Roof

2.1K 131 6
                                    

Era ormai l'una di notte, la casa immersa nel silenzio e nel buio più totale, nonostante i numerosi tentativi di prendere sonno Clarke non riusciva a dormire.
Stava distesa sul letto, esausta, ma il suo cervello si rifiutava di spengersi, continuava a pensare, semplicemente pensare, non a qualcosa o a qualcuno in particolare, semplici pensieri, considerazioni magari anche superficiali, ma non ne poteva fare a meno.
Alle due decise che non sarebbe riuscita a prendere sonno, si alzò dal letto alla ricerca del suo pacchetto di sigarette, quella del fumo era un'abitudine ripresa recentemente da Clarke, non ne andava fiera, ma la aiutava a calmarsi.
Trovate le sigarette si infilò la giacca e facendo molta attenzione a non svegliare sua madre uscì di casa, sentiva il bisogno di respirare un po' d'aria fresca, cosa che la ragazza stessa trovava ironica considerando che era uscita per fumare.
C'era una casa abbandonata poco distante dalla sua, a Clarke piaceva arrampicarsi sul tetto fin da quando era bambina e guardare il quartiere dall'alto, sua madre le aveva proibito di andarci, ma considerando che era uscita di casa alle due di notte per fumare infrangere un'altra delle sue regole non sarebbe stata la fine del mondo.
Arrampicatasi sul tetto Clarke accese la sigaretta e ricominciò a pensare mentre passeggiava avanti e indietro, questa volta i suoi pensieri erano rivolti verso il futuro, verso cosa sarebbe stato di lei, cosa stava cercando di raggiungere?
Cosa aveva raggiunto fino a ora?
Era abbastanza?
Odiava pensare a queste cose, ma non poteva evitarlo, come se i pensieri fossero un fiume, per quante dighe lei potesse costruire per impedirgli il passaggio il fiume riusciva sempre a distruggerle  e a inondare tutto.
Clarke si stava dirigendo verso il bordo del tetto quando notò un'altra figura, una figura che conosceva bene nonostante non sapesse nulla di lei, l'aveva vista più volte durante le sue scappatelle notturne, sedeva sempre nello stesso punto del tetto, fissando sempre uno stesso punto nello spazio.
Era una ragazza mora, magra e alta, Clarke non aveva mai visto la sua faccia, non aveva mai osato parlarci, non per paura o vergogna, ma la ragazza sembrava rapita dai suoi pensieri, più di quanto Clarke lo sia mai stata.
Quella sera qualcosa era diversa, a Clarke non interessava se le avesse dato fastidio, sentiva un bisogno irrefrenabile di parlare con la ragazza, buttando via quello che ormai era rimasto della sigaretta si avvicinò al bordo del tetto e delicatamente si sedette accanto alla ragazza.
Nessuna delle due disse nulla, la ragazza mora continuava a fissare un puto nel cielo davanti a lei che Clarke aveva vanamente tentato di individuare, rinunciò a cercare il punto, tirò fuori un'altra sigaretta dal pacchetto, ma prima di accenderla ebbe un ripensamento, e se alla ragazza mora desse fastidio?
Clarke non era il tipo di persona che si preoccupava di queste cose, se alle altre persone non stava bene erano problemi loro, ma l'ultima cosa che voleva era turbare la ragazza che sembrava così in pace.
"Ti dispiace?" Chiese Clarke alzando la sigaretta con la mano per fare intendere a cosa si stesse riferendo,
"Solo se non me ne offri una" rispose la ragazza mora girandosi verso la bionda, era la prima volta che  Clarke vedeva il volto della ragazza e l'unica parola con la quale avrebbe potuto descriverlo era 'perfetto', la ragazza era bellissima e i suoi occhi verdi si facevano breccia nella notte brillando più della luna e delle stelle, la voce era soffice e delicata tanto che Clarke si sentì cullata da quelle poche parole.
Sfilò una sigaretta dal pacchetto e la passò alla ragazza, "grazie Clarke" disse questa, la bionda saltò al sentire il suo nome è guardò la ragazza con sguardo
Confuso, "non sono una specie di stalker non ti preoccupare" si affrettò a specificare la mora, "come conosci il mio nome?" Chiese Clarke incerta, "siamo vicine di casa da quasi 16 anni" rispose semplicemente la mora.
Clarke si fermò un attimo a pensare, solitamente non prestava molta attenzione alle persone intorno a lei, ma era più che sicura che avrebbe notato una ragazza del genere negli ultimi 16 anni; "tu sai il mio nome, ma io non so il tuo" disse semplicemente Clarke, "Alexandra" rispose l'altra e Clarke non poté trattenersi dal ridere, "perché stai ridendo?" Domandò la mora incuriosita dalle azioni di Clarke, "Alexandra non sembra il tipo di nome per te, è troppo regale, senza offesa, ma servirebbe qualcosa di più accattivante" spiegò la bionda, l'altra alzò un sopracciglio e con aria interrogativa chiese "accattivante?"
"Qualcosa come, come Hem...come, COME LEXA, ECCOLO, LEXA È DECISAMENTE IL NOME PER TE" esultò Clarke nella maniera più infantile possibile facendo ridere Lexa.
"Allora Clarke posso chiederti cosa ci fai su un tetto alle due del mattino?" chiese Lexa incuriosita, "non riuscivo a dormire, troppi pensieri" rispose Clarke stupita dalla sua sincerità, se si fosse trovata con qualcun altro avrebbe sicuramente mentito, ma c'era qualcosa di diverso in Lexa, che la spingeva a essere totalmente sincera con lei.
"Posso chiederti che tipo di pensieri?"
Domandò la mora, "niente in particolare, penso a tutto, agli amici, la scuola, il futuro.."
"Al futuro?" La interruppe Lexa "e perché mai?" Continuò, "come perché? Fa parte di quello che siamo è normale pensare al futuro" disse Clarke.
"Il futuro non fa parte di quello che siamo, il passato è una parte di noi perché già vissuto, ma non siamo propriamente  noi perché siamo in continuo cambiamento.
Il futuro non fa parte di quello che siamo perché ancora deve accadere. L'unica cosa che può definire chi siamo è il presente, che molti passano rimpiangendo scelte passate e temendone di future così da rimanere bloccati in un'aspirale.
La gente perde la concezione di quello che è non vivendo nel presente perché intrappolati nel passato o catapultati nel futuro" disse "un po' come te"  spiegò Lexa.
Clarke non sapeva se ritenersi offesa dalle parole della ragazza dagli occhi verdi, decise di no, Lexa era stata sincera, non le aveva rifilato scuse di alcun tipo, aveva esposto i fatti, Clarke era bloccata rimpiangendo un passato  che non avrebbe potuto cambiare e temendo un futuro che non avrebbe potuto  prevedere.
"Come faccio a uscire da questa spirale?" Chiese Clarke a Lexa come se la ragazza avesse tutte le rispose e fosse pronta a consegnargliele, "vivendo il presente" rispose semplicemente Lexa; "come si vive il presente?" Domandò Clarke, Lexa butto il mozzicone della sigaretta si girò verso Clarke e con voce soffice disse "questo è il presente, per viverlo e goderti ogni secondo di esso fai qui e ora la cosa che in questo momento vuoi fare più di tutte"
Clarke ci mise pochi secondi, sapeva esattamente ciò che voleva fare in quel momento, prese il volto di Lexa tra le mani e delicatamente la baciò e dopo che Lexa ritornò il bacio Clarke capì cosa significava non preoccuparsi per futuro, dimenticare il
Passato e vivere a pieno il presente.

Clexa one shotsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora