La Castellana

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L'atmosfera era piena di particelle chiare, come se nevicasse. Ma l'aria era rovente, sentivo la pelle tirare, come se si stesse seccando e crepando. Spalancai la bocca, cercando di respirare, e inghiottii cenere.

Morbide creature di polvere danzavano nel fuoco su corte gambette paffute,e le loro ombre spettrali si proiettavano attraverso le grate delle celle. Dita fredde mi sfiorarono le spalle.

- Di tutti i piani di cui è costituito il nostro universo, il piano Astrale è quello che ci è più vicino, e copre il Mondo dei Vivi come se fosse un sudario.- mi sussurrò Lucrezia, all'orecchio.

- Guarda che bei lineamenti...-

- Di che colore avrà gli occhi?-

- Silenzio, pettegole, si sta svegliando...-

Le dita delicate che prima mi sfioravano il viso e le mani si allontanarono di colpo. Aprii gli occhi, tirandomi su a sedere, e mi trovai accerchiato. Ma era un tipo di accerchiamento che avrebbe reso felice qualsiasi uomo. Seduta davanti a me, ai piedi del letto, c'era una delle donne più belle che avessi mai visto, vestita solo di un abito ricamato talmente leggero da aderite alle sue curve prosperose, senza lasciare nulla all'immaginazione. Una massa ondulata di lunghissimi capelli dorati, trattenuti sulla fronte da un diadema di perle, incorniciava l'ovale perfetto di quel viso da bambola, scendendo sulle spalle esili e lungo la schiena. Alla mia destra, e alla mia sinistra, erano sedute altre due donne, che somigliavano alla prima come sorelle, ed erano vestite allo stesso modo. Ma le loro chiome lucenti erano brune, e gli occhi castani, invece che azzurri.

- Neri. – la donna alla mia destra mi prese il viso fra le mani, avvicinandolo al suo tanto da far sfiorare i nostri nasi. Mi ritrassi, di scatto, ed urtai contro la spalliera del letto. Le due brune scoppiarono in una risata argentina, ma la bionda le zittì con un gesto imperioso.

- Scusatele, messere, sono solo delle oche.- mi disse.

Le dirette interessate abbassarono lo sguardo, offese.

Mi passai una mano fra i capelli, piuttosto imbarazzato. Ma riesumai il vecchio Tristan abituato alla vita di corte, e lo misi al lavoro. – Cosa posso fare per voi?- chiesi, tranquillamente.

- Oh, nulla...volevamo solo scambiare due chiacchere con il nostro ospite. Non abbiamo più le visite di un tempo, e questo posto è divenuto così solitario... ma perdonate la mia scortesia. Sono la castellana di questo maniero, e loro sono le mie ancelle.- la bionda portò una mano sul petto prosperoso, a sottolineare le sue parole, e le gemelle chinarono appena la testa, in un unico movimento. - Saremmo dovuto venire prima a farvi gli onori di casa, - riprese, - ma il nostro signore ce l'aveva proibito. Diceva che vi avremmo solo distratto dal vostro lavoro.-

Accennai a mia volta una specie d'inchino, anche se la posizione in cui mi trovavo non era esattamente propizia.

– Capisco. Onorato di fare la vostra conoscenza, signore. Perdonatemi, ma...potrei avere la mia camicia?- indicai con un cenno la sedia su cui avevo posato i miei abiti, poco lontana dalla brunetta seduta alla mia sinistra. Non solo mi porse l'indumento, ma nonostante le mie proteste insistè per aiutarmi ad indossarlo.

- Questa cos'è? – mi chiese, sfiorando con un polpastrello la lunga cicatrice ad Y che mi attraversava il petto, mentre mi abbottonava la camicia.

- Un brutto ricordo. – risposi, tagliando corto. Non mi andava proprio di raccontare come ero stato sezionato e studiato da una necromante londinese meno di un anno prima.

- E' vero che venite dall'Europa? – mi chiese la Castellana, a bruciapelo.

- Beh, si. – replicai, leggermente perplesso.

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