It will turn us both to dust

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Quel giorno avevamo deciso di non andare a scuola, dato che il tempo era stupendo.
«Che ne dici della spiaggia?» mi sussurrò all'orecchio, intanto che mi legava le braccia attorno alla vita.
Il mio cuore mancò un battito: stavamo assieme da circa sei mesi, ma il suo tocco riusciva ancora a farmi arrossire.
«Bellissima idea.» dissi sorridendo.
«Perfetto, allora andiamo.»
Mi prese per mano e mi condusse verso la sua macchina, un fuoristrada enorme, regalo per i suoi diciassette anni da parte dei suoi genitori.
Rise vedendomi faticare per salirci: diversamente da lui, io non ero certo alta 1m e 85!
«Sei così piccola Kat, quasi come una bambina... la mia bambina!»
Sorrisi a quel commento terribilmente dolce e, dopo essere riuscita ad arrivare sul sedile anteriore dell'auto, lo baciai.
Anche se tremavo un pochino, non mi importava: io ero sua e lui era mio, ci completavamo a vicenda.

Entro nel Buco con lo stomaco sottosopra e, prima di fare qualsiasi cosa, corro in bagno e butto fuori anche l'anima: il disgusto che provo verso di Luke, ma soprattutto il suo accenno a Calum, mi hanno fatto sentire il bisogno di liberarmi di tutto quanto.
Sento che qualcuno mi tira indietro i capelli dalla faccia e mi accarezza piano la schiena.
Anche quando ho finito di vomitare, rimango accasciata a terra, stesa sulle piastrelle gelide.
Mamma mi porge un bicchiere con dell'acqua e un piccolo asciugamano umido e mi sussurra:
«Tesoro, coraggio.»
Ecco, l'ha già capito.
Ha già capito che non è stata un'influenza intestinale o una cosa simile, ma dell'altro.
I suoi occhi mi osservano attentamente mentre bevo: so che vorrebbe che mi aprissi con lei, e lo vorrei anche io, più di qualsiasi cosa al mondo, ma è più forte di me.
Le parole mi rimangono incastrate in gola assieme a tutto ciò che mi tengo dentro dal Giorno, e non vogliono saperne di uscire.
Nemmeno il pensiero del tatuaggio riesce a farmi stare meglio.
Mi alzo a fatica e mi dirigo verso il letto: ho la testa che mi scoppia e, quando lo raggiungo, mi sdraio immediatamente.
Qui le distanze tra un locale e l'altro sono minime, dato che nostro appartamento è un vero e proprio buco, motivo per il quale si è avvalso del suo soprannome.
Ci sono un bagno, una piccola stanza che usiamo come cucina e camera da letto.
Non ci sono la TV, il divano o altre cose normali che si possono trovare in case normali di gente normale, e dormiamo in tre su un materasso.
Dopotutto, con lo stipendio da donna di servizio della mamma e con il mio (alquanto misero) non possiamo permetterci chissà che.
Il padre di Nicky manda qualcosa ogni tanto, ma nulla di esagerato.
Sento la porta aprirsi e scorgo la cascata di riccioli scuri di mia sorella.
Non ci siamo più parlate da ieri sera: ci sono state solo occhiate furtive (le mie) e lampeggianti (le sue).
Non sono abituata a questo tipo di situazione: da quando è nata, abbiamo sì litigato, ma non siamo mai arrivate al punto di non parlarci più.
Tutto questo per Luke Hemmings poi, cazzo.
«Perché sei arrivata solo adesso? La scuola avrebbe dovuto finire più di due ore fa.» le domanda la mamma, con una nota di rimprovero nella voce.
Lei si limita a far spallucce.
«Nicky, rispondimi.»
«Non sono affari tuoi, okay?»
Vedo mamma irrigidirsi.
«Come sarebbe a dire? Sono tua madre, ricordatelo!»
Nicky le volta le spalle e si siede attorno al minuscolo tavolo su cui mangiamo, tira fuori dallo zaino un libro e inizia a leggere.
Perché si comporta così?
