<<Ahia! Mannaggia la Morte, mannaggia!>> gridò Nico, afferrandosi il piede con la mano, iniziando a saltellare su se stesso. Mi girai di scatto verso di lui.
<<Cos'è successo?>> gli chiesi, senza preoccuparmi più di tanto.
<<Ho sbattuto il mignolo del piede contro questo merda di spigolo!>> gridò Nico, e riuscii a rentire l'odio ed il risentimento che il ragazzo provava per lo spigolo del tavolino contro il quale aveva sbattuto.
Oramai non c'era tanto da allarmarsi: Nico, che non era per nulla delicato o leggiadro, era solito farsi male nei modi più stupidi -ed originali- che esistessero. La settimana precedente si era fatto cadere il microonde addosso nel tentativo di spostarlo. Un'altra volta si era quasi rotto il braccio incastrandolo nella persiana della finestra. Prima ancora, era caduto dalle scale perchè stava guardando il soffitto, ed aveva mancato un gradino. Insomma, niente di nuovo.
<<Così impari a girare scalzo per casa.>> gli dissi con monotonia.
<<Da quando in qua fai la paternale agli altri?>> mi chiese Nico, guardandomi storto.
Luke si sporse dalla porta della cucina, con un'espressione melodrammatica dipinta in volto. <<Da quando Miss. Non-te-la-darò-mai ha smesso di parlargli, il nostro ingenuo Percy non ha più ragioni per vivere.>> spiegò Luke, portandosi una mano alla fronte e piegandosi all'indietro.
<<Stai attento che cadi, idiota.>> commentò cinico Nico, ancora guardando in cagnesco il povero mobile.
Manco a dirlo, Luke cadde all'indietro, e per poco non urtò con la testa contro il lavandino.
"Deficiente" pensai, roteando gli occhi.
Okay, forse da quando io ed Annabeth avevamo litigato ero diventato un po' più nervosetto, ma, insomma, avevo le mie ragioni!
Quella bionda maledetta mi aveva chiaramente fatto capire che qualcuno entrava nella sua stanza di nascosto, e le leggeva i libri. Quando le ho chiesto chi fosse ad entrare, lei non era riuscita a darmi risposta... Tutto portava ad un'unica conclusione: aveva un amante. Andiamo, era così lampante!
Altrimenti perché non avrebbe voluto darmi spiegazioni?
"Da lei non me l'aspettavo" pensai tra me e me, "prima fa tutta la santarellina con me, poi fa entrare altre persone, di nascosto, in casa sua."
Mi bastava pensare ed immaginare quelle scene per infuriarmi a livelli massimi. Era più forte di me.
Cercai di reprimere la mia classica voglia di sfogarmi con la violenza: non volevo tornare ad essere come prima. E non perché volessi fare bella figura con Annabeth, lo facevo per me. Per non essere una bestia, per non essere un violento, un manesco, una persona considerata turbolenta. Volevo essere migliore; prima per me, poi per gli altri.
<<Percy, mi hai sentito?!>>
<<Eh? Cosa?>> chiesi, sobbalzando.
<<Ti ho chiesto se vuoi venire a fare una passeggiata con me... Ora che sta iniziando a fare caldo, approfittiamone!>> chiese nuovamente Luke, indicando la finestra alle mie spalle. Aveva ragione, era proprio una bella giornata.
Nico inspirò profondamente.
<<Questo tu lo chiami caldo?!>> sbottò, riducendo gli occhi scuri a due fessure.
Luke ed io sbuffammo contemporaneamente.
Ci pensai. Sì, avevo proprio bisogno di cambiare aria. Da quattro giorni non mettevo piede fuori casa se non per fare da dogsitter al rottweiler di Mrs. Scarlett, ed avevo condotto una vita toalmente sedentaria.
<<Va bene.>> acconsentii, cercando di non mostrarmi troppo entusiasta.
<<Ma dobbiamo tornare prima che Grover torni dal lavoro, almeno gli faremmo trovare il pranzo pronto.>>
<<...Per come cuciniamo io e te, meglio che non lo trovi il pranzo, Percy.>>Odiavo abitare al terzo piano. Quelle scale erano una tortura, ed avrei pagato oro per avere un ascensore che funzionasse.
<<Andiamo a Bryant Park?>> mi chiese Luke, davanti alla porta d'ingresso. Io strinsi le spalle, indifferente. Per me andava bene qualsiasi posto, a patto che si potesse camminare indisturbati. <<Vada per Bryant Park.>>
Luke annuì, ed iniziò a camminare con il suo solito andamento spavaldo. Cercando di non farmi sentire, emisi una risatina gutturale, e poi lo seguii. Quella camminata da finto latin lover era una delle tante cose che lo caratterizzavano. Prima quel suo dondolio nel camminare era ancora più evidente, ma da qualche mese Luke diceva di voler diventare un po' meno civettuolo, così quando Thalia sarebbe tornata da Los Angeles avrebbe avuto più possibilità.
