Pioggia, come molte persone possano amarla rimane un mistero per Lexa, come si fa ad amare un qualcosa che ti penetra fin dentro le ossa?
Come si fa ad amare qualcosa la cui presenza è così forte da impedirti di pensare ad altro?
Come si fa ad amare qualcosa che ti colpisce all'improvviso senza che tu lo abbia chiesto?
Queste erano le stesse domande che si poneva da una vita e alle quali non aveva trovato risposta, ma di una cosa era sicura: lei non avrebbe mai amato la pioggia.
Maledicendosi per non aver portato un ombrello con sè prima di uscire di casa stava attualmente camminando per le strade di New York.
Tra il continuare a camminare fino al suo appartamento o trovare una tavola calda in cui rifugiarsi, Lexa scelse la seconda opzione, calcolando che avrebbe impiegato altri 30 minuti di camminata per raggiungere la sua destinazione.
La pioggia continuava incessante, non riuscendo a trovare una tavola calda che non fosse chiusa o piena, decise di entrare nel primo edificio aperto che le si fosse presentato, così facendo fece il suo ingresso in un edificio antico.
Lexa osservava il soffitto affrescato ipnotizzata dalle figure ritratte, non si poteva definire un'artista ne tantomeno un'amante dell'arte, ma come
Tutte le persone sapeva riconoscere qualcosa di bello anche non comprendendone il significato.
Di una cosa era certa qualcosa di magico nella pittura, nel dipinto non si canalizzava solo l'essenza dell'oggetto o della persona raffigurata, ma anche quella dell'artista, la sua anima, le
Idee i pensieri, pensandoci giunse alla conclusione ogni opera d'arte fosse un autoritratto del suo autore.
"Biglietti?" Lexa venne strappata dai suoi pensieri da una voce,
"Come scusi?" Domandò subito la ragazza,
"Quanti biglietti le piacerebbe acquistare?" Domandò pazientemente il ragazzo che si occupava della vendita,
"Hem..un biglietto grazie" rispose Lexa con un tono di incertezza percepibile,
"Perfetto, sono 30$"
Lexa pensava fosse un prezzo esagerato per l'acquisto di un biglietto per assistere a un qualcosa che non sapesse neanche cosa fosse, ma nonostante questo ne comprò uno e seguì le indicazioni del ragazzo per l'entrata di qualsiasi cosa fosse quella per la quale aveva appena pagato.
Si rivelò essere una mostra d'arte, non moderna, classica o rinascimentale, semplicemente arte, giovani artisti sconosciuti che esponevano, alcuni per la prima volta, altri per quella che potrebbe essere stata la centesima, o almeno questo diceva l'opiscolo..
Lexa decise di sfruttare al meglio quei 30$ concentrandosi attentamente su ogni quadro.
Doveva ammettere che molti di questi artisti avevano talento, in alcuni dipinti la rappresentazione dei dettagli era eccezionale, la fluidità dei colori, e il realismo trasmesso da ogni opera era straordinario.
A circa metà della serata entrò in una sala un più nascosta rispetto alle altre, appartata e vuota.
Si ritrovò davanti un'unica tela, non eccessivamente grande, ma l'unica presente nella stanza.
Una tela bianca, niente firma, nessuna descrizione, solo bianco, Lexa non poté fare a meno di ridere, come poteva una tela bianca essere esposta?
Era finita nel magazzino dell'edificio senza accorgersene?
"Divertente?"
Al sentire la domanda Lexa si girò di scatto, dietro di lei a osservarla c'era una ragazza, Lexa non sapeva quando fosse entrata nella stanza, ma dovette ammettere che fosse bellissima, capelli biondi mossi, occhi azzurri e un fisico niente male.
Non poté fare a meno di pensare che un'esposizione d'arte fosse il posto perfetto per quella ragazza, non perché fosse un'artista, questo lei non poteva saperlo, ma perché una ragazza così era un capolavoro: il colore degli occhi, i capelli e la sinuosità del corpo, una bellezza così dovrebbe essere esposta in un museo, pensò, cambiando immediatamente idea, non tutti sarebbero stati in grado di apprezzare una simile bellezza, gli sguardi penetranti della gente avrebbero addirittura potuto rovinarla.
"Hei, ci sei" chiese la ragazza con un tono quasi preoccupato,
"oh, scusami?" Rispose Lexa uscendo dalla sua spirale di pensieri,
"Mi domandavo perché stessi ridendo" disse la ragazza sorridendo, Lexa notò quel sorriso, ma evito di pensarci troppo concentrandosi invece sulla domanda: "è un quadro bianco" rispose semplicemente "trovo divertente che una tela bianca sia esposta, perché esporre un lavoro che non esiste?"
