La creatura legata al tavolo operatorio aveva grandi occhi scuri, spalancati di terrore come quelli di un coniglio preso in una tagliola. I suoi arti deformi s'irrigidirono, non appena il gelido acciaio del bisturi sfiorò la spalla. Aveva una tremenda frattura esposta, che chissà come si era parzialmente rimarginata, trasformando scapola e clavicola in una massa informe di muscolo e punte ossee. Ero costretto a riaprire le carni, se volevo riportare le ossa al loro posto.
- Scusami, ma non ho anestetici. – dissi, desolato, praticando la prima incisione. Spalancò la bocca in un grido silenzioso. Non aveva la lingua.
Tutti i servi che in tre giorni il Voivoda mi aveva mandato affinché operassi erano privi della lingua. E deformi, in maniera più o meno raccapricciante.
Il Voivoda aveva uno spiccato gusto per il grottesco. Me ne ero reso conto già al mio arrivo in quell'angolo sperduto di Valacchia, non appena la sagoma asimmetrica dall'antico maniero dimenticato da Dio in cui risiedeva si stagliò davanti ai miei occhi contro il cielo insanguinato dal tramonto. Era tenuto volutamente in uno stato di apparente abbandono, ed i numerosi crolli e le maldestre riparazioni avevano talmente alterato la sua geometria da rendere la sua ombra un incubo pronto a ghermire il villaggio sottostante.
Giunsi alle prime casupole poco dopo il tramonto, in sella al mio modesto roano. Avevo faticato non poco per trovare una cavalcatura che non venisse spaventata a morte dal mio odore. Intravidi a stento occhi pieni di paura, dietro le imposte e le porte che si serravano man mano che avanzavo lungo la viuzza principale, con scatti repentini. Una stradina sterrata si attorcigliava sulla collina, salendo verso il castello, celata da una propaggine delle oscure foreste che circondavano la vallata. Tetri ululati accolsero l'inizio della nostra ascesa, e per quanto mi sforzassi, non riuscii ad individuare la loro origine. Sembravano provenire da ogni direzione, e terribilmente vicini. La mia cavalcatura era terrorizzata. Dovetti smontare, e trascinarla per le briglie, procedendo con esasperata lentezza.
- Problemi?- il destriero nero come la pece sembrava sbucato dal nulla. Il suo cavaliere mi squadrava da sotto l'ampia tesa del cappello, attendendo una risposta.
- I lupi l'hanno spaventato.- dissi, quasi scusandomi. Sembrava un cacciatore. Dalle bisacce appese alla sua sella sbucavano i corpicini di alcune lepri. L'arco che portava a tracolla, pronto per essere usato, mi sorprese. Pensavo che le armi da fuoco fossero giunte anche in quelle lande sperdute.
- Hanno spaventato anche voi?- smontò dalla sella, con consumata agilità, e si avvicinò al mio roano. Gli accarezzò il muso, mormorando qualcosa al suo orecchio in una lingua che non riuscii a comprendere. Il cavallo smise di scalpitare, e avanzò docilmente di qualche passo.
- Non eccessivamente. Ho affrontato cose ben peggiori, di qualche animale selvatico.- risposi, assumendo involontariamente un tono da uomo vissuto. Lo sconosciuto sogghignò. Aveva denti acuminati, di un candore feroce. – Non sottovalutate i lupi di queste foreste. Hanno assaggiato spesso le carni degli immortali. - mi guardò di nuovo negli occhi, inquisitore.
-Chi siete e cosa vi porta al Maniero?- chiese.
- Mi chiamo Tristan. Ho un invito da parte del Voivoda Mitru.- dissi, sostenendo non senza difficoltà quelle iridi di ghiaccio. Estrassi da una tasca interna del mio lungo soprabito da viaggio una missiva, su cui era ben visibile metà di un sigillo di ceralacca raffigurante un dragone che si mordeva la coda. Me la sfilò di mano, e l'esaminò accuratamente per alcuni istanti, prima d'intascarla.
– Bene, dovete essere il necromante. Non facciamo aspettare ancora mio nonno.-
La sala di rappresentanza nella quale venni scortato era a dir poco immensa. Altissime pareti di pietra rozzamente sgrossata racchiudevano uno spazio perfettamente circolare, sufficiente per ospitare una chiesa. Anche il pavimento era in pietra. Le lastre non erano più ben connesse ed apparivano molto consumate, ma si scorgeva ancora un rozzo bassorilievo che correva per tutta la circonferenza della sala, lo stesso drago del sigillo. Una serie di colossali sculture, disposte apparentemente a caso nell'ambiente, sosteneva il soffitto. Le fiaccole e i bracieri che stringevano fra le zampe mostruose non bastavano ad illuminare tutto l'ambiente, e le loro teste si perdevano nel buio.
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Vicissitudine
VampiroTristan, ultimo dei Cappadociani, giunge presso il Voivoda Mitru in cerca della sua Sire, scomparsa ormai da molti anni. Troverà qualcosa di molto diverso da ciò che cercava... la possibilità di imparare una disciplina proibita, ma a caro prezzo.