto ricomprare una nuova batteria e nuove corde per la sua chitarra, ma era ricco sfondato quindi ero sicura che se ne sarebbe occupato molto presto. La mia attenzione però rimase sul suo diario, che rimase appoggiato al letto per tutto il tempo mentre noi pulivamo. Sentivo come se mi stesse chiamando, come se mi stesse persuadendo ad aprirlo e a leggere qualche altra pagina.

Decisi di rischiare e fargli qualche domanda, "Ogni quanto scrivi sul quel coso?"

Ashton stava lanciando a casaccio i suoi vestiti nell'armadio, ma quando sentì le mie parole si bloccò e si girò verso di me. Sapeva di cosa stavo parlando e la tensione nella stanza salì alle stelle. Lui fece dei respiri profondi, poi si rigirò e riprese a lanciare i vestiti nell'armadio.

"Quando ne ho voglia," mormorò. Era un argomento delicato, era chiaro. Mi aveva beccato mentre lo stavo leggendo, il che significava che io sapevo più di quanto lui avrebbe voluto. In realtà le sue poesie non mi avevano aiutato a conoscerlo, anzi, avevano portato ancora più domande a cui non avrei saputo trovare una risposta.

E poi feci la cosa più stupida al mondo, "Beh, potresti farmelo leggere qualche volta."

Lo avevo detto con ironia, ovviamente, ma per Ashton era come sentire che sua madre era andata in bancarotta e che gli avrebbero confiscato la casa. Era un argomento difficile e io stavo cominciando a tirare troppo la corda. Lui si bloccò completamente una seconda volta. Rimase fermo immobile, ma quando si girò verso di me con gli occhi socchiusi, tutta la mia ironia svanì. Stavamo finalmente andando d'accordo e io ero riuscita a rovinare tutto. Rovinare qualsiasi situazione era il mio forte. Era nel mio DNA.

Riuscivo a vedere la tensione crescere in lui, poi però lui fece un altro respiro profondo e scrollò le spalle. La sua espressione si addolcì, si diresse verso il letto, prese il diario tra le mani e lo strinse forte.

"Anche io devo potermi fidare di te, sai. Quindi, magari un'altra volta," mi fece l'occhiolino e tornò verso l'armadio, dove appoggiò il diario sulla mensola più alta.

La scorsa notte ormai era il passato e tutto quello a cui volevo pensare in quel momento era il presente. Avevo dormito con Ashton nel suo letto ed era stato bello. Più che bello, direi. Un normalissimo letto ad una piazza non era minimamente paragonabile ad un letto matrimoniale enorme. Avevamo spazio per muoverci e stare comodi, ma avevamo comunque dormito appiccicati e aggrovigliati.

Fault (Ashton Irwin) - Italian translation -Where stories live. Discover now