Avrà già scoperto di Luke e Megan?
Mamma sta decisamente perdendo la pazienza, perché inizia a parlare spagnolo velocissimo.
«Quanto rompi! Sono stata solo un po' in giro.» spiega Nicky con un tono impassibile.
Vedo mamma arrendersi: butta qualcosa su una padella e inizia a cucinare.
La sua espressione è cupa, come non l'avevo mai vista prima.
Aggrotto la fronte e provo ad alzarmi.
Le gambe fanno fatica a tenermi, ma perlomeno, la morsa che stringeva il mio stomaco, si è un pochino alleviata.
Mi siedo da parte a Nicky e inizio a fissarla.
Sembrerebbe concentrata sul contenuto del libro: gli occhi saettano di qua e di là velocemente, fermandosi solo per evidenziare qualche passaggio importante.
Non ho idea di che cosa stiano facendo ora a scuola, lei non ne parla mai.
«Vuoi star lì ancora per molto?» mi chiede sgarbata, girando una pagina bruscamente.
«Voglio parlare con te.»
«Beh, lo stai già facendo.»
Trattenni il respiro per un attimo: non mi andava di urlarle addosso tutto quello che pensavo.
«Nicky, guardami.»
Finalmente si girò verso di me.
I suoi occhi, solitamente dolci e curiosi, sono delle pozze scure che muoiono da desiderio di inghiottirmi.
Rabbrividisco.
«Non puoi essere ancora arrabbiata per quello che è successo ieri.»
«Hai ragione: dopotutto, mi hai solo trattata come una bambina davanti a tutti... perché dovrei avercela ancora con te?» sibilò.
«Luke non è quello che sembra.»
Chiude il volume di scatto e si alza in piedi.
«Tu non lo conosci, non puoi dirlo.»
Glielo devo dire.
«Ti tradisce.»
Le appare un'ombra sullo sguardo e fa un passo indietro. È disorientata.
Noto mamma girarsi con la bocca aperta dallo stupore.
Restiamo così per qualche secondo: io col fiato sospeso, mamma che sta bruciando ciò che ha messo sul fuoco e Nicky, completamente immobile.
A un tratto, sembra riscuotersi dalla sorpresa e, sinceramente, penso che voglia qualche spiegazione, però se ne va.
Sbatte la porta del Buco con forza e sparisce.
«È la verità?»
«Sì, mamma.» e finisco per raccontarle tutto, mentre lei tenta di rimediare al disastro che ha fatto ai fornelli.
Quasi tutto, perché tralascio la parte del tatuaggio e del mio scambio di battute con Luke.
Non deve scoprire che penso ancora al passato.
«Ora non ci vuole credere, ma lo scoprirà presto.»
Annuisco piano e le chiedo:
«Quando pensi che tornerà?»
Mamma non risponde subito; sospira e pulisce il piano della cucina.
«Nicky è cambiata molto in questo ultimo periodo, e non ho idea se sia per colpa di Luke o per qualcos'altro, ma è abbastanza intelligente per capire i suoi sbagli.» constata, poi continua «Inoltre, se vuole scoprire la verità, stai tranquilla che ci riuscirà.»
Ceniamo noi due da sole, parlando di tutto eppure di niente, aspettando l'arrivo di quel tornado, che ha avuto la malsana idea di far custodire il suo cuore alla persona sbagliata.
Verso mezzanotte, sento il letto piegarsi sotto il suo peso.
«Grazie.» mormora, con le lacrime agli occhi.
La abbraccio, tenendola stretta al mio petto e ci addormentiamo così.
Penseremo domani a raccogliere i pezzetti di cuore in frantumi.

// Mi dispiace dovervi rompere ogni volta con questo mio spazio autrice, ma ormai vi tocca😊!
Non so come descrivere questo capitolo... forse la parte più importante è l'inizio, dove appare un flashback. Ce ne saranno altri e, anche se ora non sembra, sono legati con il "presente" della storia.
Ho voluto inserirli perché non è facile liberarsi del proprio passato e Kat lo sa bene.
Alla prossima! //

My last tearDove le storie prendono vita. Scoprilo ora