Severian annusò l'aria, ed i suoi lineamenti si contrassero in una smorfia.
- Sono qui vicino, devono essersi accampati nei pressi del ruscello. Forse si può prenderli di sorpresa.- sibilò. Per l'ultima volta, tentai di fargli capire che quei Mannari non c'entravano nulla, ma lo feci più per scrupolo di coscienza che con una speranza di essere ascoltato. Non so se Severian fosse sempre così, ma di certo, posseduto da quella gelida sete di vendetta, non aveva alcuno spazio per sentire un'altra versione dei fatti. Voleva eliminare quelle bestie e nessuno l'avrebbe distolto dal farlo. E io potevo solo cercare di fare in modo che non finisse per soccombere in quella follia.
Non c'era luna, quella notte, ma potevamo fare a meno della sua luce. Severian non disse nient'altro, e sparì nel folto della vegetazione, come se non avessi nemmeno parlato. Non contava su di me, era più che ovvio. Quella era la sua vendetta, e basta. Strinsi più forte la mia lama. Sapevo essere silenzioso, ma mi ero sempre mosso in catacombe, prigioni o palazzi. La foresta era per me un'incognita. Radunai su di me le ombre, per celarmi almeno da occhiate distratte, e proseguii.
Non avevano acceso fuochi, ma bastò il loro calore a guidarmi. Erano in tre, montanari robusti dai volti ferini. Uno di loro dormicchiava contro il tronco di un albero, avvolto nelle pellicce, gli altri due rosicchiavano i rimasugli della cena, incrinando le ossa con i denti acuminati. Percepii Severian, un lampo nero nel fogliame, e lo scintillio di una lama d'argento. La testa del prima Mannaro cadde a terra mozzata prima che potesse accorgersi di qualcosa, e la gola dell'altro venne lacerata con altrettanta rapidità, senza dargli il tempo di assumere completamente la sua forma animale, né di contrattaccare. Fui io a finirlo, spaccandogli il cuore, ma ancora soffocava nel suo stesso sangue, gorgogliando, mentre Severian si occupava anche del terzo. La Claymore d'argento colpì con implacabile precisione, senza dargli la possibilità di distinguere il sonno dalla morte. Lasciai scomparire di nuovo Severian, in cerca degli altri, e mi chinai sul cadavere ancora caldo del mannaro che avevo colpito. Lacerai il mio polso, e versai tra le mascelle spalancate il contenuto delle mie vene. Il taglio si richiuse non appena tolsi le dita, e mi allungai a prendere la testa del mannaro decapitato. Non era il momento di essere schizzinosi, e leccai via il sangue che colava copioso dal moncone, denso e salato. Avevo ancora un po' di tempo, o così credetti, e aprii le mie vene anche sulla bocca del mannaro sventrato da Severian.
Non feci in tempo a rialzarmi. Sembrò sbucare dal nulla, e mi caricò, urlando. Mi gettai all'indietro, finendo a terra, schermandomi istintivamente con le braccia. Non mi raggiunse. Zampe inerti afferrarono le sue caviglie, e cadde a terra rovinosamente. Ruggì, mentre le mascelle di quelli che una volta erano i suoi stessi compagni si chiudevano sulle sue carni. I suoi occhi pieni di terrore mi strapparono un sorriso, mentre balzavo di nuovo nelle ombre.
Un altro licantropo abbattuto, il ventre squarciato dalla Claymore d'argento. Era troppo impegnato ad agonizzare per potermi individuare. Lo sfiorai, e la sua spina dorsale si ruppe con uno schiocco. Uno dei Mannari che avevo rianimato col mio sangue mi superò. Aveva il muso incrostato di sangue, che continuava a fluire dal naso e dalla bocca. Sarebbe stato un burattino nelle mie mani, finché non l'avessero distrutto...i mannari o la decomposizione. Vai, uccidi. Ripetei mentalmente. Avrebbe dato tempo a Severian.
Avanzai ancora. Rami spezzati, odore di sangue, brandelli di carne. Non avevo più il controllo su un mannaro rianimato. Vidi la sua testa spaccata, tra un paio di logori stivali di cuoio. Alzai lo sguardo.
Berg. Annusava l'aria, le collane che tintinnavano sul suo petto mentre si alzava e si abbassava col respiro. Rimase immobile, ma lo scintillio omicida nei suoi occhi mi disse che mi aveva individuato. Gli balzai addosso prima che lo facesse lui. La lama d'argento affondò nel suo bassoventre, un istante prima che tornassi visibile. Un pugno più simile ad un colpo di maglio si abbatté sulla mia mascella, e volai contro gli alberi, spazzato via come un fuscello.
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Vicissitudine
VampireTristan, ultimo dei Cappadociani, giunge presso il Voivoda Mitru in cerca della sua Sire, scomparsa ormai da molti anni. Troverà qualcosa di molto diverso da ciò che cercava... la possibilità di imparare una disciplina proibita, ma a caro prezzo.