La ragazza bionda sorrise, un sorriso più radioso del precedente : "un'opera che non esiste eh?"
Lexa rimase colpita da questa frase, certo che l'opera non esisteva, si trovavano davanti a una tela bianca, la ragazza era per caso cieca?
Improvvisamente Lexa si sentì stupida, come se la ragazza bionda sapesse qualcosa in più di lei.
"Beh, è una tela bianca" insistette Lexa facendo notare l'ovvio "l'artista dovrebbe decisamente pensare di cambiare mestiere" aggiunse poi,
la ragazza dagli occhi azzurri scoppiò in una risata fragorosa,
"cosa?" chiese Lexa perplessa
"con 15$ per comprare una tela e un chiodo per appenderla riuscirei anche io a replicare questo 'capilavoro'" disse Lexa enfatizzando la parola 'capolavoro'.
"Pensi di poterlo replicare eh?' Chiese serenamente la ragazza con un ghigno sulle labbra,
"assolutamente" rispose Lexa.
Silenzi piombo nella stanza, la ragazza continuava a osservare la tela e Lexa continuava a osservare la ragazza, non essendo interessata a un quadro inesistente.
"Chissà cosa direbbe l'autore se ti sentisse minimizzare così la sua arte" riflettè la bionda,
"questa non è arte" disse Lexa convinta "che cos'è l'arte?' Ribatte di colpo la ragazza.
Lexa si soffermò a rifletterci, domande come questa che possono sembrare semplici non lo sono affatto; "è l'anima dell'artista" disse semplicemente, "come ti chiami?" Chiese la bionda
"Alexandra, ma tutti mi chiamano Lexa"
la bionda sorrise al soprannome dell'altra, un sorriso al quale Lexa cominciava ad affezionarsi.
"Beh Lexa lascia che ti dica qualcosa su questa 'tela bianca' e il suo artista" continuò la ragazza senza togliere gli occhi dalla tela,
"Clarke, è questo il nome dell'autore, ogni giorno della sua vita, da quando aveva 15 anni ha dipinto uno strato di bianco sulla tela, giorno dopo giorno e anche ora ogni giorno continua ad aggiungere uno strato di bianco.
Quindi si, agli occhi di molti può apparire una semplice tela bianca, ma in realtà è molto di più.
racconta la vita di una persona, ogni singolo giorno della sua vita, può sembrare niente, ma è tutto, stai osservando una vita e neanche te ne rendi conto.
Un po' come Succede con le persone, così succede con questo quadro non pensi?
Vediamo qualcuno per strada e basandoci sul nostro senso più primordiale ci facciamo un'opinione, senza pensare che stiamo guardando una vita, tanti eventi messi insieme hanno reso quella persona Ciò che è oggi.
ma l'uomo si lascia trarre in inganno facilmente, non vede una vita, non si interroga sulla storia, tutto
Ciò che vede è una semplice tela bianca" spiegò la bionda in tono malinconico.
Lexa era senza parole, non si riteneva una persona superficiale, ma il discorso che aveva appena sentito la stava facendo ricredere, forse non tutti i giorni, ma almeno in quel momento aveva giudicato qualcosa e qualcuno superficialmente.
"È incompleta" disse Lexa improvvisamente, "come?" Chiese la ragazza,
"l'artista non ha terminato l'opera, non la terminerà mai, nessuno è immortale, prima o poi morirà e lascerà l'opera incompleta"
La bionda non rispose subito, si soffermò a pensare al l'affermazione della mora, "cosa pensi possa rendere l'opera completa?" Chiese a Lexa, "magari aggiungendo un po' di colore" rispose questa.
Le ragazze restarono in silenzio per un po'.
"tutto qui?" Chiese la bionda
"è un po' come chiedere come rendere una vita completa" ribattè Lexa
"Come si rende una vita completa?" Riformulò la bionda, "forse con l'amore" rispose Lexa "l'amore" ripetè la bionda.
Ci fu un'altra pausa.
"e di che colore è l'amore Lexa?"
La ragazza si soffermò a pensarci, aveva sempre pensato che il colore dell'amore fosse il rosso, o almeno così lo aveva sempre visto, ma diede alla ragazza una risposta diversa.
"azzurro" disse, la ragazza la guardò sorridendo e ripetè "azzurro".
la verità? Lexa aveva dato la sua risposta basandosi sul colore degli occhi della ragazza bionda, non sapeva perché, ma quegli occhi le parlavano d'amore, di come uno sguardo potesse parlare Lexa non aveva idea.
"Come ti chiami?" Chiese alla
Ragazza,
"Clarke" rispose semplicemente questa continuando a guardare la tela, dalla quale durante tutta la conversazione non aveva staccato gli occhi.
