Capitolo 6

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Appena lo vedo trattengo il respiro, mi copro il seno con le braccia, stringendo la canotta contro il petto.
I suoi occhi sembrano divorarmi dal desiderio.

"Oddio perdonami. Non pensavo ti stessi ancora cambiando. Ti ho chiamata dalle scale, ma tu non hai risposto....così sono venuto a controllare..."
Aggiunge nervoso.

"Oh....non ti...preoccupare....scusami tu...non devo averti sentito..."
Le guance stanno andando in fiamme, e le palpitazioni aumentano ogni secondo che passa.

"Meglio che ti aspetti di sotto....scusami ancora..."
Conclude dispiaciuto, prima di girarsi dall'altra parte e raccogliere il dvd caduto a terra, chiudendo la porta alle sue spalle.

Sento i suoi passi risuonare per l'appartamento mentre scende le scale e non posso fare altro che sospirare sconsolata.
Un'altra pessima figura di cui vergognarmi.

Mi affretto ad indossare la canotta per evitare altri incidenti, ma rimango impietrita al centro della stanza.

Questo è uno di quei momenti in cui penso che alla vita piaccia prendersi gioco di noi.
È uno di quei momenti in cui mi sento la pedina di un enorme gioco da tavolo, nel quale qualcuno tira i dadi e in base alla sorte saprò ciò che mi aspetta. 
È uno di quei giorni in cui mi sento una bambola, una distrazione in grado di divertire qualcuno o qualcosa di più grande, di cui non conosco l'esistenza.

Ovviamente non so come gestire la frustrazione che mi sta attanagliando, né con quale coraggio riuscirò a scendere al piano inferiore, per affrontare la situazione appena creatasi.

Quale sarà la prossima mossa del destino?
Devo aspettarmi altri colpi bassi?

Dopo aver fatto questa breve riflessione, prendo un bel respiro e decido di avviarmi.
Malgrado tutto, non posso di certo lasciarlo in soggiorno da solo o evitarlo completamente per questo imprevisto.
In fondo sono cose che succedono...
A ME, ma succedono.

  Scendo le scale lentamente, trovando Harry seduto sul divano del salotto, con la testa fra le mani e lo sguardo fisso davanti a sé.

Mi fermo dietro al divano, combattuta se disturbarlo o meno. Incerta se il disagio che provo sia dovuto al silenzio che aleggia nell'aria, o al fatto accaduto poco prima.
Alla fine decido di interrompere il suo stato di trance, dato che l'ansia e la vergogna mi stanno divorando, e perciò ci terrei a chiarire il malinteso il prima possibile

Appoggio in modo delicato la mano sulla sua spalla.

Il solo toccare il tessuto a contatto con la sua pelle, mi fa perdere un battito.
Perché mi sento così con un ragazzo che ancora non conosco?
Continuo a sentire un legame che effettivamente non esiste.

*Te l'ho detto, sono gli ormoni.* 
Controbatte la mia coscienza. Nonostante la frecciatina, sono contenta che almeno lei abbia riempito questo vuoto.

Lui sussulta girandosi di scatto, facendomi fare un balzo indietro, ritraendo la mano.

Per un attimo ho visto i suoi occhi assumere un'altra sfumatura, una più scura, tetra, perfino malvagia. L'ho visto spaesato, anche se in un certo senso agguerrito.
Come se fosse stato pronto per uno scontro aperto.

Per un breve istante ho visto vacillare la fiducia e la certezza che ho riposto in lui.

Poi, quando finalmente i suoi occhi hanno trovato i miei, ecco la quiete, la pace serena del suo sguardo.
La solita sfumatura di smeraldi brillanti che scintillano al sole.
Ed io ho capito che la sua vera natura deve essere questa, sebbene ne dimostri un'altra. 

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