Capitolo 4 (It's IMpossible)

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Avevo fatto un'eccezione,avevo trasgredito al regolamento,ma infondo sono io Dio.Lei lo avrebbe salvato,e la cosa buffa è che sarebbe il contrario: l'angelo custode protegge l'affidato non viceversa,ma loro sono diversi,loro si guardano negli occhi e il silenzio dice di più delle parole,loro si sfiorano e senza neanche conoscersi si provocano brividi,loro sono stanchi,entrambi,si capiscono,si sostengono e si uccidono.
***
Avrei voluto imprecare in quel momento,un dolore al bacino improvviso mi fece emettere un gemito smorzato,nel punto in cui avevo colpito contro la porta faceva male ed era contornato da un alone nero."Cazzo!"strillai,saltellando per la stanza e svolazzando qua e là,un cigolio distrasse la mia attenzione che andò a posarsi sulla ragazza immobile e tremolante sul ciglio della porta.Prima che potesse vedermi mi schiacciai contro la parete protetta dalla porta,"C'è qualcuno?" La sentì pronunciare con più voce schiarendosi la gola.Come mai ero vulnerabile agli oggetti terreni?Come mai riusciva a sentirmi?C'era una sola spiegazione.La guardavo di sottecchi senza muovermi,vedevo la spaesatezza nei suoi occhi,i suoi movimenti erano quasi meccanici,era preoccupata e agitata,cosa avrei dovuto fare,mi ripiegai le ali sulla schiena cercando di non fare rumore ma... Presi dentro alla maniglia e l'orecchio acuto della ragazza seguì il suono fino al mio nascondiglio,in quel momento mi sentivo come quando Jake e la banda mi avevano affidato l'incarico di rapinare la banca.
Lorenzo Flashback
Ero finalmente riuscito a ricevere un incarico importante,la nostra gang di strada era la più famosa e non che la più "produttiva",mi avviai sul retro della banca comunale,tirai fuori dal mio zaino blu incenerito un piede di porco. Lo infilai nel ristretto spazio tra la porta e il muro,feci pressione dalla mia parte ottenendo una reazione contraria che per il contraccolpo sradicò la porta che cadde per terra creando una piccola nuvola di polvere e un rumore assordante. Entrai cautamente nel locale accertandomi che Jack avesse fatto un buon lavoro e gli allarmi fossero stati tutti disattivati. Con una chiave inglese mi diressi nella camera di sicurezza,questa banca era vecchia e perciò non avevano un Cavour alla James Bond,mi erano bastati un paio di colpi alla catena che entrai affrettandomi a riempire i due borsoni neri di mazzette. Dopo due minuti di lavoro avevo finito,raccolsi le borse e ancora sudato per la tensione mi allontanai pulendo tracce della mia venuta.All'improvviso l'allarme suonò,al momento non capivo cosa stava succedendo,mi paralizzai sul posto,non riuscendo a trovar una spiegazione cercai un modo per uscire di lì senza essere visto con i soldi,sapevo bene che se non portavo il bottino al capo sarei stato fuori e io non volevo,non avrei mollato.Uscì sempre dal retro,correndo come un fulmine verso la campagna in prossimità di un fiumiciattolo,gonfiai il gommone che tenevo di sicurezza e,sapendo che quel fiume passava proprio in base,ci adagiai le borse impostando il timer del mio orologio a un'ora,più meno quel tempo avrebbe impiegato ad arrivare.Le lanciai nel gommone e gli tirai una forte spinta per fargli prendere velocità,ora dovevo solo tornare nella mia "casa" se si può definire, no non andavo dai miei che pensavano solo al sesso,non sapevano neanche se ero vivo o morto tanto non gli sarebbe importato. Tirai su il cappuccio della felpa blu incamminandomi verso quella parte dimenticata della città.
Fine flashback
***
Alison si avvicina piano alla porta,quasi avesse paura dietro ci fosse un mostro,incominciò a mordersi il labbro e allungò il braccio per chiudere quella che a lei serviva come cancello per non far entrare nessuno nella sua camera,esitò prima di tirare quel pezzo di legno intagliato di betulla.Lorenzo era stupefatto dal modo preciso e lento in cui la bionda agiva,era sconvolto dal fatto che tra pochi secondi si sarebbero visti faccia a faccia.Una canzone che il moro non conosceva rimbombò nella stanza,Alison ritirò il braccio come impaurita da quello che stava per fare,si avvicinò frettolosamente al telefono che continuava a squillare,alla ragazza sembrava strano che qualcuno l'avesse chiamata.Rispose senza neanche guardare chi era il mittente,ma se ne pentì subito."Alison Payton giusto?" Una voce squillante e fastidiosa si impossessò dell'orecchio di Alison.La bionda titubante rispose"Sì,sono io"
"Bene,faccio parte della congregazione della Onlus,volevo affidarle il lavoro con cui si è scagionata di prigione per aver offeso un autorità,dovrà imbiancare la parete posteriore della chiesa statale,troverà gli attrezzi nello sgabuzzino,potrà trovare le chiavi dal custode."
"Non si può evitare..." Pensò a voce alta."No,mi dispiace signorina" la ragazza sbuffò sonoramente prima di riprendere a parlare" e quindi quando dovrei venire?"
"Anche oggi se vuole,ha un mese per finire" disse queste ultime parole e riattaccò.Sul dolce viso della bionda si formò un ghigno divertito che scacciò velocemente con un movimento repentini della mano davanti agli occhi.
Indosso le vans nere,prese una felpa e scavalcò la finestra.
***
Non lo aveva fatto,non aveva aperto la porta,da una parte sono grato che abbia deciso così ma dall'altra avrei voluto conoscere questa ragazza con cui nessuno vuole avere a che fare. Un freddo improvviso mi colpì il viso,numerosi brividi percorsero il mio corpo completamente inerte,lei era uscita e ora un vuoto che ero riuscito a dimenticare si è riformato,la ferita chiusa è stata riaperta.Stiracchiai le ali spalancando le completamente nel loro splendore,accarezzai delicatamente la punta di esse,le piume nere passavano tra le mie dita provocandomi un leggero solletico,non poteva essere vero,non poteva vedermi...
Mi aggrappai al cornicione della finestrella per poi saltar giù sentendo il suolo rispondere al mio passaggio,lanciai con un piede un solitario sassolino che si trovava sull'asfalto:rotolò più volte su se stesso fino a infrangersi sul muro bianco tendente al giallo davanti a me.
Allora era vero,potevo vivere di nuovo...

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