Lexa ci mise un secondo per rendersi conto che l'artista del quale fino a poco fa stava ridendo era in realtà la ragazza di fronte e lei, "merda" fu l'unica cosa che riuscì a dire facendo scoppiare a ridere Clarke,
"m-mi dispiace per quello che ho detto" si scusò Lexa,
"ti prego non esserlo, sono le critiche che mandano avanti l'arte e spronano gli artisti" disse sorridendo la ragazza, "perché non me lo hai detto subito' chiese Lexa, "perché non saresti stata sincera" rispose Clarke.
Lexa sorrise e si concentrò sulla tela, non riusciva a credere che in essa fosse contenuta la vita della ragazza; così tante storie, così tanti ricordi, strati su strati.
Lexa voleva sapere, voleva conoscere la ragazza, memorizzare ogni centimetro della tela, strato dopo strato fino a conoscerla nel profondo, non le bastava un nome.
"Che colore ha l'amore?" Chiese Lexa a Clarke, la ragazza bionda stacco gli occhi dalla tela e si concentrò su Lexa, un silenzio pervase la stanza, ma nessuna delle due si sentiva a disagio
Troppo concentrate nello studiarsi.
"Verde" rispose Clarke, Lexa si chiese se la bionda avesse dato la
Sua risposta basandosi sul colore dei suoi occhi, come lei aveva fatto dando la Sua, sapeva di non poterlo chiedere, ma avrebbe voluto.La sala si era riempita e Lexa aveva perso Clarke nella folla di persone, l'aveva cercata per ore senza trovarla, fino ad arrendersi definitivamente.
Decise di tornare a casa, la pioggia si era fermata, nelle strade c'era silenzio e Lexa era invasa da pensieri e da domande su Clarke, voleva sapere.Le settimane passarono e il pensiero di Clarke era diventato una costante nella vita di Lexa, ogni giorno dall'incontro con la bionda Lexa aveva dipinto uno strato di azzurro su una tela originariamente bianca cercando di riprodurre la sfumatura degli occhi della ragazza.
giorno dopo giorno si convinceva sempre di più che quello fosse il colore dell'amore.Erano passati ormai 5 mesi da quella sera e Lexa non aveva più rivisto la ragazza, ma aveva iniziato a nutrire un interesse per l'arte, aveva letto centinaia di libri, dipinto, disegnato e anche scolpito, voleva capire, voleva capire Clarke.
Lexa continuava a tornare nell'edificio in cui aveva conosciuto la ragazza ogni qualvolta ci fosse un'esposizione, nella speranza di rivederla, ma questo non accadde.
le venne però offerta l'occasione di esporre alcune delle sue opere nella prossima mostra, nonostante Lexa si fosse interessata all'arte soltanto per avere un contatto con Clarke questo non le aveva impedito di appassionarsi, decise dunque di accettare l'offerta e di esporre.
Scelse La tela sulla quale giorno dopo giorno continuava a passare uno strato di azzurro nel ricordo di Clarke, quella sarebbe stata l'opera che avrebbe esposto.La sera della mostra fu molto movimentata, Lexa parlò con molti, ragazzi e ragazze, artisti emergenti che cercavano di farsi un nome cercando di impressionare alcuni critici d'arte presenti quella sera, La ragazza si stupì che dei critici d'arte fossero presenti a una mostra del genere, ma non disse nulla.
alla fine della serata quando ormai quasi tutte le sale erano vuote, si recò in quella dove era esposto il suo quadro, che non aveva avuto la possibilità di vedere nel caos generale
Che si era creato.
lo osservò con nostalgia e malinconia nel ricordo di quel giorno passato con Clarke, non era riuscita a riprodurre la sfumatura d'azzurro degli occhi della ragazza, ma andava bene così, le opere d'arte, era giunta alla Conclusione, non possono essere replicate.
Non poté fare a meno di notare l'opera esposta a fianco alla sua, una tela completamente verde.ii
il suo cuore si fermò, "verde" esclamò Lexa.
"azzurro" disse una voce dietro di lei che la fece girare di scatto, era Clarke, gli occhi, i capelli e quello stesso sorriso, Lexa la guardò e in quel momento realizzò, realizzò semplicemente guardando quella
Sfumatura che l'azzurro era il colore dell'amore, o quanto Meno del suo.
Realizzò che Clarke era come la pioggia, le era penetrata fin nelle ossa, aveva offuscato I suoi pensieri impedendole di pensare ad altro, era arrivata all'improvviso, Clarke era pioggia, e Lexa poteva affermare senza ombra di dubbio di amare la pioggia.

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Clexa one shots
RomanceUna serie di piccoli racconti Clexa ambientati in universi paralleli rispetto a quello di The 100. AKA io che mi annoio e scrivo tutto ciò che mi passa per la testa