Percy// Riccioli d'oro mi mette KO.

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-Revisione del 16/4/17

<<Quest'estate è volata. Ricordo il primo giorno di vacanza come se fosse ieri.>>                     <<Luke, ti prego, stai zitto e goditi il tramonto.>>

Era l'ultimo giorno di vacanze estive. Io e mio cugino Luke, come tutti gli anni ormai, c'eravamo ritrovati a vedere il nostro ultimo tramonto dell'estate, in riva al mare. Provavo da sempre una strana attrazione per il mare: forse ad attirarmi era il rilassante rumore delle onde che si schiantano sugli scogli, o forse, semplicemente, amavo immergermi nell'acqua e perdermi nei miei pensieri. Quell'estate era ufficialmente stata una delle più noiose della mia vita da diciottenne, ma sentirsi felice per l'inizio della scuola era fin troppo strano, per uno come me. Ero stato con qualche ragazza, ma nulla che stravolgesse la mia routine. Ogni sabato sera era trascorso nella discoteca principale di New York, e la domenica successiva era, invece, passata nel letto, per digerire la sbornia del giorno prima. I restanti giorni della settimana sembravano quasi fatti con lo stampino: stesse azioni, stesso luogo, stesso orario. Al pensiero che il giorno dopo avrei iniziato il mio ultimo anno da liceale, mi sentii come una matricola nel suo primo giorno di scuola superiore. Non ero di certo felice di rivedere quei bastardi dei professori, nemmeno di rincontrare tutti i giorni quei tizi con i quali fingevo di essere amico. Non li sopportavo. Eppure sembravano così simili a me.. Superficiali, menefreghisti, senza prendere mai nulla seriamente e che di responsabilità non vogliono proprio saperne. Eravamo uguali, eppure li odiavo. Probabilmente odiavo anche me stesso, per come stavo maturando. Nonostante fossi maggiorenne da qualche tempo, ed avessi la mia patente di guida da quasi due anni, mi comportavo come un tredicenne in piena fase di ribellione. Più che per gli altri, mi dispiaceva un sacco per mia madre, Sally. Lei mi aveva cresciuto con tanto amore, venendo ripagata vedendo suo figlio tornare ubriaco ogni sabato, che sta con una ragazza diversa ogni giorno, che non vuole lavorare. In quel momento, davanti al tramonto, provai vergogna; ripensai ad ogni occhiata furtiva di mia madre, ad ogni rimprovero mai urlato, perché non sarebbe servito, e pensai a tutte quelle volte in cui mi era mancato il coraggio di guardarla in quei suoi bei occhi chiari, pieni di affetto e delusione. Anche se non incrociavo da molto il suo sguardo, di notte riuscivo a sentirla singhiozzare, ed era colpa mia.

<<Hei, ma mi stai ascoltando, cugino?>>
La voce squillante di Luke mi riportò alla realtà.
<<Uff, scusa, non ti stavo dando attenzione.>>
Mio cugino mi lanció un'occhiata curiosa con i suoi occhioni azzurri, come se stesse aspettando che io gli confessassi quel che stavo pensando. <<Sono agitato per domani.>> Stagliai corto, ed in effetti non stavo mentendo, ma forse quelle parole suonavano male uscite dalla sua bocca, perché Luke rise.
<<Ci credo, sei uscito con tutte le ragazze carine del nostro istituto, domani ci saranno anche quelle dell'altro liceo, ed a quanto mi dicono.. Hai l'imbarazzo della scelta, un mio amico ha detto che ci sono un sacco di fighe in quella scuola.>>
Mi fece l'occhiolino. Gli feci un sorriso ed alzai un sopracciglio, invece dentro di me ero abbastanza disgustato. Ma la maschera che avevo creato imponeva che in pubblico dovessi comportarmi in modo molto.. Ehm.. Estroverso? No, il termine giusto è 'puttaniere'. Mi comportavo proprio come un 'puttaniere'.
<<Lasciane qualcuna a me, però.>> aggiunse Luke Castellan. Risi, inclinando la bocca. Il sole era ormai tramontato, senza dire niente mi incamminai verso il mio motorino. Lanciando un ultimo sguardo al cielo, che andava gradualmente a scurirsi, indossa il mio casco blu, lasciando comunque aperta la cinturina che avrebbe dovuto tenerlo stretto al mio mento.
<<Verrai alla festa stasera?>> Urlò Luke da lontano. Io, senza farmi vedere, sbuffai.
<<Non ho voglia, domani poi dobbiamo alzarci presto.>>
Probabilmente Luke non si aspettava tale risposta, in quanto Percy Jackson non rifiutava mai una festa, ma avevo la strana, stranissima, voglia di iniziare l'anno scolastico al meglio. Andare a dormire ubriaco alle cinque della notte e svegliarsi due ore dopo, non mi sembrava molto allettante. Erano solo le diciannove quando arrivai a casa. Mia madre era a lavoro, nel negozio di dolci, quindi tentai di farmi un panino, vista la fame tremenda che avevo. Quel che ne uscì non si poteva neanche definire un sandwich: pezzi di insalta cadevano a penzoloni da ogni lato, e gocce di olio ungevano ogni centimentro del panino. Me ne infischiai e lo divorai comunque.

Percabeth•{Amnesia}• ITADove le storie prendono vita. Scoprilo ora