Alla ricerca della verità -Capitolo 13

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Uscii dall'ospedale, ero contenta che mio padre stava bene. Alla fine i dottori mi spiegarono che era solo questione di riposo e che si sarebbe ripreso senza alcun dubbio.

In quel momento mi sentii un po' in colpa, mio padre era sempre pronto ad aiutarmi, era vicino nel momento del bisogno, lavorava molto per mantenermi, e io? Cosa facevo per lui?
Ero sempre lì a lamentarmi, quando in realtà il problema resiedeva in me, ero io il problema.

Continuai la mia strada, quando intravidi un piccolo parchetto.
"È questo" pensai.
Era proprio il posto dove ieri mi aveva portato Henry.

Entrai, con la luce del sole era come se fosse un altro luogo, riuscivo a scorgere tutti i difetti che la notte prima neanche avevo notato.

Chissà se pure Henry, nel buio pesto della notte, non notò tutte le mie imperfezioni , i pezzi mancanti del puzzle. Che sembrarono aver trovato il loro posto in quel breve istante del bacio, per poi svanire di nuovo.

Lo spazio era molto ristretto, con un parco giochi verso sinistra quasi del tutto arrugginito, con poche panchine attorno. A destra c'erano tanti piccoli alberelli e in fondo c'era quell'albero di ciliegio maestoso e bellissimo che che mi aveva colpito il giorno prima.

Mi sedetti sotto di esso e guardai in alto e al posto delle stelle, mi ritrovai dopo i rami spogli il cielo sereno, con poche nuvole.

Continuai così per mezz'ora, non sapevo cos'altro fare, la mia casa era vuota e non avevo voglia di andare da nessun altra parte.

Voltai il mio sguardo in un punto indefinito del parco, dopo il quale c'era la strada. Passava poca gente da lì, finchè non riconobbi anche Henry: spalle pesanti, capelli scuri un po' spettinati e quella felpa del giorno prima. Mi alzai di scatto per andare verso di lui, per poi fermarmi di nuovo.

 "Cosa dovrei dirgli? In che modo dovrei comportarmi?" Cercai di calmarmi
"Okay.. io non ho fatto nulla di male, è stato lui che si è comportato da codardo, io voglio solo delle spiegazioni." 

Feci un lungo respiro e iniziai a correre verso di lui.                                                                                        
-"Henry!!!" La mia voce uscì tre tonalità più alte del normale.
Si girò di scatto e riconoscendomi si voltò di nuovo dall'altra parte.                                                                                      
-"Non puoi fare così!" Dissì avvicinandomi sempre più, per poi afferrargli il braccio.    
-"Non ti ricordi proprio di me?"
Dei brividi iniziarono a percorrere la mia schiena. 

Ricordare? Ci conoscevamo da prima?

Nella mia mente mi balzò un ricordo.  -"Prima di iniziare la scuola? Quando ci incontrammo nello stesso parco di ieri?" Domandai.      
-"Sì, ma ci siamo incontrati anche prima." Rispose irritato.  
-"Non mi va di spiegare adesso, non è il momento adatto..." continuò.
-"Ma io voglio delle spiegazioni!" lo interrumpì.        
-"Non desso, Sara! Quando arriverà il momento, o magari, in qualche modo, ricorderai anche tu." Mi rivelò allontanandosi.

Rimasi senza parole.
È possibile che mi sia dimenticata un'importante parte della mia vita?

Non riuscivo a darmi un risposta e quando mi girai alla ricerca del suo sguardo, lui non c'era più.

Tornai a casa, ormai era tardo pomeriggio e decisi di prepararmi qualcosa da mangiare. In realtà non avevo tanta fame, ma volevo alleggerire la mia testa da tutti i pensieri e domande che mi invadevano. Dopo aver finito, mi sdraiai sul letto e mi addormentai in un attimo.

Almeno per un po' non dovevo affrontare la realtà, anche se gli incubi non sono il miglior posto dove rifugiarsi, ma non avevo altra scelta.

La sveglia suonò come sempre alle sette in punto, appena mi alzai sentii un leggero formicolio percorrermi la schiena, c'era più freddo del solito.
Quindi a passo più svelto mi infilai sotto la doccia e con l'acqua calda cercai di riscaldarmi.
Appena vestita preparai lo zaino e m'incamminai verso la scuola, appena arrivata suonò la campanella.
Come sempre arrivai arrivai in classe a testa bassa, evitando gli sguardi di chiunque si trovasse vicino, solo quando ero abbastanza vicina ad Alessia la salutai cercando di apparire il più felice possibile, nonostante era passato solo un giorno mi era mancata.
-"Ciao!" Mi rispose con la sua voce sempre allegra.

-"Tutti seduti!" Ordinò il professore di latino appena entrato.
-"Come può assentarsi sempre?" si chiese dopo aver fatto l'appello.
Sicuramente riferendosi a Henry, che anche quel giorno non era a scuola
-"Qualcuno può portargli gli appunti, che fra una settimana abbiamo il compito?" Chiese.

Ci fu un silenzio assoluto, poi io, quasi d'impulso alzai la mano. Tutti si girarono e mi guardarono perplessi, anche Alessia non si aspettava questa mia mossa; ma io dovevo sapere la verità, nonostante questa mi spaventasse.
-"Okay." Rispose il prof e mi diede il foglio. Alla fine delle lezioni mi fu detto il suo indirizzo, così salutai Alessia e iniziai il mio percorso.

Per fortuna casa sua non era molto lontana,fissai per vari minuti il cancello, poi raccolsi tutta la forza che c'era in me e suonai il campanello, in attesa di una risposta.

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Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere ❤

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 20, 2016 ⏰

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