Capitolo 6

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Si sedette vicino a me, accese una sigaretta e come se non ci fossi iniziò a raccontare la sua storia, mentre guardava quell'albero di ciliegio spoglio come se fosse la cosa più preziosa in questo mondo.

-"Trascorrevo molto tempo qui, quando ero più piccolo..." iniziò.
Aveva all'incirca la mia stessa età, un fisico palestrato, capelli neri e gli occhi... di ghiaccio, come se fosse appena uscito da un incubo.

"... con i miei genitori, quando ancora vivevamo insieme. Poi mia madre riuscii a realizzare il suo sogno... entrare nel mondo dello spettacolo... potrebbe sembrare un fatto positivo, ma questo cambiò tutto il mio stile di vita. La mamma non ebbe più tempo da dedicarmi e papà iniziò a bere e poi anche a drogarsi, fino a quando non si separarono; e questo posto è diventato solo uno dei più meravigliosi e dolorosi ricordi.
Perché si sa che quando qualcosa di bello finisce, finisci un po' anche tu.
Siccome mia madre si sposta sempre, mi hanno affidato a mio padre. Come si può prendere una decisione del genere? Così tutti i soldi che lei mi mandava venivano spesi in alcool... ma ora non è più così, è da un mese che vivo da solo e nonostante sono minorenne me l'hanno permesso. "
Fece una lunga pausa e tutto d'un tratto si girò verso di me e mi guardò negli occhi mentre i suoi si riempivano di lacrime.

"Non te l'ho raccontato per avere la tua compassione! " disse in modo un po' brusco.

"Ma perché dovevo per forza sfogarmi con qualcuno. Questa città è grande quindi probabilmente non ci rivedremo, ma se il destino vuole sarò felice di rincontrarti."

si alzò e stava per andarsene, quando io quasi senza ragionare esclamai:
"Aspetta! Siccome tu mi ha fatto sentire la tua storia, vorrei... " mi bloccai e arrossendo iniziai a guardare per terra.

Mi aspettavo che mi ridesse in faccia o se ne andava senza nemmeno continuare ad ascoltarmi.

Invece mi sorrise, mentre i suoi occhi che poco prima erano inespressivi si illuminarono.

-"Certo che voglio ascoltarti!" disse, mentre il mio cuore batteva a mille.

Per la prima volta raccontai a qualcuno della morte di mia madre, di come mi sentivo e del grande errore che commisi.

Dopo aver finito mi asciugò le lacrime uscite senza che me ne accorgessi e mi abbracciò.

Appena lo fece ebbi dei brividi, gli stessi che provai anche con l'abbraccio di Alessia, che mi fece sentire al sicuro.

Ormai era tarda sera e mio padre sicuramente era già tornato a casa, il ragazzo capendo quello che stavo pensando, disse con voce rauca:

-"Sì, ormai è tardi, è meglio che vado... ci rivedremo... forse."

-"Sì... forse." Risposi io accentuando un lieve sorriso, mentre lui si allontanava.

Per fortuna riuscii a prendere l'autobus e arrivare a casa senza problemi. Però appena entrai dovevo starmene ad ascoltare la romanzina di mio padre, anche se erano appena le 21:30. Allora se rientrerei come la maggior parte delle mie coetanee cosa avrebbe fatto?
Poi mi chiese come era andato il primo giorno di scuola.
-"Meglio del previsto." Gli risposi;
ovviamente mi aspettavo di essere ignorata, ma almeno Alessia mi rivolse la parola e questo già mi bastava.

Appena mangiato diedi a mio padre la buonanotte con un bacio sulla guancia e andai in bagno per lavarmi e mettermi il pigiama, infine mi sdraiai nel letto.

Mentre cercavo di ricordare dove avevo già visto quel ragazzo e senza darmi una risposta mi addormentai.

Il giorno dopo mi svegliai come sempre con il suono di quella odiosa sveglia. Mangiai qualcosa e mi misi addosso una maglietta leggera con dei jeans a vita alta, per il caldo che c'era.

Salita nell'autobus, mi misi le cuffie e come sempre iniziai a guardare fuori dal finestrino.

Appena uscita incontrai Alessia, che nonostante ancora fosse presto si trovava vicino al cancello. Mi avvicinai.

"Ciao!" Mi disse sorridente "Come vedo siamo mattiniere!"

-"Non c'era nessuno a casa, quindi decisi di venire prima, e tu? Perché sei già qua?" risposi accennando un sorriso.

-"Dovevo accompagnare la mia sorellina all'asilo, perché oggi i miei genitori e fratelli dovevano uscire prima."

-"Hai una famiglia numerosa?"Domandai con curiosità.

-"eh sì, siamo in tutto in sei! Non immagini che casino ogni giorno!" si mise a ridere e questa risata contagiò anche me. Parlammo del più e del meno finché non suonò la campanella.
Così entrammo nell'aula e ci sedemmo nello stesso posto del giorno prima, con dietro un banco del tutto vuoto.
Entrò anche il professore e dietro di lui... non riuscivo a crederci... il ragazzo del giorno prima!

-"Henry! Eccoti finalmente! Siediti in quel banco in fondo." esclamò l'insegnante rivolgendosi al ragazzo.

Almeno tu, resti?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora