Lontani - capitolo 7

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Henry si avvicinava sempre più e appena mi vide rimase sorpreso, la stessa cosa valeva ovviamente anche per me. Poi posò lo sguardo sul pavimento e si sedette dietro il nostro banco. Aveva un'espressione triste, forse per il fatto che mi trovavo nella sua stessa classe?

Iniziata la ricreazione io ed Alessia uscimmo dall'aula, dopo aver comprato i panini mi disse con un sorriso malizioso:
-"Vedo che oggi c'era qualcuno che osservava un certo Henry."
-"Ma se manco lo conosco." Risposi io cercando di apparire il più seria possibile.
-"Ah, va bene." disse un po' delusa "comunque la cosa che ti volevo chiedere è un'altra... ti va di venire dopo la scuola a mangiare da me?"
-"Certo!" Risposi e d'improvviso mi apparve un sorriso tra le labbra, ero veramente felice.

Rientrando in classe incrociai i miei occhi con quelli di Henry, che subito dopo distolse lo sguardo.

"Perché fa così?" Pensai. "Forse perché conosco il suo passato e quindi gli da fastidio?"
Fatto sta che dopo le lezioni provai a parlare con lui, ma si mise le cuffie nelle orecchie e mi oltrepassò come se fossi un'ombra.

Raggiunsi Alessia con uno sguardo un po' deluso e insieme ci dirigemmo verso la fermata, mentre io scrivevo un messaggio a mio padre per avvisarlo e non essere rimproverata come il giorno prima.
Poi mi ricordai di un particolare e mi rivolsi al Alessia:
-"Aspetta! Ma tu ieri non eri andata nella parte opposta?"
-"Sì! Ero andata da mia nonna!" Disse facendomi la linguaccia.

Prendemmo l'autobus e scendemmo nella fermata vicino casa mia.
"Forse viviamo vicine?" Pensai. Infatti casa sua si trovava solo due isolati dopo. Tranne che era una bella villa color rosa pesca e io vivevo in un condominio. Subito dietro la porta c'era un grande salone e dopo la cucina con un grande tavolo apparecchiato pronto per il pranzo.
"Andiamo nella mia stanza a posare gli zaini!" Urlò Alessia dalle scale che si trovavano poco più in là.
-"Arrivo!" Dissi mentre mi dirigevo verso di lei. Entrammo nella stanza che sembrava quella di una normale ragazza: i muri piena di fotografie, un letto a castello, una libreria nella quale c'era un posto solo per i trucchi e una scrivania. Al contrario della mia povera e spoglia.

-"Alessia vieni a tavola!" urlò sua madre dopo un po' di tempo.
In quel momento ebbi paura di affrontare degli estranei, ormai non ero più abituata.

Scendemmo e vidi una signora che più che capelli in testa aveva un esplosione di ricci luminosi.

-"Lei è Sara, e oggi mangia da noi!" disse Alessia.
-"Bene, così qualcun altro conoscerà la mia irresistibile cucina!" Rispose con un sorriso.
Aveva gli occhi marroni, le labbra sottile e la pelle chiara come l'avorio.

-"Grazie signora... e mi scusi se non l'abbiamo avvertita...ma..." non ebbi il tempo di finire la frase quando si precipitò nella stanza una bambina di circa 4 anni, mi guardò e chiese:
-"Chi sei? " attraverso gli occhiali che le nascondevano gli occhi marroni chiari.
-"Sara, una compagna di Alessia." Risposi abbassandomi verso di lei.

Poi arrivarono un ragazzo e una ragazza che dall'aspetto capii che erano gemelli, un po' più grandi di me e soprattutto bellissimi, come tutti in quella famiglia in fondo.
-"Chi abbiamo qui?" disse la ragazza porgendomi la mano "Io sono Cristina."

-"Io Seleneeee!" gridò la bambina interrompendola. "E questo è il mio fratellone Toni!" Continuò indicando il ragazzo.

-"Ora che ci siamo presentati andiamo a mangiare." Disse Laura, la madre di Alessia.
A tavola li aspettava Mauro, il padre.

Mentre mangiavamo mi hanno tartassato si domande, tra cui "come sono i tuoi genitori".
Alla quale non seppi rispondere.
Alessia vedendomi in difficoltà cambiò discorso, anche se capivo dalla sua espressione che anche lei voleva sapere.

Li osservai tutti insieme a ridere e scherzare. E capii che in quella casa era impossibile sentirsi soli e avrei preferito vivere là piuttosto che in un appartamento che la maggior parte del tempo rimaneva vuota.
Non avevo fratelli e dopo la perdita di mia madre, il mio atteggiamento con il mondo esterno cambiò, compreso con mio padre.
Non potevo farci niente, mi costruii un guscio dal quale non volevo più uscire.

Dopo aver finito di mangiare Selene corse ad accendere la musica stile pop e tutti si misero a ballare.
Non capivo.

Cercai disperata lo sguardo di Alessia, per capire quello che stava succedendo.
-"È una specie di tradizione di famiglia, se Selene accende la musica dobbiamo ballare! Dai fallo anche tu!" rispose come sempre con il suo sorriso abbagliante.

Provai ad abbandonarmi a quel vortice di musica e cercai di muovermi meglio che potevo. Anche se non ci riuscivo del tutto, però in quella famiglia erano tutti matti, che senso aveva vergognarsi?

-"Brava!" urlò Selene battendo le mani. "Adesso balla con me!!" continuò prendendomi per il braccio.
Dopo un po' la musica finì.
-"No! Ancora, ancora!" gridò la bambina.
-"Per ora basta tutti gli altri sono stanchi." Rispose con voce seria Laura.
-"Io e Sara andiamo a fare i compiti." Disse Alessia.
-"Uffa!!! Sara mi prometti che la prossima volta balleremo ancora e ancora?" Urlò Selene.
-"Certo..." Risposi un po' insicura.
-"In questa casa le promesse si mantengono!" Sorrise porgendomi il mignolo che istintivamente legai al mio.

Di sera ritornai a casa e dopo aver cenato e fatto la doccia mi addormentai di soppiatto, dimenticandomi di mettere la sveglia.

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