Aprii il vecchio cancelletto dalle sbarre arrugginite, ed misi piede sul marciapiede.
<<Attento alla merda!>> avvertii Luke, che non la ciaccò per poco. Quel quartiere era pieno di cani randagi, che non esitavano a lasciare regalini lungo tutto il marciapiede. Era difficile trovare un metro quadrato di marciapiede che fosse del tutto pulito.
Chiusi il cancello, che cigolò come non mai finché non fu completamente sbarrato.
Alla mia destra c'era un'enorme maacchina nera, dai finestrini oscurati. Non l'avevo mai vista al palazzo, prima d'allora; di automobili così lussuose nei dintorni ce n'erano ben poche, tanto che le conoscevo tutte a memoria. Quella era nuova nella zona, ma non del tutto sconosciuta: l'avevo già vista, da qualche parte.
Ma, dopotutto, avevo girato l'Italia e tutto lo stato del New York... Probabilmente mi era passata vicino una macchina dello stesso modello in uno dei miei viaggi e mi era rimasta impressa nella mente.
<<Wow!>> sospirò Luke quando vide anch'egli quell'automobile. Era scura e lucente, alta quasi come un veicolo da montagna, dai finestrini ampi.
Non osai immaginare quanto potesse costare una macchina del genere.
Il cofano era aperto, e qualcuno vi era chinato all'interno, cercando di afferrare qualcosa sul fondo. Notai che era una ragazza. Ai suoi piedi c'erano due enormi valigie dai colori sgargianti, ed indossava dei pantaloni aderenti bordeaux.
Sussultai quando la ragazza si sollevò, poiché era Annabeth.
Non sapevo che avesse una macchina così bella! In realtà, non l'avevo mai vista guidare, ed al matrimonio di Piper e Jason mi aveva chiesto un passaggio, quindi pensavo che non avesse un'automobile.
Che fosse un regalo?
Un pensiero mi balenò in testa: e se fosse un regalo di quel tizio sconosciuto che le leggeva i libri?
Annabeth afferrò l'ennesima valigia, e la posò ai suoi piedi. Nonostante fossi ancora un po' titubante, decisi di offrirle una mano.
Mi avvicinai, cercando di non sembrare disperato quant'ero in realtà, e le chiesi:
<<Annabeth, ti serve una mano?>>
Lei si girò di scatto. I suoi capelli, più corti di quanto ricordassi, si mossero con lei. Aveva la fronte più alta; aveva il naso all'insù; aveva gli occhi di un colore diverso; da vicino, era più alta e più magra; i suoi capelli erano più chiari, e quasi argentei.
Allora divenni rosso per l'imbarazzo: quella ragazza non era Annabeth.
<<Come, scusa?>> rispose la ragazza. Anche la sua voce era più dolce e meno carica di acidità rispetto a quella di Anmabeth Chase.
La ragazza mi guardò a lungo, con un'aria quasi divertita.
<<Oh! Ehm, cioè...>> balbettai, indietreggiando di un passo.
<<Mi dispiace, ti ho scambiato per un'altra persona.>> dissi velocemente, per poi darle le spalle. Quella fu una delle poche volte in cui volli sparire dalla faccia della Terra. La giovane chiuse il cofano con energia, e poi rise.
<<Non c'è problema! Non sei il primo che mi scambia per Annabeth.>> scherzò la ragazza, e mi girai nuovamente verso di lei.
<<Conosci Annabeth?>> le chiesi, alzando un sopracciglio scuro.
Iniziai a ragionare: assomigliava così tanto ad Annabeth da essere scambiata per lei, quindi pensai subito ad un rapporto familiare.
Feci un piccolo schema della famiglia Chase nella mia mente. Il padre era stato condannato all'ergastolo per l'omicidio di sua moglie. La madre di Annabeth era stata assassinata dall'uomo che diceva di amarla.
Ma c'era qualcun altro, che stavo sicuramente dimenticando.
<<Alla fine sono sua sorella... Siamo abituate ad essere scambiate l'una per l'altra.>> disse la ragazza, portandosi una ciocca argentea dietro l'orecchio.
In quel momento, la lampadina sopra la mia testa si accese. Ecco chi avevo scordato!
Nella mia mente iniziò a farsi spazio un ricordo.
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Percabeth•{Amnesia}• ITA
Fanfiction¤COMPLETATA {out of character} Nascondere le proprie insicurezze nell'immaturità dell'adolescenza? Lui l'aveva già fatto. Pressare i propri sentimenti per poi annullarli, nascondendoli dentro di sè? Lei l'aveva già fatto. Soffrire a causa della pe...